Retesalute/2: più critiche che elogi al piano di risanamento. Hofmann (Monticello) chiede tempi stretti ma i comuni al voto?

Il cambio di rotta per dare nuova vita a Retesalute passa attraverso una solida programmazione delle azioni da mettere in campo. Il Piano di rilancio predisposto, che nei giorni scorsi ha generato qualche segnale di insofferenza tra i soci, avrebbe il compito di traghettare l'azienda verso una condizione di piena salute. Servendosi di alcune slide, il presidente del collegio dei liquidatori, Ciro D'Aries, durante l'assemblea dei soci di ieri sera, giovedì 30 settembre, ha illustrato i punti salienti della riorganizzazione aziendale. Dovrà essere applicato il principio di competenza economica e della separazione contabile tra le attività dell'Ente strumentale e quelle da capofila dell'Ambito. Un corso che è già cominciato nonostante le difficoltà dovute alla carenza di personale amministrativo. I liquidatori hanno intenzione di assumere una figura al posto dell'ex responsabile Laura Mattiello, ma il potenziamento del personale dovrà essere ben più radicale. La gestione dovrà essere meglio regolamentata. Dovrà essere rivisto lo statuto e i regolamenti dovranno essere integrati o impiegati ex novo. Al netto del ripiano dei debiti attraverso l'immissione di denaro da parte dei soci e del reintegro dei danni se fossero appurate responsabilità dagli organi preposti, il collegio si impegnerà per trovare degli sconti finanziari sui soggetti esterni che vantano crediti nei confronti dell'azienda speciale. Le tariffe dei servizi saranno stabilite in maniera congrua alla quantità e alla qualità attese. Sarà posta attenzione, connesso al punto precedente, al contributo di solidarietà dei soci. D'Aries ha indicato l'opportunità di redigere almeno due report periodici all'anno per consentire il controllo analogo da parte dei Comuni. Dovranno essere adottati inoltre dei sistemi di monitoraggio sistematico, con un passaggio di informazioni da e verso i soci. Andranno intavolati dei confronti tecnici, sia permanenti che periodici. Tra i punti elencati anche la gestione delle sedi. D'Aries ha fatto aleggiare l'ipotesi dell'acquisto di un immobile da usare come sede di Retesalute disobbligandosi dal pagamento di un affitto.

Sia i Comuni del Meratese sia quelli del Casatese hanno fatto pervenire all'azienda delle richieste di chiarimento. Le risposte sono state ricevute mercoledì sera. Alessandra Hofmann, sindaca di Monticello Brianza e a capo del gruppo del Casatese, ha tentato di dettare tempi stretti sui prossimi passi. Scadenze di inverosimile realizzazione. Già entro lunedì prossimo, secondo Hofmann, i Comuni dovrebbero far pervenire le controrepliche. In settimana poi un incontro informale tra i sindaci (e i Comuni appena andati al voto?) per definire il Piano aggiornato da restituire al collegio dei liquidatori. Ha proposto verso metà mese una nuova assemblea dei soci e infine il passaggio nei Consigli comunali per approvare il ripiano della quota parte delle perdite entro la fine di ottobre.

Il vero nodo da sciogliere è su come intendere il modello per l'offerta dei servizi. E quindi che tipo di contratti determinare. I liquidatori hanno parlato di un programma di assunzione e formazione delle risorse umane, di stabilire rapporti di lavoro dipendente contro il sistema di collaborazioni. Contratti ad hoc per gli educatori che operano nel mondo scolastico e una riorganizzazione del personale che svolge la mansione di assistente sociale. Un sistema che, come da slide proiettata, vedrebbe la politica dell'esternalizzazione dei servizi come una potenziale minaccia.

Il sindaco Massimo Panzeri, che avrà annusato tra i colleghi differenze di vedute sul punto, ha messo le mani avanti: "L'azienda deve decidere se essere un erogatore o un rivenditore di servizi facendo da stazione appaltante. A mio modesto parere si è fatta confusione fino ad ora facendo un po' entrambe le cose". Panzeri ha poi posto un alt all'idea di acquistare un immobile come sede per Retesalute, almeno non fino a quando l'azienda non si sia rimessa veramente in piedi.

Più critico il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati che, pur riconoscendo il ruolo tecnico dei liquidatori, ha sostenuto che la politica debba riappropriarsi del compito di maturare una visione sul modello da adottare. Ha espressamente dichiarato che non condivide alcuni aspetti del Piano di rilancio. Un caso su tutti è il modo di intendere il rapporto con il terzo settore. "Nelle politiche sociali l'esternalizzazione dei servizi non è una brutta parola, ma un valore aggiunto. Non è da considerare una minaccia ma un punto di forza. Non mi piace come parlate del terzo settore. Sono realtà che hanno già dimostrato di essere molto valide". Anche con il privato sociale andrebbe instaurato un rapporto paritetico. Ha indicato i sindaci di Paderno d'Adda, Gianpaolo Torchio, e di Osnago, Paolo Brivio, come di persone che hanno avuto modo di approfondire la materia.

Ha colto la balla al balzo il primo cittadino osnaghese per sponsorizzare il modello del welfare di comunità. Brivio ha sottolineato che non basta coprire le perdite per rendere l'azienda efficiente. Serve delineare un modello di "welfare maturo". La cooperazione con altri soggetti non dovrebbe essere vista, secondo il sindaco di Osnago, in antitesi con gli obiettivi aziendali, ma come un processo di maturazione. "Serve costruire alleanze con altri soggetti del territorio, a livello provinciale, anche con le imprese sociali e il privato profit per creare un sistema di welfare territoriale vero e proprio". Andrebbe valutato con attenzione quali servizi mantenere in-house e per quali settori realizzare una cooperazione con soggetti terzi fin dalla fase della programmazione e della progettazione. Tutt'altro che marginale il passaggio in cui il sindaco di Osnago ha evidenziato che le specificità del Meratese e del Casatese non debbano stare in una condizione di isolamento ma di aprirsi all'intero territorio lecchese. Una politica andrebbe attuata anche tramite un rafforzamento del Piano di Zona degli Ambiti di Bellano, Lecco e Merate.

Trattandosi di una sola presentazione il Piano di rilancio aziendale non ha avuto alcuna votazione né è stato fornito un atto di indirizzo formale al collegio dei liquidatori. Saranno i sindaci stessi a formulare le modifiche ritenute opportune da sottoporre in maniera interlocutoria quanto decisa all'organismo di liquidazione. Obiettivo ultimo ad oggi resta la revoca della messa in liquidazione.

Marco Pessina
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