Il dr.Achilli racconta una storia a lieto fine dall'ospedale di Desio
Il paziente - un operaio di 55 anni, residente in Brianza - è stato al centro di una vicenda clinica molto severa, impegnativa e complessa, il cui esito, tuttavia, conferma la qualità dell'assistenza che gli è stata prestata dall'Ospedale di Desio, sin dall'insorgere della sua patologia.
La vicenda la racconta il casatese Felice Achilli, primario della cardiologia e direttore del dipartimento cardioneurovascolare di Asst Brianza.
Il dottor Felice Achilli
Dopo qualche giorno, in seguito ad una buona risposta alle terapie, pronto per essere dimesso dalla terapia intensiva, ha un arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare. Nonostante gli interventi messi in campo (intubazione, completamento della rivascolarizzazione e stimolazione, contropulsione aortica) continua a persistere, spiega Achilli, un'instabilità aritmica.
Si decide pertanto di porre il paziente in ECMO.
Di che si tratta? L'ECMO è una procedura di circolazione extracorporea cui si ricorre come supporto nei soggetti con grave insufficienza cardiaca e respiratoria. Grazie ad essa è possibile supplire alle funzioni di cuore e polmoni con un macchinario esterno che consente di prelevare sangue dal paziente, poi successivamente ossigenato e reimmesso in circolo nell'organismo.
I cardiologi di Desio concordano un intervento tempestivo con il team ECMO del San Raffaele, con cui è in atto una collaborazione.
Viene posto in ECMO a Desio e trasferito in Terapia Intensiva a Milano. Al San Raffaele rimane in ECMO per una settimana circa e lentamente recupera. Ritorna a Desio, dove gli viene impiantato un defibrillatore e, dopo qualche giorno, il trasferimento ulteriore a Seregno, in Riabilitazione.
Esperienza clinica lunga, dunque, per molti versi drammatica quella del paziente brianzolo, ma alla fine con un esito positivo e con una grande prova di squadra degli specialisti coinvolti nel caso. Tanto più, aggiunge il primario di Cardiologia, senza alcun deficit neurologico per il cinquantacinquenne. Quasi a testimoniare, sottolinea ancora, l'attenzione prestata dall'Ospedale anche nella fase più acuta della malattia.
Di più: la collaborazione fra centri ospedalieri ha consentito di "gestire" il malato in modo tale da garantirgli una prognosi favorevole e di rispondere in modo adeguato ad un caso estremo.