Oggiono: marito e moglie a processo per due furti in città
E' in programma il 21 settembre prossimo la discussione - cui farà seguito la sentenza - nell'ambito del procedimento penale che riguarda la serie di furti messi a segno fra l'estate e l'autunno 2020 a Oggiono ai danni di alcuni esercizi commerciali.
A questo proposito stamani in aula è stato chiamato a deporre, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, il maresciallo Ivano Cefalo che ha dato conto delle indagini, portate avanti grazie anche al contributo del sistema di videosorveglianza comunale, in grado di immortalare un'auto dalla targa svizzera in uso alla coppia lecchese che sarebbe transitata da Oggiono poco dopo gli avvenuti furti. L'esponente dell'Arma ha infatti elencato con precisione gli orari del passaggio della vettura rilevati grazie al sistema di ''lettura targhe'' del Comune oggionese, in uso a polizia locale e alle altre forze dell'ordine.
Una presenza - quella di Trovato e Poerio - chiaramente ancora tutta da provare, così come il loro coinvolgimento nella vicenda e che il difensore della coppia, l'avvocato Marcello Perillo, tenterà probabilmente di ''smontare'' la prossima settimana, durante la discussione finale.
Otto invece i furti complessivamente contestati al 40enne, avvenuti di notte attraverso l'effrazione di porte o finestre: il 22 aprile ai danni di una pasticceria e di un negozio di alimentari; tra il 24 agosto e il 10 settembre di un bar/pasticceria e di un negozio di fiori; il 7 settembre di un negozio di estetica; tra il 7 e il 9 settembre di un bar; l'11 settembre, di un parrucchiere; tra l'11 e il 15 settembre, di un'edicola.
Episodi che erano costati all'oggionese - già condannato in estate dal giudice Giulia Barazzetta - un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a suo carico dal gip del tribunale di Lecco su richiesta della Procura che aveva coordinato le indagini affidate ai carabinieri della locale stazione.
Se uno dei tre imputati, Massimo Ramon Iracà, classe 1980, ha già definito la propria posizione con una condanna a tre anni e due mesi di reclusione in abbreviato, gli altri hanno scelto la strada del dibattimento, sicuri evidentemente di poter dimostrare la propria estraneità a quanto viene loro contestato.
Si tratta di Emiliano Trovato, 50 anni (figlio del boss ergastolano Franco Coco Trovato, tornato in libertà dopo aver scontato diversi anni dietro le sbarre per la condanna irrogata nell'ambito del processo Oversize ndr) e della moglie Simona Poerio, di sette anni più giovane, entrambi residenti a Lecco. Per i carabinieri della locale stazione e la Procura lecchese, i coniugi avrebbero preso parte a due degli episodi contestati a Iracà e avvenuti nel mese di aprile. A questo proposito stamani in aula è stato chiamato a deporre, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, il maresciallo Ivano Cefalo che ha dato conto delle indagini, portate avanti grazie anche al contributo del sistema di videosorveglianza comunale, in grado di immortalare un'auto dalla targa svizzera in uso alla coppia lecchese che sarebbe transitata da Oggiono poco dopo gli avvenuti furti. L'esponente dell'Arma ha infatti elencato con precisione gli orari del passaggio della vettura rilevati grazie al sistema di ''lettura targhe'' del Comune oggionese, in uso a polizia locale e alle altre forze dell'ordine.
Una presenza - quella di Trovato e Poerio - chiaramente ancora tutta da provare, così come il loro coinvolgimento nella vicenda e che il difensore della coppia, l'avvocato Marcello Perillo, tenterà probabilmente di ''smontare'' la prossima settimana, durante la discussione finale.
Otto invece i furti complessivamente contestati al 40enne, avvenuti di notte attraverso l'effrazione di porte o finestre: il 22 aprile ai danni di una pasticceria e di un negozio di alimentari; tra il 24 agosto e il 10 settembre di un bar/pasticceria e di un negozio di fiori; il 7 settembre di un negozio di estetica; tra il 7 e il 9 settembre di un bar; l'11 settembre, di un parrucchiere; tra l'11 e il 15 settembre, di un'edicola.
Episodi che erano costati all'oggionese - già condannato in estate dal giudice Giulia Barazzetta - un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a suo carico dal gip del tribunale di Lecco su richiesta della Procura che aveva coordinato le indagini affidate ai carabinieri della locale stazione.