Casatenovo: confronto fra Morando, Gori e Brivio sul PNRR e il rapporto con gli enti locali

Enrico Morando, Giorgio Gori e Virginio Brivio si sono confrontati in un dibattito particolarmente interessante nel pomeriggio di venerdì 19 novembre a Casatenovo. Dal dialogo fra i tre politici e con il sindaco Filippo Galbiati e Fabio Crippa, capogruppo di maggioranza, è emerso un quadro ricco di riflessioni sul Recovery Plan italiano (Pnrr) e il rapporto con gli enti locali.

Il sindaco di Casatenovo, Filippo Galbiati

Oltre due ore di dibattito in cui gli elementi di politica europea e nazionale sono stati affrontati con precisione, senza perdere di vista gli aspetti concreti riguardanti le capacità operative delle amministrazioni locali. Una riflessione ricca, ad alto valore aggiunto, che è riuscita ad affrontare con precisione alcune criticità che pregiudicano le possibilità dei comuni, in particolar modo per le municipalità medio piccole, di riuscire a intercettare le risorse di provenienza europea.
«Sappiamo - ha esordito il sindaco Filippo Galbiati - che per i comuni non sempre l'interesse prevalente è la quantità di risorse, interessano anche altre due cose: autonomia e semplicità». Il primo cittadino di Casatenovo, toccando subito un aspetto critico, ha ricordato il percorso "inverso" che l'autonomia degli enti locali ha compiuto nel recente passato.

«Da 30 anni parliamo in modo forsennato di federalismo, in realtà in questi 30 anni abbiamo assistito a processi di centralizzazione del momento decisionale, forse mai conosciuti prima dal nostro paese, con una visione dell'autonomia degli enti locali che è andata in controtendenza».
«Se ci sono tante risorse - ha proseguito il sindaco - è evidente che l'interesse dei comuni è che possano essere gestite con un buon livello di autonomia locale». I principali ostacoli a questa attuazione in chiave locale sono due. Le normative nazionali, troppo complesse.

Fabio Crippa, capogruppo di maggioranza

«Troppi vincoli, troppi momenti autorizzativi, troppi percorsi che rendono la vita difficile ai sindaci» ha spiegato Galbiati aggiungendo «il Pnrr ha bisogno del rispetto dell'autonomia e della semplicità, abbiamo bisogno di tempi certi e chiarezza dal punto di vista amministrativo». Il secondo ostacolo riguarda la carenza di personale qualificato dopo anni di blocco delle assunzioni. Sul versante dello sviluppo progettuale, indispensabile per la partecipazione ai bandi del Pnrr, il primo cittadino ha ricordato come i comuni medio piccoli stiano «facendo una fatica enorme», proprio a causa della mancanza del personale.
Con chiarezza, Enrico Morando, nel suo intervento, si è mosso ripetutamente fra l'ambito sovranazionale e il contesto locale. «Il Pnrr è un insieme di riforme e investimenti» ha spiegato, chiarendo fin dall'inizio «se vogliamo utilizzare appieno questo grande progetto di intervento dell'Ue, noi dobbiamo realizzare contemporaneamente riforme e investimenti». Le grandi quantità di risorse messe a disposizione dall'Unione all'Italia sono state stanziate per «accompagnare un percorso di riforma» che deve essere specifico e parallelo agli investimenti.

