Riforma sanità: solo 14 su 43 le Case di comunità previste

Continua il dibattito in Consiglio regionale sulla riforma della Legge 23 voluta dall'ex governatore Roberto Maroni. A presentarla all'Aula il presidente Attilio Fontana e la vice con delega alla sanità Letizia Moratti. A denunciarne le criticità, dal proprio punto di vista naturalmente, il consigliere di minoranza del PD Raffaele Straniero. Le Case di comunità secondo le norme contenute nel Piano di ripresa sono una ogni 20mila abitanti, 500 in Lombardia, 43 nel territorio dell'ATS Brianza che comprende il vimercatese, Monza e il lecchese. Invece la Giunta regionale ne prevede soltanto 14. Decisamente contrario il consigliere Straniero.


"La medicina territoriale è il problema principale della sanità lombarda e non è vero che questa riforma riempirà il buco creato da Formigoni e poi da Maroni. Fontana e Moratti non stanno colmando il divario accumulato in tanti anni di gestione del centrodestra. Bastano i numeri a dirlo: in Lombardia servirebbero 500 Case di comunità, come dice il Ministero della Salute, ma la Regione ne prevede solo 115 nella prima fase e 216 a regime. Nell'Ats Brianza per ora sono in programma solo 14 Case di comunità quando dovrebbero essere 43".

"Non basterà cambiare l'insegna di una struttura già esistente per creare un servizio che sia davvero di comunità, fatto di medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali, a cui i cittadini possano fare riferimento tutti i giorni dell'anno per 24 ore al giorno. Le Case di comunità non devono essere dei semplici poliambulatori, come invece li intende la Giunta lombarda. Così rischiano di essere una grandissima occasione sprecata".

"In una sanità come quella lombarda, così spinta sulla medicina ospedaliera e sulla competizione tra pubblico e privato, la situazione può cambiare solo modificando mentalità e strategia, mettendo al centro il cittadino, la comunità, le cure primarie e la prevenzione. E con questa riforma non cambierà".

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