Il tribunale di Lecco
Il conto corrente perennemente in rosso, un mutuo pesante a cui provvedere, un assegno di mantenimento da 1.500 euro mensili da girare all'ex moglie in favore dei figli minorenni e una serie di "partenze" che lo hanno lasciato con il cerino in mano a barcamenarsi, da solo, nel far fronte a tutte le incombenze. Parrebbe essere questo il contesto in cui è maturato il ritardato pagamento che ha trascinato a giudizio un (ex) tabaccaio di Rogeno con la pesante accusa di "peculato". Stando al quadro accusatorio, l'uomo, classe 1970, nel gennaio del 2020, quale titolare di una ricevitoria abilitata al gioco del Lotto, non avrebbe girato all'Agenzia delle dogane e dei Monopoli entro il termine prefissato 800 euro frutto di una settimana di "giocate" nel suo bar, provvedendo solo in un secondo momento ad effettuare il bonifico. Come ha lui stesso raccontato quest'oggi in Aula rendendo esame al cospetto del collegio giudicante - presidente Enrico Manzi, a latere le colleghe Nora Lisa Passoni e Martina Beggio - avrebbe effettuato il versamento (facendosi prestare la somma necessaria dalla madre) solo ad agosto quando, nelle more della cessione dell'attività, si sarebbe rivolto agli sportelli della Federazione dei Tabaccai per capire come muoversi, venendo così a conoscenza del "debito" maturato ormai sette mesi prima. In tre giorni avrebbe effettuato il bonifico richiesto, non salvandosi però dalla denuncia... e dalla perdita della licenza, notificatagli nel mese di ottobre dalla Guardia di Finanza, al termine di un iter iniziato - da quanto parrebbe essere emerso - già a metà gennaio quando gli erano stati disattivati i terminali per le giocate, senza che optasse per riattivarli per una questione non tanto economica quanto organizzativa. "All'inizio eravamo io, mio papà, mia moglie e mia sorella. Mio papà si ammala, mia moglie mi lascia e mia sorella va in Puglia" la ricostruzione fornita dall'imputato, spiegando dunque di aver vissuto come un sollievo il non doversi occupare anche del Lotto e dei tabacchi, prendendo però sottogamba, a quanto pare, la revoca della licenza risalente poi al mese di luglio.
Ma sapeva di non aver pagato l'Agenzia delle dogane? Non così netta la risposta dell'ormai ex barista, puntualizzando di aver sempre portato il contante in banca per poi delegare i bonifici direttamente all'istituto di credito, con precedenza al mutuo e al pagamento di altre uscite, dipendenti in primis. Ammessi altri ritardi nei versamenti in favore dei Monopoli ma senza riuscire a spiegare come mai gli 800 euro in contestazioni relativi alla prima settimana del 2020 non siano stati corrisposti prima di agosto.
Un appiglio difensivo è stato offerto dal pubblico ministero Paolo Del Grosso, chiedendo e ottenendo dal collegio la possibilità di recuperare dai Monopoli l'eventuale intimidazione al pagamento inviata all'imputato. Se infatti il sollecito salterà fuori, l'ipotesi di reato ascrivibile all'uomo potrebbe mutare da peculato al meno grave "ritardo del versamento", come previsto da una legge speciale, che distingue le due fattispecie in base alla "prontezza" con cui si mette mano al portafogli una volta invitati a corrispondere l'agio dovuto.
Si tornerà in Aula il prossimo 18 novembre, con un collegio modificato stante il trasferimento del dr. Manzi in Corte d'Appello e il cambio di ruolo ormai imminente della collega Passoni ma anche con un PM diverso vista la partenza per Torino del dr. Del Grosso. La requisitoria spetterà così al suo successore a cui replicherà l'avvocato Massimo Spreafico per la difesa.
A.M.