Nibionno: intervista a Claudio Usuelli alla fine del mandato da presidente e sindaco

Il mandato da presidente della provincia di Lecco scadrà alla fine di novembre - la nomina del sesto presidente della provincia è attesa entro 60 giorni dalle elezioni comunali - e ancor prima terminerà la sua legislatura da sindaco. Claudio Usuelli, di professione avvocato, si appresta ormai a lasciare gli incarichi che lo hanno accompagnato negli ultimi anni. Il suo, tuttavia, non sarà un addio definitivo alla politica poiché oggi è ancora un candidato consigliere nel comune che gli ha dato i natali e che lo ha lanciato nella carriera politica. Andiamo a ripercorrere i suoi ultimi dieci anni in politica.

Claudio Usuelli

-Iniziamo dalla carica che ricopre dal 2018, quella di presidente della Provincia: un incarico che sta per volgere al termine. Può tracciare un bilancio del triennio?

Sono stato il quinto presidente. È stata un'esperienza soddisfacente, con i lati positivi e negativi che mi hanno aiutato a imparare, ad approfondire il mio bagaglio, trattare temi diversi e più ampi rispetto a quello del sindaco. Durante la pandemia, ho avuto un ruolo di raccordo tra la prefettura e i comuni, tanto che si usciva tutti in maniera compatta con la medesima linea di interpretazione dei decreti. Quando c'era una domanda che i cittadini rivolgevano ai sindaci, andavo dal prefetto ad esporla e avevo un'interpretazione autentica. Credo che in questa occasione abbiamo dimostrato di lavorare bene.
Poi, non lo nego, in questi anni ho intrecciato una rete di relazioni, a beneficio non solo del comune ma anche dei colleghi che avevano bisogno. Mi sono relazionato con onorevoli, senatori, funzionari pubblici di un certo rilievo, che ho potuto mettere a disposizione della comunità e del cittadino.

-Qual è stato l'atto più difficile con il quale si è confrontato?

Sono stati tutti difficili perché in Provincia ci sono atti di una certa complessità. Posso però dire di essere riuscito a chiudere l'iter della Lecco-Bergamo, che prosegue ormai da vent'anni. Siamo ormai pronti per far partire il cantiere: aspettiamo solo l'ok del ministero affinché Anas proceda con progettazione e porti avanti l'opera che crea finalmente il collegamento est-ovest. Durante un incontro al ministero mi ero accalorato perché loro lo avevano minimizzato è definito "una strada". È molto di più: chi scende dalla Valtellina o dalla Svizzera e deve andare verso Venezia e Trieste deve prendere la statale 36 e andare a Milano. Con questo collegamento si entra già sull'autostrada Milano-Venezia: si fanno meno chilometri ed è più veloce. Fa parte anche di quella che si chiama economia circolare: meno inquinamento, più salute e meno spesa per la sanità pubblica.
Sul dossier, non mi prendo meriti personali perché l'abbiamo portato avanti in maniera collegiale. È un successo di tutti i consiglieri che hanno lavorato con me: il presidente da solo fa poco, ma fa tanto con la squadra.

-Forse tra le vicende più significative che hanno segnato l'ente provinciale - seppur il fatto sia accaduto nel 2016 - c'è il coinvolgimento di due funzionari nell'ambito del processo sul crollo del ponte: entrambi hanno recentemente avuto la condanna di primo grado. Quale immagine esce dell'ente che presiede?

Mi ha addolorato molto la vicenda perché una persona ha perso la vita e ci sono i sopravvissuti che portano gli strascichi. Il ponte si ricostruisce, la vita di una persona no.
Non entro nel merito della sentenza che non conosco ma ho piena fiducia nella magistratura, ma è stato acclarato che il ponte non è di competenza della provincia, ma di Anas quindi ci sono state mancanze. La sentenza ha poi segnalato che ci sono state altre responsabilità e mancanze da parte di Anas e della provincia e mi fermo qui. La provincia non ne esce bene: sarei ipocrita a sostenere il contrario.


-C'è un'immagine di questi anni che si porterà sempre con sé?

Quando mi è stato comunicato che, nelle varie interlocuzioni tra i vari partiti, era uscito il mio nome in maniera bipartisan, mi ha fatto piacere. Mi sento quindi di ringraziare due persone che, per quanto ne so, hanno creduto in me, proponendomi: Mauro Piazza e Virginio Brivio. Sono stati coloro che hanno tessuto le fila. Li ringrazio perché mi hanno dato un'opportunità che è stata per ne un onore: spero di aver ripagato la fiducia che avevano riposto in me.

-Ha già avuto altre proposte a livello politico?

Sono candidato come consigliere nel mio comune: per il resto non ho avuto altre proposte. Io sono a disposizione e continuerò a partecipare alla vita politico amministrativa lecchese.

