Oggionese: processo bis a un 'pusher', pena 2 anni e 8 mesi

Era stato arrestato lo scorso anno, durante una delle "retate" che, in periodo post lockdown, hanno interessato le aree boschive a ridosso della strada statale 36, nell'oggionese. Trovato con poco meno di 300 grammi di supposta cocaina, aveva ammesso, comparendo dinnanzi al giudice Enrico Manzi le proprie responsabilità accedendo poi al patteggiamento. La partita con la giustizia si era chiusa dunque con un'applicazione pena pari a 2 anni, con l'ipotesi di reato a lui ascritta ricondotta al comma 5 dell'articolo 73 in tema di stupefacenti e dunque ad un fatto di lieve entità. A metterci lo zampino è stato però il sostituto procuratore Paolo Del Grosso che, non in linea con il vpo d'udienza, ha "appellato" il patteggiamento, spuntandola in Cassazione. Il fascicolo a carico di un cittadino marocchino, classe 1958, incensurato, è così quest'oggi tornato in Tribunale a Lecco. Il difensore dell'uomo, l'avvocato Luca Marsigli, ha optato per il rito abbreviato. 4 anni e 8 mesi la richiesta di condanna avanzata dal vpo Caterina Scarselli, oggi rappresentante, in Aula, della pubblica accusa. Di contro il legale dello straniero - non presente personalmente - si è battuto per ottenere il minimo della pena, dinnanzi alla "confessione" del suo assistito, ribadendo come tra l'altro la sostanza posta in sequestro non sia mai stata analizzata e dunque non si conosca nemmeno il potenziale drogante della stessa. Il giudice dopo essersi ritirato in camera di consiglio ha condannato il pusher reo confesso a 2 anni e 8 mesi reclusione e al pagamento di una multa da 12.000 euro oltre che delle spese processuali. Nel motivare la sentenza, il dr. Salvatore ha ricordato come il reato sia pacifico, stante anche l'ammissione di colpa del magrebino. Esclusa poi la riqualificazione del reato riconducendolo al quinto comma, visto il rinvenimento di oltre 30 dosi, alcune delle quali anche di peso superiore ai 10 grammi l'una che insieme al sequestro di 1.300 euro in contanti fanno ritenere che non si sia trattato di un caso di piccolo spaccio. Irrogata comunque la pena minima prevista, con il processo bis chiusosi dunque con un aggravio di 8 mesi della pena.
A.M.
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