Brianza: minaccia di morte e picchia la madre. 30enne in manette
La scorsa notte, attorno alle 23:30, a Carate Brianza, i carabinieri della locale stazione sono intervenuti per una richiesta d'aiuto pervenuta al 112 da una madre 59enne che era in forte stato d'ansia e agitazione poiché, tra le mura di casa era in atto un'accesa lite dove il proprio figlio 30enne, letteralmente fuori di sé, stava minacciando con un grosso coltello da cucina l'intero nucleo familiare.
Sul posto, nel cortile davanti l'abitazione, gli operanti hanno trovato la richiedente che, tremante e in lacrime, ha detto loro che la lite era ancora in corso e il figlio era all'interno con il coltello in mano.
I militari hanno quindi aperto la porta d'ingresso dell'abitazione e hanno subito trovato il marito 63enne e l'altro figlio 40enne, affetto da disabilità, mentre il 30enne era appena fuggito in camera al piano superiore abbandonando l'arma sul tavolo. Sentito l'arrivo dei carabinieri il 30enne con le mani alzate è sceso al piano terra dicendo "Sono qui, non ho fatto niente" e, senza opporre resistenza si è consegnato agli operanti.
Poi, ascoltando i racconti dei genitori e ricostruendo il contesto, quella che era sembrata un'accesa lite sull'orlo di degenerare, si è rivelata ben presto una triste storia di angherie e vessazioni che andavano avanti da oltre 10 anni e che, in quella nottata aveva portato una madre disperata a trovare la forza di denunciare il proprio figlio che, dopo averla colpita con un pugno, le aveva urlato "non mi fai paura, io vi ammazzo a tutti e tre".
I racconti hanno permesso di far emergere che i genitori sono stati per anni costretti a vivere nel degrado causato da quel figlio 30enne, celibe, disoccupato, tossicodipendente, pregiudicato per reati contro la persona, che non perdeva occasione di prendersela anche con il proprio fratello schernendolo e denigrandolo per la propria disabilità, tanto da causargli spesso delle vere e proprie crisi. In casa dovevano dormire sul divano e non potevano ribellarsi a nulla. Le aggressioni erano spesso violente con pugni alla testa e in faccia, e nascevano sempre da futili e banali motivi ed erano aggravate dall'assunzione di alcol e cocaina. In quest'ultimo caso, in particolare, il 30enne aveva appena chiuso il telefono dopo una lite con la propria ragazza e per sfogare la propria ira, con la scusa di aver sentito alcuni rumori fastidiosi, aveva cominciato ad aggredire i propri familiari.
Al termine degli accertamenti i carabinieri, dopo aver sequestrato il coltello da cucina (lungo 35 cm con lama di 20) usato per le minacce, hanno tratto in arresto il 30enne e lo hanno trasferito presso la casa circondariale di Monza.
Sul posto, nel cortile davanti l'abitazione, gli operanti hanno trovato la richiedente che, tremante e in lacrime, ha detto loro che la lite era ancora in corso e il figlio era all'interno con il coltello in mano.
I militari hanno quindi aperto la porta d'ingresso dell'abitazione e hanno subito trovato il marito 63enne e l'altro figlio 40enne, affetto da disabilità, mentre il 30enne era appena fuggito in camera al piano superiore abbandonando l'arma sul tavolo. Sentito l'arrivo dei carabinieri il 30enne con le mani alzate è sceso al piano terra dicendo "Sono qui, non ho fatto niente" e, senza opporre resistenza si è consegnato agli operanti.
Poi, ascoltando i racconti dei genitori e ricostruendo il contesto, quella che era sembrata un'accesa lite sull'orlo di degenerare, si è rivelata ben presto una triste storia di angherie e vessazioni che andavano avanti da oltre 10 anni e che, in quella nottata aveva portato una madre disperata a trovare la forza di denunciare il proprio figlio che, dopo averla colpita con un pugno, le aveva urlato "non mi fai paura, io vi ammazzo a tutti e tre".
I racconti hanno permesso di far emergere che i genitori sono stati per anni costretti a vivere nel degrado causato da quel figlio 30enne, celibe, disoccupato, tossicodipendente, pregiudicato per reati contro la persona, che non perdeva occasione di prendersela anche con il proprio fratello schernendolo e denigrandolo per la propria disabilità, tanto da causargli spesso delle vere e proprie crisi. In casa dovevano dormire sul divano e non potevano ribellarsi a nulla. Le aggressioni erano spesso violente con pugni alla testa e in faccia, e nascevano sempre da futili e banali motivi ed erano aggravate dall'assunzione di alcol e cocaina. In quest'ultimo caso, in particolare, il 30enne aveva appena chiuso il telefono dopo una lite con la propria ragazza e per sfogare la propria ira, con la scusa di aver sentito alcuni rumori fastidiosi, aveva cominciato ad aggredire i propri familiari.
Al termine degli accertamenti i carabinieri, dopo aver sequestrato il coltello da cucina (lungo 35 cm con lama di 20) usato per le minacce, hanno tratto in arresto il 30enne e lo hanno trasferito presso la casa circondariale di Monza.