Molteno: la situazione in Afghanistan e la questione 'rosa' con le parole un’attivista

Una voce lontana da noi, ma vicina alla situazione afghana. Un'attivista di RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) è stata ricevuta in audizione da Laura Boldrini, presidente del comitato diritti umani nel parlamento che aveva chiesto di incontrare una donna afghana: la donna, la cui identità rimane anonima per ragioni di sicurezza, sarebbe dovuta venire in Italia il 1 settembre, ma non è riuscita e così l'incontro si è tenuto a distanza, il 12 settembre.

La sua voce, quella di una donna come tante che stanno vivendo le limitazioni dovute alla situazione politica attuale, è risuonata nel salone dell'oratorio di Molteno lo scorso venerdì 8 ottobre. A presentarla, sono state due referenti di CISDA, Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus. Manuela Farinelli e Graziella Mascheroni sono state ospiti dell'evento di solidarietà nei confronti di questo martoriato popolo promosso dai comuni di Annone di Brianza, Castello di Brianza, Colle Brianza, Dolzago, Ello, Garbagnate Monastero, Molteno e Rogeno. Un folto pubblico, prevalentemente femminile, si è interessato alla questione afghana: le parole di questa donna, senza intermediazione alcuna, hanno permesso di comprendere il momento difficile che si trova ad attraversare questo popolo, con medicinali che scarseggiano, accesso limitato alle risorse, derrate alimentari ormai agli sgoccioli. Poi, non secondaria, c'è tutta a questione femminile, con le donne che, sebbene di facciata godano di una certa libertà, nei fatti non hanno accesso nemmeno all'istruzione senza contare che, nel caso delle attiviste, portano avanti il loro messaggio nella clandestinità.

Sara Brenna, Graziella Mascheroni e Manuela Farinelli

Erano presenti, oltre agli assessori di Molteno Davide Conti e Sara Brenna, i sindaci Paolo Lanfranchi di Dolzago, Giuseppe Chiarella di Molteno, Matteo Redaelli di Rogeno, l’assessore Elena Formenti di Castello Brianza, l'assessore Mirco Ballabio di Ello, i consiglieri Oscar Pozzi di Garbagnate Monastero, Marta Castelnuovo di Annone Brianza, Luca Nappa di Colle Brianza, il responsabile di comunità pastorale don Massimo Santambrogio e il coadiutore don Francesco Beretta.
Manuela si è occupata di presentare un percorso storico che porta indietro di quarant'anni quando, alla fine degli anni '70 l'Unione Sovietica invade il paese, rovesciando il governo e istituendo un regime fantoccio che occupò il paese per un decennio. Ne derivò una resistenza anti sovietica, prima di arrivare al ritiro delle forze sovietiche, che consegnarono il paese nelle mani delle forze armate. Cominciò allora una sanguinaria stagione di guerra civile, che viene ricordato come uno dei più bui del paese. Nel 1996 arrivano al potere i talebani che, seppur accolti come una forza liberatrice, fondarono una teocrazia assoluta, privando la popolazione degli elementari diritti umani mentre "le donne furono colpite da leggi che annullavano al diritto stessa dell'esistenza".

Intanto l'Afghanistan, diventò un campo di addestramento di Al Qaida, contrò il quale ci fu, dopo l'11 settembre 2001, l'intervento militare americano. "Oggi dopo altri 20 anni, il paese ripiomba nell'incubo dei talebani al potere, che di fatto non sono mai scomparsi - ha commentato Manuela - L'intervento militare americano non ha garantito nessuna esportazione di democrazia e il potere è stato consegnato ai signori della guerra. Per le donne nulla è stato fatto: si pensa che questo sia legato a questione sociale, religiosa, ma il tema dei diritti delle donne è prima di tutto politico perché un paese senza democratizzazione non può attivare un processo di giustizia sociale. Si sono formate nuove classi dirigenti e vedere le immagini di donne che in piazza diventano bersagli, ci fa capire che dobbiamo guardare il paese con occhi diversi".
Cisda è un'associazione che si occupa di promuovere progetti di solidarietà a favore delle donne afghane fin dal 1999, anno in cui un primo nucleo di donne ha iniziato la sua attività, allargandosi poi ad altre associazioni che intendevano collaborare.


"Noi portiamo avanti i progetti per far sì che queste associazioni possano lavorare sul posto - ha affermato Graziella Mascheroni - Attraverso il ministero degli affari esteri, abbiamo realizzato due progetti: l'acquisto di un edifico e la costruzione di una stamperia. Ci sono progetti meno importanti a livello di investimento ma che durano nel tempo: un centro legale, dove avvocate e psicologhe collaboravano con le donne e riuscivano a soddisfare i loro bisogni; un centro medico che è un piccolo ospedale che funziona come dispensario e soddisfa i bisogni delle persone che abitano nei villaggi remoti dove non ci sono centri medici; il progetto "vite preziose" che permette alle donne di sostenere la famiglia; "giallo zafferano" è un progetto di Rawa che ha aperto a Herat, al confine con l'Iran, un centro di coltivazione dello zafferano, che impiega 12 donne. Dopo il lavoro nei campi, seguivano un corso di alfabetizzazione e potevano scoprire i loro diritti".
M.Mau.
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