Barzanò: giovane a processo per maltrattamenti verso i familiari

Il tribunale di Lecco
Un figlio a processo, denunciato dai propri genitori, esasperati a seguito degli agiti aggressivi del ragazzino, disoccupato e finito in un "brutto giro", tanto da tornare spesso a casa sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Sembrerebbe essere questo il quadro della vicenda - tutta interna ad una famiglia di origini straniere con casa a Barzanò - approdata quest'oggi all'attenzione del collegio giudicante del Tribunale di Lecco (presidente Paolo Salvatore, a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi).
Maltrattamenti e porto di oggetti atti ad offendere, le ipotesi di reato ascritte al giovanotto, classe 1997, presente personalmente in Aula e tornato, parrebbe, sulla retta via come argomentato dalla madre e dal padre, entrambi escussi come testimoni, anche in relazione alla posizione del loro ultimogenito, ancora minorenne, anch'egli vittima, stando all'impianto accusatorio, almeno in un'occasione, dell'aggressività dell'imputato.
I fatti oggetto del procedimento risalgono al due-tre anni fa. Il 19 gennaio 2018, per esempio, come riferito dall'appuntato della stazione carabinieri di Cremella inviato in posto, sarebbe stato richiesto l'intervento delle divise a seguito di un violento alterco scoppiato tra madre e figlio, con quest'ultimo che avrebbe poi parzialmente sfondato la porta di casa per tentare di rientrare nell'abitazione da cui la donna avrebbe voluto lasciarlo fuori, in quanto fuori di sé. "Ti faccio vedere chi è l'uomo di casa" la minaccia proferita dal ragazzino nei confronti della mamma.
In pessimo stato anche l'appartamento, come riferito dall'operante, con mobili danneggiati e condizioni igieniche precarie. Una "situazione abbastanza difficile" esternata anche dallo stesso imputato che ha parlato di una serie di problematiche che affliggevano la famiglia, all'uscita di casa del padre, andato a vivere altrove - pur continuando a mantenere moglie e figli - per incompatibilità di carattere con la consorte.
"Mi arrabbiavo anche in modo abbastanza grave" ha ammesso, aggiungendo però di non aver fatto del male ai genitori e al fratellino, anche se per ognuno di loro ci sarebbero dei certificati medici - prodotti dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco - per accessi al Pronto Soccorso.
''Ero incontrollabile" l'espressione scelta dal 24enne per descriversi nei momenti in cui nasceva il "casino" e dunque i litigi con la madre che a sua volta allertava il marito. "Non era lucido" ha ribadito quest'ultimo, minimizzando anche l'episodio nel quale il figlio avrebbe brandito contro di lui un manico di scopa per percuoterlo. "Ora è cambiato molto" ha evidenziato. Ma il collegio è chiamato a giudicare all'allora.
Si torna in Aula il 27 gennaio per l'audizione del teste residuo (un altro carabiniere oggi non comparso) e la discussione finale.
A.M.
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