Codacons duro contro Anas, Provincia di Lecco e Nicoli, chiede la restituzione degli atti alla Procura

Una delle spalle del ponte di Annone, dopo il crollo
''Questo processo si è basato sulla questione relativa alla proprietà del ponte, che è molto rilevante, ma in astratto. E' stata strumentalmente utilizzata a mio avviso, in un vergognoso e continuo scaricabarile di responsabilità inaccettabile per chi ha perso la vita e subito lesioni gravi''. E' stato duro, nel suo intervento, l'avvocato Marco Colombo, che nel processo penale per il crollo del ponte di Annone rappresenta il Codacons, unica parte civile rimasta dopo l'uscita di scena di tutti gli altri automobilisti coinvolti (Giacalone, Colombo, Gennari/Femiano, Ciorej), dei familiari dell'unica vittima Claudio Bertini, della Provincia di Lecco e di Anas.
''In questo processo abbiamo scoperto che il ponte aveva due proprietari: uno di diritto, ovvero la Provincia di Lecco, e uno di fatto, Anas. Entrambi però, totalmente disinteressati pur sapendo fosse in uno stato precario'' ha aggiunto il legale, sottolineando peraltro la costituzione a parte civile dei due enti, fatto ritenuto a suo giudizio incredibile. Nel proseguire il proprio intervento, Colombo ha poi evidenziato l'offerta risarcitoria giunta alle parti civili a procedimento quasi chiuso, ma declinata dall'associazione che rappresenta. ''Il Codacons non è questo: l'obiettivo sono i consumatori. Non ci interessa il risarcimento monetario, ma qualcosa che vada a beneficio della comunità di questa zona'' ha proseguito, sottolineando quanto le criticità del ponte fossero note. ''Eppure i tir passavano quotidianamente, le autorizzazioni venivano rilasciate di continuo. Bastava una telefonata dell'ingegner Sesana quel giorno, Anas poteva far chiudere la strada dal suo cantoniere. Invece c'è stato disinteresse, spregiudicatezza. E' inaccettabile la situazione venutasi a creare''.
Nel formulare le proprie richieste al giudice, l'avvocato Colombo ha chiesto la condanna dei quattro imputati - con l'aggravante di aver agito nonostante la previsione dell'evento - contestata nei confronti di Sesana, Valsecchi e Salvatore. Per quanto riguarda invece la posizione di Nicoli, il legale di Codacons ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per la contestazione ai rappresentanti dell'impresa delle medesime accuse mosse nei confronti degli attuali imputati, avendo - a suo giudizio - violato il codice della strada, causando la tragedia oggetto del procedimento penale.
Un intervento al quale hanno replicato i tre responsabili civili: gli avvocati Fabio Molteni, Giorgio Vavassori e Sergio Sartori in rappresentanza rispettivamente di Provincia di Lecco, Provincia di Bergamo e Anas, che si sono occupati delle trattative finalizzate al risarcimento delle parti civili. Di tutte, tranne appunto di Codacons che avrebbe avanzato una proposta a loro avviso inaccettabile, tenendo conto che ''non c'è prova diretta del danno subito dall'associazione''.
Codacons infatti, si era detta disponibile a ritirare la costituzione a parte civile a condizione che Anas, Provincia di Lecco e Provincia di Bergamo istituissero un fondo di indennizzo per la somma di 50mila euro a favore degli iscritti, mediante il quale gli stessi soci, previa presentazione dello scontrino e della tessera dell'associazione potessero ottenere, entro un anno, un rimborso di 0,50 euro per ogni litro di carburante. A ciò si aggiungeva un'opportuna comunicazione, da parte degli enti interessati, mediante pubblico avviso, a loro cura e spese. Oltre al pagamento delle spese processuali.
Se questa proposta è stata ritenuta inammissibile, i tre legali intervenuti in rappresentanza dei responsabili civili si sono invece mostrati concordi nell'indicare l'impresa di autotrasporti di Albino quale imputato mancante in questo procedimento penale, che ormai volge al termine a quasi un anno dal suo avvio.
G. C.
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