Il vice ministro Enrico Morando

«L'Unione Europea - ha chiarito l'ex viceministro all'economia - distribuisce risorse ai singoli paesi non solo sulla base dei progetti che questi presentano, ma in base anche alla capacità degli stessi paesi di accompagnare gli investimenti con riforme strutturali». Morando ha definito un «salto di qualità» il passaggio dal governo Conte II all'esecutivo Draghi.
«È sicuro che il governo Conte II non era in grado di realizzare le riforme strutturali che sono la precondizione per l'effettiva erogazione delle risorse europee» ha dichiarato Morando evidenziando invece come il governo Draghi abbia «iniziato il suo cammino intervenendo proprio sul versante delle riforme». A partire dalla riforma della giustizia.
La necessità di realizzare riforme e cambiamenti «vale anche per i comuni» ha spiegato Morando precisando «il Pnrr non è un bancomat, ma è un bancomat accompagnato e proceduto da riforme, ovviamente non come quelle nazionali, ma ci deve essere investimento e cambiamento anche nei comuni». Di fronte alla necessità di cambiamento e alle scelte nuove da introdurre, l'ex viceministro ha ricordato l'indispensabilità di avere una visione a lungo termine. «Servono idee guida di medio, lungo e lunghissimo periodo» ha chiarito Morando concludendo «senza queste idee, anche sul piano territoriale, le proposte di merito non saranno adeguate alle esigenze».

Giorgio Gori (sindaco di Bergamo): ''riforme lontane dagli obbiettivi di modernizzazione del Paese''

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha esordito ricordando la quantità di risorse destinate dall'Unione Europea all'Italia: 230miliardi di euro. «Le risorse europee - ha spiegato - sono andate in larga misura all'Italia perché noi, da ben prima del Covid, siamo il malato di questo continente. L'Italia è il paese con i problemi più grandi e li ha da vent'anni». La pandemia ha determinato la scelta dell'Unione Europea di «rilanciare l'economia di tutto il continente», ma con uno sguardo particolare per «cercare di curare il malato dell'Unione: l'Italia». Motivo per il quale il nostro paese è il maggior beneficiario delle risorse messe a disposizione dal Next Generation Eu.

Una volontà, quella dell'Unione, che si traduce in una verifica molto puntuale degli adempimenti. Controlli orientati «non solo a verificare se vengono fatte le opere, ma anche se quelle opere sono effettivamente valse a raggiungere certi obbiettivi, degli indicatori» ha chiarito il primo cittadino di Bergamo avanzando, al tempo stesso, dubbi sulla stessa capacità del Paese di monitorare la situazione e sulla reale volontà dell'Unione di verificare. «Temo - ha spiegato - che noi siamo così rilevanti per l'Europa che alla fine ci faranno degli "sconti" sui risultati. Non credo a un Europa che, verificando come le nostre misure saranno fatte in buona parte solo sulla carta, come temo sarà, ci chiederà indietro le risorse».

Un punto di vista critico al quale Gori ha fatto seguire una domanda volutamente provocatoria: «la riforma della pubblica amministrazione è stata fatta quest'anno. Voi ve ne siete accorti?». Il timore dell'ex candidato alla guida di Regione Lombardia è che si avvii un «movimento riformatore», perché richiesto dall'Unione, ma che questo movimento resti lontano «dagli obbiettivi di modernizzazione e trasformazione» di cui il Paese necessita.

Portando l'esempio di quanto avvenuto a Bergamo, Gori è entrato nei dettagli di alcune problematiche incontrate in questa prima fase di avvio del Pnrr. Tre sono stati i progetti presentati dalla sua amministrazione per ottenere altrettanti finanziamenti diretti. Il nuovo polo intermodale della stazione di Bergamo, che collegherà tranvie ferrovie e aeroporto, il campus scolastico e la linea di trasporto di superficie diretta verso il distretto dell'innovazione di Dalmine. I due progetti infrastrutturali legati ai trasporti sono stati finanziati. La riqualificazione dell'ex scalo ferroviario, che necessita di investimenti per 400milioni di euro, ha ricevuto un finanziamento parziale pari a 50milioni. È sorto quindi un problema normativo. Infatti, ad oggi, le opere che ricevono finanziamenti da fonti diverse (comune, provincia, regione e stato) sono sottoposte a una normativa differente con gestioni non unitarie degli appalti. Come ogni amministratore saprà, ciò si traduce in tempistiche diverse di realizzazione delle opere che, essendo sottoposte a normative differenti, rischiano di restare parzialmente incompiute anche se facenti parte di un unico progetto.

