Nostra Famiglia: alunna di 11 anni morì dopo un malore in classe. Il giudice (dopo la terza perizia) assolve l'infermiera

Assolta perchè il fatto non sussiste. E' la sentenza pronunciata stamani dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Lecco Salvatore Catalano nei confronti di un'infermiera classe 1973 in forza alla Nostra Famiglia di Bosisio Parini, chiamata a rispondere dell'ipotesi di reato di omicidio colposo, a seguito del decesso di una bambina di quasi 11 anni.
L'episodio al centro del fascicolo d'indagine aperto dalla Procura lecchese risale al 20 febbraio 2018 quando la piccola alunna della scuola primaria dell'istituto Medea, affetta da una malattia rara (la miopatia nemalinica) si era sentita male, mentre si trovava in classe, per un problema alle vie respiratorie e poi condotta d'urgenza all'ospedale Manzoni di Lecco, dove era stata dichiarata clinicamente morta per arresto cardiocircolatorio.

L'ingresso al tribunale di Lecco

Nelle settimane successive, la famiglia aveva presentato una denuncia a carico di ignoti, volendo accertare che fossero state messe in atto tutte le procedure di rianimazione che avrebbero potuto salvare la vita della bambina.
Sul registro degli indagati era stata iscritta l'infermiera oggi 48enne che in quella circostanza era operativa presso il padiglione scolastico e avrebbe dovuto pertanto vigilare sulle condizioni della giovanissima studentessa milanese. Alla donna - difesa dagli avvocati Vincenzo e Luca Paltrinieri del foro di Milano - si contestava il non aver valutato le difficoltà respiratorie della bambina, il non averla saturata adeguatamante e l'aver messo in atto una procedura che - seppur involontariamente - avrebbe aggravato il suo quadro clinico.
La Procura, sulla base di una prima consulenza disposta per fare luce sul decesso della piccola e per delineare eventuali profili di responsabilità, aveva già chiesto l'archiviazione del fascicolo. Si era però opposta la parte civile, con il giudice per l'udienza preliminare che aveva stabilito di procedere con l'imputazione coatta dell'infermiera, ritenendo presumibilmente che dalle indagini fossero emersi elementi tali da sostenere il rinvio a giudizio. La ''palla'' era passata di nuovo alla Procura che negli scorsi mesi - rappresentata in Aula dal PM Alessandro Pepè - aveva chiesto la condanna dell'imputata - in rito abbreviato - alla pena di otto mesi.
Ritiratosi in camera di consiglio il giudice Catalano aveva deciso di non esprimersi in merito alla richiesta di condanna della donna, disponendo invece ulteriori accertamenti. Era stato dunque conferito un incarico peritale alla dottoressa Concezione Tommasino e alla collega Ombretta Campari. Una (terza) consulenza che si è aggiunta a quelle già agli atti, prodotte dalla Procura e dalla parte civile (rappresentata dall'avvocato milanese Paola Boccardi), con conclusioni differenti. La scelta del gup era stata quella di sviscerare alcuni aspetti che avrebbero potuto delineare con maggior precisione le eventuali responsabilità ascritte all'imputata, per poi assumere una decisione nel merito.
Stamani la ''resa dei conti'' con l'audizione delle due consulenti che hanno esposto le risultanze della perizia collegiale, rispondendo alle contestazioni mosse dalla parte civile.
Spazio quindi alla discussione, con la richiesta di assoluzione avanzata dal sostituto procuratore Andrea Figoni (quarto magistrato ad esaminare il fascicolo d'indagine dopo i colleghi Citterio, Angeleri e Pepè ndr), alla quale si è associata la difesa, rappresentata dagli avvocati Paltrinieri e Marchetti del foro di Milano. Per entrambi infatti, l'ultima perizia avrebbe portato alla luce l'assenza di elementi di responsabilità ascrivibili all'imputata in ordine al decesso della piccola.
Ben diversa invece, la posizione dell'avvocato Paola Boccardi che tutela gli interessi della famiglia dell'alunna, originaria di Paderno Dugnano, presente all'udienza con il proprio consulente, il dr.Arnaldo Migliorini (medico legale), secondo la quale non sarebbero state messe in atto tutte le procedure che avrebbero potuto salvare la vita della bambina.
Ritiratosi in camera di consiglio, il giudice ha sentenziato l'assoluzione dell'infermiera (quest'oggi non intervenuta personalmente in tribunale) perchè il fatto non sussiste.
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