Crollo del ponte di Annone, il presidente Usuelli: ''Colpisce la restituzione degli atti alla Procura''

Claudio Usuelli
''L'esito della sentenza era abbastanza scontato, ma a mio avviso bisogna osservare che il dottor Manzi ha chiesto la restituzione degli atti alla Procura per verificare eventuali responsabilità nei confronti di ulteriori soggetti. Vedremo, quindi, se entreranno nel processo altre figure''. Sono queste le parole che il numero uno della Provincia di Lecco, Claudio Usuelli, ha espresso, nel commentare l'esito del primo grado di giudizio che ha visto condannati proprio due esponenti dell'ente con sede a Villa Locatelli che presiede.
È arrivata quest'oggi, lunedì 5 settembre, a distanza di quasi cinque anni dalla tragedia che ha acceso i riflettori sul territorio lecchese, la sentenza relativa al crollo del ponte di Annone. L'esito è giunto a un anno dall'apertura dell'istruttoria dibattimentale: a pronunciarla, presso il tribunale di Lecco, il giudice in ruolo monocratico Enrico Manzi. Le condanne sono tre: Angelo Valsecchi, ex responsabile del settore viabilità e lavori pubblici della Provincia di Lecco (3 anni e 8 mesi); Andrea Sesana, dipendente del medesimo ufficio della provincia (3 anni) e Giovanni Salvatore, dirigente di Anas, titolare dell'arteria scenario del drammatico incidente nel quale perse la vita il civatese Claudio Bertini (3 anni e 6 mesi). All'esito del primo grado di giudizio c'è anche un'assoluzione: è stata sentenziata nei confronti di Silvia Garbelli, l'architetto dirigente della Provincia di Bergamo, non ritenuta colpevole poichè il fatto non costituisce reato.
''Da uomo di strada dico che l'esito era atteso, mi aspettavo delle condanne - afferma Usuelli - Da uomo di diritto, però, non sono in grado di dare un risposta: mi esprimerei se volessi fare qualunquismo e demagogia, in realtà non ho letto la corposa documentazione e non esprimo quindi un giudizio sulla sentenza: mi fido dell'operato della magistratura. Lo dico da cittadino e da avvocato. Fintanto che la sentenza non è definitiva e non è passata in giudicato, vige la presunzione di innocenza. Abbiamo assistito ad assoluzioni in primo grade e condanne in terzo e viceversa. Il diritto non é una scienza esatta: uno più uno non fa due e chi interpreta il diritto è una persona umana che fa la sua interpretazione''.
Il cambio dei capi imputazione contestati agli imputati (omicidio stradale, lesioni stradali, disastro colposo e crollo di costruzione) ha in parte sorpreso il presidente della Provincia che tuttavia ha preferito non scendere in dettagli. ''Professionalmente non mi occupo di diritto penale, quindi non sono in grado di esprimermi. I motivi esistono e bisogna vanno letti nella motivazione. Il giudizio si dà a posteriori''.
L'elemento che invece ha maggiormente attirato la sua attenzione lo abbiamo invece anticipato in apertura. ''Mi ha colpito decisione del giudice che, rimettendo gli atti alla Procura, chiede di andare a vedere se altri soggetti potrebbero essere coinvolti. Dal punto di vista tecnico bisogna anche capire se la Procura intende ricorrere contro l'assoluzione, ma questo non sposta il problema. Il nocciolo è che una persona è venuta a mancare e altre hanno avuto danni psicologici da questa vicenda, chi perché ha perso il caro chi perché ha vissuto l'incidente sulla propria pelle. La vera tragedia è la perdita di una persona. Tuttavia è giusto che le responsabilità vengano accertate ed è compito della giustizia''.
In merito ai tempi in attesa del giudizio, il presidente Usuelli si è espresso con queste parole. ''Si è usato il tempo prima del processo per fare la perizia, che era il pilastro per portare avanti il processo. Era una procedura molto complessa. La vicenda meritava approfondimenti e certezze: non ci si poteva esprimere sull'onda dell'emotività e dell'opinione pubblica. La base fondante era la perizia e qui c'è stato il lavoro certosino compiuto dal pubblico ministero: non era una consulenza semplice ma da quel momento la magistratura si è mossa velocemente e in maniera più agevole. Teniamo anche presente che il dibattimento si è aperto lo scorso anno e si è giunti a sentenza dopo dodici mesi e una serie di questioni: l'escussione di testimoni, il Covid che ha per lungo tempo bloccato il tribunale, il passaggio di mano dei pubblici ministeri e il cambio di destinazione del procuratore capo. Il calendario è stato serrato: c'è stata attenzione''.
M.Mau.
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