Il Paper Market di Correzzana base delle presunte attività illecite degli Oppedisano. Scelto il silenzio nell'interrogatorio di garanzia
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Michele e Pasquale Oppedisano, padre e figlio residenti a Bosisio Parini, hanno preferito non rilasciare alcuna dichiarazione nell'interrogatorio di garanzia al quale sono stati sottoposti questa mattina, in diretta via Teams dalla casa circondariale di Pescarenico. Nel penitenziario lecchese i due sono stati tradotti martedì mattina all'alba quando gli uomini della Questura hanno bussato alla porta della loro abitazione di Garbagnate Rota, dovendo eseguire l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal GIP di Milano, Tommaso Perna. Insieme ad altre cinque persone sono accusati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita aggravati dal metodo mafioso, nonché bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.
In carcere sono finiti anche Domenico Larocca, Pietro Lo Re e Santo Salvatore Paviglianiti, mentre Aldo Bosina, Michele Filippo Cutrì agli arresti domiciliari. Ma per i magistrati era proprio Michele Oppedisano, 52 anni originario di Rosarno (Reggio Calabria) a gestire questa rete per conto della potente cosca Pesce-Bellocco, al quale sarebbe stato legato nonostante i sei anni di detenzione già scontati a seguito della condanna rimediata nell'ambito dell'operazione Infinito, nel 2009. In tribunale a Lecco il 52enne si era presentato nel 2018 chiedendo la revoca dell'applicazione della sorveglianza speciale, tenendo conto del suo comportamento all'apparenza impeccabile dopo la scarcerazione.
Per i magistrati che ne hanno chiesto l'arresto però, Oppedisano sarebbe tornato ben presto a delinquere, ''promuovendo e coordinando le attività estorsive e di riciclaggio e ponendosi quale costante punto di riferimento per gli altri associati che lo tengono costantemente informato sull'andamento delle attività lecite e illecite riferibili al sodalizio''.
Fra queste appunto, il piccolo supermercato di Correzzana, scenario delle riunioni organizzative e deliberative dell'associazione mafiosa alle quali prendeva parte anche uno dei figli, Pasquale, classe 1999. Quest'ultimo avrebbe rivendicato con orgoglio il legame alla propria famiglia d'origine, lasciandosi andare a frasi come: ''grazie a Dio il rispetto non ci manca, a questa famiglia gli hanno fatto uno sgarro...veniamo con i paesani...potete camminare tranquilli...nessuno è venuto a rompervi i coglioni a casa....e se ci avete un problema subentriamo noi...''.
Pressioni avvenute sia al telefono sia in occasione di incontri personali, anche al Paper Market; ''la strategia prevedeva un'azione coordinata e una costante intimidazione delle persone offese, al fine di spingerle e a consegnare denaro contante con cadenza mensile'' si legge nell'ordinanza.
Agli Oppedisano e a Larocca - considerati gli amministratori di fatto della Safra srl - viene anche contestata l'appropriazione indebita di vari beni strumentali e dei materiali conservati nei magazzini e nei locali del supermercato di Correzzana, per un valore complessivo di 20mila euro, riconducibili al proprietario dei locali, come da denuncia presentata da quest'ultimo ai carabinieri della locale stazione. A testimonianza dell'episodio, le eloquenti immagini scattate dagli inquirenti e contenute nell'ordinanza.
Un'indagine dunque che dimostrerebbe il costante legame, anche d'affari, tra gli associati operanti in Brianza ed esponenti della famiglia di 'ndrangheta Oppedisano operante in Calabria: in particolare il cugino del 52enne bosisiese, suo omonimo e il 90enne Domenico, ''zio Micu'', considerato capo della 'ndrina di Rosarno. Un legame che a detta della DIA non sarebbe mai cessato nemmeno dopo la duplice operazione Infinito e Crimine.
D'altronde il sistema di radicamento e controllo del territorio è, al tempo stesso, ragione e condizione essenziale di esistenza della stessa organizzazione mafiosa, come precisa in un passaggio dell'ordinanza lo stesso GIP del tribunale meneghino.
L'indagine della Direzione distrettuale antimafia ha messo in luce l'esistenza di una presunta rete di società fittizie, con passaggi di cospicue somme di denaro, nonchè l'acquisizione di aziende ed episodi estorsivi.