Per il finanziamento del Campus studentesco, la città di Bergamo dovrà invece fare affidamento ai bandi collegati al Pnrr, sui quali, a detta dei presenti, «c'è grande confusione». Non sono chiare tempistiche e modalità. «Temo che si finisca per finanziare i progetti che sono già pronti» ha spiegato il sindaco ricordando come «i comuni hanno pochi progetti definitivi nei cassetti» viste le limitazioni normative degli scorsi anni. Gori ha quindi ricordato come i primi bandi usciti accettino i progetti preliminari, non definitivi, ma attribuendogli un punteggio troppo basso per risultare vincenti e ottenere finanziamenti. Il sindaco di Bergamo ha posto anche un «tema geografico». «Il Pnrr vuole ricucire l'Italia intorno alla frattura nord- sud» ha spiegato, giudicando positivamente questa volontà, ma ricordando come la «debolezza dell'apparato politico amministrativo» del sud possa lasciar immaginare che «falliremo la prova». A supporto di questa tesi, ha ricordato i nove progetti, su dieci, presentati da parte della regione Sicilia e finiti bocciati. In conclusione, il sindaco ha ricordato come l'attuazione del Pnrr richieda «una guida molto solida, che abbia un orizzonte di lungo respiro». A tal proposito si è dichiarato preoccupato dello «sfilacciarsi» della maggioranza del governo Draghi, un fattore che ha esposto l'esecutivo a «fibrillazioni». Ricordando l'importanza della fase di attuazione delle decisioni, la fase più lunga, che avrà conclusione nel novembre 2025 secondo i dettami del Pnrr, ha concluso: «posso solo immaginare cosa accadrà dopo l'elezione del Presidente della Repubblica e dopo le elezioni politiche. Il quadro politico è la vera incognita».

Virginio Brivio (ex sindaco di Lecco): ''Pnrr troppo centralizzato, scarso ricorso al partenariato pubblico-privato''

L'ex sindaco di Lecco, esponendo il suo punto di vista sul Pnrr ha ricordato la necessità di una maggiore «coesione sociale». «L'Europa sottende un'infrastrutturazione sociale che è molto dimenticata in questi mesi» ha dichiarato Brivio in apertura del suo intervento spiegando: «un paese competitivo non è solo un paese dove l'economia va bene, ma anche un paese dove la comunità si sente parte di un progetto». Per l'ex sindaco di Lecco, già presidente della Provincia, risolvere le diseguaglianze resta un fattore fondamentale. «Mi preoccupa il clima di rancore complessivo», un clima che si è consolidato «nonostante un governo di unità nazionale e la beatificazione del Presidente del Consiglio» ha dichiarato.

Brivio ha anche criticato la gestione «fortemente pubblica e centralizzata del Pnrr». Un fattore a cui si aggiunge anche il problema «non secondario» della ripartizione di competenze fra stato e regioni secondo quanto previsto dal dettato costituzionale. «All'interno - ha spiegato - della forzatura attuativa, possono nascere dei contenziosi stato regione». Un problema che porterebbe al rallentamento della capacità di impiegare risorse e quindi al rischio di perdere parte dei finanziamenti europei.

L'ex primo cittadino ha espresso anche dei dubbi sulle modalità con cui sono state portate a termine le prime riforme. Portando l'esempio della riforma dell'assistenza domiciliare approvata ad agosto, in assenza di una più complessiva riforma sull'autosufficienza, che verrà realizzata fra il 2022 e il 2023, Brivio ha criticato «l'abitudine di dare soldi aggiustando un po' il sistema esistente». «Se mettiamo - ha spiegato - un po' più di benzina in una macchina che non va tanto bene, faremo un po' più di strada ma la macchina continuerà ad avere problemi».

