Oggiono, nuova caserma carabinieri: il cantiere si ferma un'altra volta

Si apre un'altra fase di incertezza per la nuova caserma dei Carabinieri di Oggiono. Il cantiere appare fermo. Posata la prima pietra nel 2010, tre anni dopo la caserma figurava già nel poco invidiabile elenco ministeriale delle opere pubbliche incompiute con rilevanza nazionale.
Dall'apertura a oggi, le vicende del cantiere sono apparse sui giornali per oltre un decennio. Fin dal lontano 2010 quando l'allora impresa incaricata di eseguire i lavori lamentò ritardi e incongruenze nei pagamenti. Si aprì un contenzioso legale, la vicenda si chiuse con la rescissione del contratto. I lavori non ripresero. Negli anni della crisi finanziaria del debito sovrano, le risorse necessarie a ultimare la caserma restarono poco più che una speranza. Al Provveditorato alle Opere Pubbliche - responsabile degli appalti - non restò che attendere l'arrivo dei finanziamenti. Trascorrono anni e i lavori restano fermi, con un indice di completamento delle opere poco superiore al 15%. Della disponibilità di nuove risorse si ebbe notizia fra il 2015 e il 2016. Il cantiere "riprese vita" nel 2018, ma un avanzamento sostanziale lo si avrà solo fra il 2020 e il 2021. Grazie alle nuove risorse messe a disposizione dal ministero. Nel frattempo, durante questo decennio, i due edifici che concorreranno a formare il complesso della nuova caserma hanno preso strade diverse.

La palazzina affacciata su via Kennedy, destinata agli uffici dell'Arma, si trova in uno stato più avanzato di completamento. Condizione raggiunta dopo una serie di interminabili difficoltà.
Non ultima la vicenda dei serramenti. Prodotti in Cina, nel 2020 giunsero in Italia finendo in "quarantena" nel porto di Napoli a causa della pandemia. Ritardi sono stati causati anche da varianti progettuali emerse come necessarie durante i lavori. Modifiche che hanno dovuto attendere l'approvazione del Provveditorato. Un ente che nel decennio appena trascorso è finito più volte sul banco degli imputati per i ritardi accumulati dal cantiere. E lo è di nuovo oggi che le incertezze sembrano riproporsi.
Dopo che negli scorsi mesi l'edificio ha raggiunto una discreta fase di avanzamento, lo testimoniano le facciate esterne pressoché ultimate, si è iniziato a pensare ad una data di fine lavori e di "inaugurazione". Tuttavia - a quanto ci è dato apprendere - il cantiere si è fermato nuovamente prima della pausa estiva. Uno stop che sembrerebbe solo momentaneo e potrebbe risolversi con lo sblocco dei pagamenti.
Appare invece più incerto il futuro del secondo edificio destinato agli alloggi del personale dell'Arma. Ottenute le risorse, il Provveditorato aveva indetto una nuova gara d'appalto nel 2020. Atti che avevano richiesto mesi, nel pieno della pandemia. Un consorzio di imprese si era aggiudicato la realizzazione dei lavori necessari a terminare la struttura. Le opere avrebbero dovuto iniziare quest'anno, prima della pausa estiva. Tuttavia - in base a quanto comunicatoci dal comune - sembra che il consorzio incaricato abbia rinunciato, chiedendo e ottenendo la rescissione del contratto.
Gli aumenti dei prezzi delle materie prime sarebbero le motivazioni alla base della rinuncia. Prezzi e costi erano stati formulati e inseriti nel bando, prima della crisi sanitaria. Appaiono oggi come valori lontani dal mercato in un settore, quello edile, dove gli aumenti delle materie prime variano fra il 10 e il 50%. Rincari che hanno determinato problematiche ad appalti e progetti anche in altri comuni.

La palazzina alloggi rischia ora di restare impantanata nuovamente, questa volta nelle conseguenze indirette della pandemia. Non è chiaro come e quando ne uscirà. Il Provveditorato aveva predisposto, come base d'asta, un importo di circa 760mila euro. Il consorzio vincitore si era aggiudicato i lavori con un'offerta di poco superiore ai 550mila euro, con un ribasso del 27,95%. Dopo la rinuncia, il Provveditorato può stipulare un nuovo contratto con la società giunta seconda. In base alla normativa, la proposta deve essere quella risultante dalla gara d'appalto 2020. Si potrebbe quindi riproporre nuovamente il problema dei rincari delle materie prime.
Il rischio è scorrere inutilmente la graduatoria fino alla quinta impresa classificatasi dopo la vincitrice, limite imposto dalla normativa. l'Ente per le opere pubbliche potrebbe mitigare il problema dei costi formulando un adeguamento ai prezzi delle opere, variati dall'inizio della pandemia. Procedura non semplice, da condurre entro limiti stabiliti per legge. In gioco tornerebbero una parte delle risorse che il ministero aveva accantonato per l'ultimazione della palazzina. Circa 900mila euro di cui solo 700mila finiti a base d'asta.
Di fronte alle nuove incertezze, l'Amministrazione comunale di Oggiono, pur non avendo voce in capitolo, continua a percorrere l'unica strada percorribile: esercitare pressioni sugli attori coinvolti. «Ho chiesto una serie di chiarimenti al Provveditorato» ha spiegato il sindaco Chiara Narciso annunciando di aver avanzato all'ente responsabile una richiesta per «un incontro da effettuare il prima possibile».
Lorenzo Adorni
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