L'ex supermercato di Correzzana al centro dell'indagine della DDA di Milano
Fra i principali punti di ritrovo il "Paper Market" di Correzzana, chiuso da almeno due anni. Un piccolo centro di distribuzione alimentare la cui attività veniva gestita dalla Safra srl - società collegata alle famiglie coinvolte - sito nella piazza del centro commerciale di via Kennedy, dove hanno sede molti altri esercizi commerciali del piccolo comune monzese alle porte di Casatenovo. Estranea alla vicenda la proprietà dell'immobile, che nulla aveva a che fare con i gestori del supermercato, nei cui confronti anzi aveva agito per ottenere lo sfratto per morosità. Circostanza quest'ultima che emerge scorrendo le oltre trecento pagine dell'ordinanza di custodia in carcere firmata dal GIP del tribunale di Milano, Tommaso Perna, eseguita martedì mattina al culmine delle indagini affidate alla DDA e coordinate dal sostituto procuratore Sara Ombra.In carcere sono finiti anche Domenico Larocca, Pietro Lo Re e Santo Salvatore Paviglianiti, mentre Aldo Bosina, Michele Filippo Cutrì agli arresti domiciliari. Ma per i magistrati era proprio Michele Oppedisano, 52 anni originario di Rosarno (Reggio Calabria) a gestire questa rete per conto della potente cosca Pesce-Bellocco, al quale sarebbe stato legato nonostante i sei anni di detenzione già scontati a seguito della condanna rimediata nell'ambito dell'operazione Infinito, nel 2009. In tribunale a Lecco il 52enne si era presentato nel 2018 chiedendo la revoca dell'applicazione della sorveglianza speciale, tenendo conto del suo comportamento all'apparenza impeccabile dopo la scarcerazione.
Per i magistrati che ne hanno chiesto l'arresto però, Oppedisano sarebbe tornato ben presto a delinquere, ''promuovendo e coordinando le attività estorsive e di riciclaggio e ponendosi quale costante punto di riferimento per gli altri associati che lo tengono costantemente informato sull'andamento delle attività lecite e illecite riferibili al sodalizio''.
Fra queste appunto, il piccolo supermercato di Correzzana, scenario delle riunioni organizzative e deliberative dell'associazione mafiosa alle quali prendeva parte anche uno dei figli, Pasquale, classe 1999. Quest'ultimo avrebbe rivendicato con orgoglio il legame alla propria famiglia d'origine, lasciandosi andare a frasi come: ''grazie a Dio il rispetto non ci manca, a questa famiglia gli hanno fatto uno sgarro...veniamo con i paesani...potete camminare tranquilli...nessuno è venuto a rompervi i coglioni a casa....e se ci avete un problema subentriamo noi...''.
La dottoressa Sara Ombra della DDA di Milano
Particolarmente significativi nell'indagine risultano i citati episodi estorsivi nei confronti di alcuni promotori finanziari costretti - attraverso minacce e aggressioni- a consegnare soldi o a fornire una ''forzata'' collaborazione nell'ambito dell'intermediazione creditizia, con la promessa di una non richiesta protezione.Pressioni avvenute sia al telefono sia in occasione di incontri personali, anche al Paper Market; ''la strategia prevedeva un'azione coordinata e una costante intimidazione delle persone offese, al fine di spingerle e a consegnare denaro contante con cadenza mensile'' si legge nell'ordinanza.
Agli Oppedisano e a Larocca - considerati gli amministratori di fatto della Safra srl - viene anche contestata l'appropriazione indebita di vari beni strumentali e dei materiali conservati nei magazzini e nei locali del supermercato di Correzzana, per un valore complessivo di 20mila euro, riconducibili al proprietario dei locali, come da denuncia presentata da quest'ultimo ai carabinieri della locale stazione. A testimonianza dell'episodio, le eloquenti immagini scattate dagli inquirenti e contenute nell'ordinanza.
Un'indagine dunque che dimostrerebbe il costante legame, anche d'affari, tra gli associati operanti in Brianza ed esponenti della famiglia di 'ndrangheta Oppedisano operante in Calabria: in particolare il cugino del 52enne bosisiese, suo omonimo e il 90enne Domenico, ''zio Micu'', considerato capo della 'ndrina di Rosarno. Un legame che a detta della DIA non sarebbe mai cessato nemmeno dopo la duplice operazione Infinito e Crimine.
D'altronde il sistema di radicamento e controllo del territorio è, al tempo stesso, ragione e condizione essenziale di esistenza della stessa organizzazione mafiosa, come precisa in un passaggio dell'ordinanza lo stesso GIP del tribunale meneghino.
G. C.