-Veniamo ora alla carica da sindaco che l'ha visto impegnato per dieci anni. Che effetto le fa lasciare l'incarico?

Sono stati dieci anni belli, formativi che sono volati. Ritengo che si sia lavorato bene, nel senso che si è fatto ciò che era nella convinzione fosse giusto fare. I primi cinque anni, oltre che di apprendistato, sono stati anche condizionati anche dal patto di stabilità che impediva di spendere i soldi seppur a Nibionno ci fossero e ci sono ancora. Nono sono state realizzate molte opere faraoniche: tante esistevano già e non si sprecano i soldi.
È stato aperto da poco il cantiere per il ponte sulla statale 36: stanno lavorando in officina, ma ci sono voluti dieci anni di burocrazia per un ponte di 40 metri, di prima classe che prevede il passaggio pedonale e di mezzi di emergenza. Negli ultimi cinque anni c'è stato il cambio di passo: ci sono opere che stanno andando in conclusione ora, come il marciapiede tra Gaggio e Nibionno, il ponte tolto e rimesso e i campetti al centro sportivo.
Tuttavia mi preme sottolineare che il patto di stabilità non esiste più dal 1 gennaio 2016, ma bilancio armonizzato con pareggio di bilancio.
Come se dicessi che patrocinio davanti alle preture. Tu vorresti un avvocato così, fermo a 20 anni fa? Io no.
A Nibionno quest'anno finiscono i mutui: è il cosiddetto debito buono. Il bilancio è sano e il comune a livello economico sta bene. Per quanto riguarda le tasse, l'Irpef è fermo da oltre dieci anni allo 0,04%, una delle aliquote più basse della provincia che non abbiamo mai ritoccato. È stata modificata la Tari, ma dipende da chi gestisce la raccolta.

-Qualche rammarico in questo decennio?

Non sono pentito di quello che ho fatto e non ho rammarichi. Penso di avere operato in onestà e con la convinzione che quello che si stava facendo era giusto. Mi spiace essere arrivato alla fine del mandato con le opere ancora in cantiere e non terminate. Dovevano essere concluse prima, ma a causa del Covid anche le procedure sono rimaste bloccate: sono arrivate a fine mandato e posso essere lette male dal cittadino. Secondo il mio pensiero, gli ultimi sei mesi di amministrazione devono essere di immobilismo: mi spiace quindi di non aver concluso prima le opere.
Se ho mancato in qualche cosa, chiedo scusa ai cittadini ma non l'ho fatto scientemente. Qualcuno poteva pensare che non ero presente, invece mi interfacciavo quotidianamente con gli uffici: preferisco lavorare senza espormi né mettermi in prima fila.
Sono orgoglioso per aver preso le decisioni e aver sempre messo la faccia: non le ho mai rinviate né mi sono mai nascono dietro a nessuno.

-Per che cosa sarà ricordata la sua legislatura?

Non ho ambizioni di essere ricordato. Ho arbitrato in pallavolo fino in serie B e ricordo ancora oggi che al corso per arbitri ci hanno detto: "vi diamo il regolamento, un testo con tante regole in cui mancherà sempre la regola zero: il buon senso. Ricordatevi che l'arbitro bravo, se ha fatto il suo dovere, è come se non fosse mai stato lì sul campo ad arbitrare e, alla partita successiva, non se lo devono ricordare". Se mi ricordano, è perché ho fatto qualcosa di sbagliato. Se ho lavorato bene, "sono passato". Non ho fatto il sindaco per essere ricordato: ho avuto un'opportunità per la quale ringrazio i cittadini e l'ho fatto pensando di dare qualcosa al paese che amo. Ringrazio tutti i cittadini per la fiducia e l'opportunità che mi hanno dato di amministrare per dieci anni.
Si dice che chi fa il sindaco, aumenta il giro d'affari, ma non è stato così. Oltre a ringraziare la mia famiglia e mia moglie che mi hanno supportato, ringrazio anche i due soci di studio che hanno sopperito alla mia assenza e non me l'hanno mai fatto pesare, nonostante la mia assenza portasse via tempo e denaro allo studio.

-Nonostante quanto anticipato mesi fa di voler lasciare l'impegno politico, la troviamo tra i candidati di un nuovo gruppo. Cosa le ha fatto cambiare idea?

Sarei rimasto fuori perché ero passato oltre. Dalla maggioranza nessuno mi aveva chiesto niente, ero stato accantonato ma, dopo l'articolo della vostra testata in cui si parlava della mia esperienza politica, ho ricevuto tante telefonate di persone che mi chiedevano di rimanere.
Avevo in ogni caso detto che per il paese sarei rimasto a disposizione per creare un circolo culturale e questo non significava un disimpegno: avrei potuto essere coinvolto perché potrebbe essere collaterale all'attività comunale. Concludo dicendo che non c'è polemica o rancore nelle mie parole: ognuno è libero di andare per la sua strada.

Michela Mauri
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