Sanità, Straniero: è iniziato il confronto. E sul Mandic...
È iniziata stamattina, nell'Aula del consiglio regionale, la maratona di tre settimane sulla legge di revisione del sistema sanitario lombardo. Le opposizioni intendono dare battaglia fino in fondo, illustrando le loro proposte. Così farà il Gruppo regionale del Pd che ha previsto 80 ore di intervento distribuite tra i suoi 14 consiglieri, per spiegare la propria visione alternativa della sanità lombarda con 310 emendamenti, per lo più sostitutivi degli articoli del progetto di legge di Moratti e Fontana, e 960 ordini del giorno di merito.
Nel dettaglio, Straniero fa presente che le richieste dei dem puntano a "un reale rafforzamento della sanità territoriale a partire dai presidi esistenti, che invece si ha spesso la sensazione che vengano smantellati; un ruolo significativo per i sindaci e i Distretti, relegati a una posizione marginale, quasi ininfluente, da Maroni prima e da Fontana e Moratti adesso; una valorizzazione degli ospedali Dea di primo livello, come il Mandic di Merate, che non possono essere continuamente depotenziati, ma devono essere riconoscibili dal cittadino paziente per alcune specializzazioni".
In Aula il Pd tenterà di togliere il velo su dettagli problematici della riforma: "Un elemento molto rischioso è che viene inserita l'equivalenza tra sanità pubblica e privata, un dettaglio rischiosissimo per la tenuta della sanità lombarda e contrario all'impostazione nazionale. In più, le Ats, che esistono solo in Lombardia, non solo non scompaiono, ma potranno essere incrementate fino a una per provincia, e tutto ciò solo perché la maggioranza ha fame di nomine e di posti di comando sui diversi territori. Infine, l'intera gestione del fondo sanitario regionale passa dalla collegialità della Giunta al controllo dell'assessorato al Welfare. La vicepresidente Moratti, in pratica, si arroga il diritto di decidere in autonomia del 75% del bilancio regionale, ponendo il presidente e i colleghi di fronte al fatto compiuto".
Infine, il consigliere Pd ricorda che "la riforma della sanità lombarda è resa necessaria dalla fine della sperimentazione della riforma voluta nel 2015 dall'allora presidente Maroni, per la quale il Governo ha richiesto una serie di correttivi, a partire dal rafforzamento della medicina territoriale che, durante i mesi più difficili della pandemia, ha fatto pesare in modo particolare la sua debolezza".
E stamattina, come prima cosa, la foto con lo striscione che riassume la posizione del Pd lombardo, davanti all'ingresso del Pirellone, a Milano, sede del consiglio regionale.
"Il sistema sanitario lombardo non ha retto la prova del Covid, nonostante l'abnegazione e la grande professionalità di medici e infermieri - spiega il consigliere Raffaele Straniero -. Una modifica era necessaria ed è stata richiesta dal Governo con prescrizioni precise che la Giunta regionale ha accolto solo in parte. Noi chiediamo un deciso rafforzamento della sanità territoriale, ma temiamo che Fontana e Moratti vogliano fare solo ritocchi di facciata, pur di prendere i soldi del Pnrr, senza però aumentare davvero, riorganizzandoli, i servizi in favore dei cittadini".Nel dettaglio, Straniero fa presente che le richieste dei dem puntano a "un reale rafforzamento della sanità territoriale a partire dai presidi esistenti, che invece si ha spesso la sensazione che vengano smantellati; un ruolo significativo per i sindaci e i Distretti, relegati a una posizione marginale, quasi ininfluente, da Maroni prima e da Fontana e Moratti adesso; una valorizzazione degli ospedali Dea di primo livello, come il Mandic di Merate, che non possono essere continuamente depotenziati, ma devono essere riconoscibili dal cittadino paziente per alcune specializzazioni".
In Aula il Pd tenterà di togliere il velo su dettagli problematici della riforma: "Un elemento molto rischioso è che viene inserita l'equivalenza tra sanità pubblica e privata, un dettaglio rischiosissimo per la tenuta della sanità lombarda e contrario all'impostazione nazionale. In più, le Ats, che esistono solo in Lombardia, non solo non scompaiono, ma potranno essere incrementate fino a una per provincia, e tutto ciò solo perché la maggioranza ha fame di nomine e di posti di comando sui diversi territori. Infine, l'intera gestione del fondo sanitario regionale passa dalla collegialità della Giunta al controllo dell'assessorato al Welfare. La vicepresidente Moratti, in pratica, si arroga il diritto di decidere in autonomia del 75% del bilancio regionale, ponendo il presidente e i colleghi di fronte al fatto compiuto".
Infine, il consigliere Pd ricorda che "la riforma della sanità lombarda è resa necessaria dalla fine della sperimentazione della riforma voluta nel 2015 dall'allora presidente Maroni, per la quale il Governo ha richiesto una serie di correttivi, a partire dal rafforzamento della medicina territoriale che, durante i mesi più difficili della pandemia, ha fatto pesare in modo particolare la sua debolezza".