Oggiono: avrebbero fatto i...''pali'' durante due furti. Marito condannato, moglie assolta
Un'immagine tratta dal sistema di videosorveglianza
che immortala uno dei furti consumati in città nel 2020
che immortala uno dei furti consumati in città nel 2020
Nel primo pomeriggio odierno infatti, il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio ha messo la parola fine al procedimento - in primo grado - scaturito dall'arresto di Massimo Ramon Iracà, che a ottobre dello scorso anno era stato fermato dai carabinieri della locale stazione, esecutori di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a suo carico dal gip del tribunale di Lecco su richiesta della Procura della Repubblica.
Se Iracà, classe 1980, aveva già definito la propria posizione - al cospetto del giudice Giulia Barazzetta - con una condanna a tre anni e due mesi di reclusione in abbreviato, i presunti complici ovvero Emiliano Trovato e la moglie Simona Poerio, avevano scelto la strada del dibattimento. L'istruttoria, piuttosto snella, ha visto sfilare in aula fra gli altri il maresciallo Ivano Cefalo, occupatosi in prima persona delle indagini finalizzate a risalire agli autori dei numerosi furti messi a segno ai danni degli esercizi commerciali della città.
A questo proposito l'esponente della Benemerita aveva dato conto delle risultanze investigative emerse grazie anche al contributo del sistema di videosorveglianza comunale, in grado di immortalare un'auto dalla targa svizzera - a detta delle divise in uso alla coppia lecchese - che avrebbe percorso le strade di Oggiono poco dopo due degli avvenuti furti e a bordo della quale sarebbe salito lo stesso Iracà. L'esponente dell'Arma aveva infatti elencato con precisione gli orari del passaggio della vettura rilevati grazie al sistema di ''lettura targhe'' del Comune oggionese.
Elementi che a detta del vice procuratore onorario Caterina Scarselli sarebbero sufficienti a ritenere provata la responsabilità dei due, ritenuti i ''pali'' di Iracà. Per queste ragioni quest'oggi il PM ha chiesto la condanna di entrambi a un anno di reclusione e al pagamento di una multa di 450 euro.
Ha tentato di smontare ogni accusa il difensore della coppia, l'avvocato Marcello Perillo secondo il quale l'istruttoria dibattimentale non avrebbe fornito alcuna prova della presenza di Trovato e Poerio sullo scenario del duplice furto di quella sera. ''Non abbiamo nemmeno la certezza che la persona ripresa dalle telecamere sia Iracà: non basta l'andatura e il colore di una felpa a provarlo'' ha detto il legale, puntando il dito anche sui mancati accertamenti dei militari rispetto all'autovettura con targa svizzera. ''Di chi era quell'auto e soprattutto chi la utilizzava? Non ne sappiamo nulla e non possiamo certamente dire che fosse in uso ai miei assistiti. Non c'è nessun indizio'' ha concluso Perillo.Ritiratosi in camera di consiglio, il giudice Beggio ha invece ritenuta provata la responsabilità di Emiliano Trovato, condannandolo a un anno e sei mesi. Assolta invece la moglie Simona Poerio.