In ambito più strettamente locale l'ex sindaco del capoluogo ha invitato i comuni a «lavorare insieme» unendo il personale tecnico e amministrativo che gestisce la progettazione delle opere e il reperimento delle risorse attraverso i bandi. Differentemente i piccoli comuni non avranno la capacità di intercettare i fondi del Pnrr.

Brivio ha poi espresso dubbi sullo scarso affidamento al rapporto pubblico-privato del Recovery Plan italiano. Un rapporto che il Pnrr ha rilegato solo «in alcuni recinti» secondo l'ex sindaco.

In particolare, si è detto «molto critico» su quanto previsto dal Piano nell'ambito sociale e socioassistenziale. Settore in cui Brivio è attualmente impegnato. Commentando questo aspetto del Pnrr ha dichiarato: «è un super finanziamento di ciò che esiste nel pubblico» anche quando questo non funziona e non è inserito «dentro un disegno di integrazione». Esprimendo dubbi sulla capacità del pubblico di riuscire ad impiegare tutte le risorse del Pnrr ha aggiunto: «qualche alleanza con il privato e il privato sociale l'avrei fatta». In particolare, secondo Brivio, sarebbero servite alleanze nei settori sociale, culturale, ambientale e dell'energia per investire meglio le risorse.

L'ex sindaco ha ricordato il «cambiamento di pelle» in corso nell'economia territoriale. Un cambiamento da sostenere incentivando il dialogo fra il mondo della formazione e del lavoro. Per questo il Piano non dovrebbe guardare solo alla manutenzione degli edifici, ma aprirsi alla formazione, ai centri di ricerca. Commentando i progetti elaborati dalla Provincia di Lecco per intercettare le risorse del Pnrr ha chiesto più attenzione verso «digitalizzazione, energia e integrazione fra scuola e mercato del lavoro». In ambito di viabilità, ha sostenuto la necessità di non guardare solo alle grandi opere come la Lecco-Bergamo e il potenziamento della SS36, ma anche alla manutenzione della rete di strade provinciale fondamentale per il territorio.

Bruno Crippa (Provincia di Lecco): ''ridurre la burocrazia per i comuni''

«Se i comuni devono essere lo strumento per attuare il Pnrr, della burocrazia deve essere eleminata, altrimenti non ce la facciamo». Bruno Crippa, presidente, di fatto, della Provincia di Lecco, ha esordito puntando il dito contro la complessità e la quantità delle norme burocratiche che si contrappongono fra i comuni e le risorse in arrivo con il Recovery Plan italiano. Crippa che è anche sindaco di Missaglia ha portato l'esempio del Seav - Servizio europeo di area vasta - e della stazione unica appaltante provinciale. Due strumenti istituiti con l'obbiettivo di aiutare i comuni ad accedere alle risorse messe a disposizione con i bandi. «Due anni fa erano solo quattro comuni che avevano aderito, fatto il Pnrr hanno aderito 48 comuni e presentato 58 progetti». «Questo - ha aggiunto Crippa - dimostra che il comune piccolo non può farcela da solo, non ha i professionisti e quindi si affida alla stazione unica appaltante della Provincia».

Il sindaco di Missaglia ha inoltre chiesto lumi sui mille professionisti che dovrebbero essere assunti - in ambito nazionale - proprio per facilitare la partecipazione ai bandi da parte degli enti locali. Professionisti di cui, ad oggi, si sa poco o nulla. «Dobbiamo fare rete e unire le strutture» ha concluso Crippa in riferimento alla necessità, dei comuni, di creare gruppi di personale e tecnici in grado di affrontare la complessità normativa e procedurale che il Pnrr porta con sé.

Con riferimento al territorio lecchese, il vicepresidente della Provincia ha ricordato la necessità di investimenti per affrontare il dissesto idrogeologico, con riferimento ai casi problematici della Valsassina e della Valvarrone. Infine, la rigenerazione urbana. Un aspetto - quest'ultimo - che secondo Crippa «non deve riguardare, come prevede il Pnrr, solo i comuni sopra i 15mila abitanti. Siamo una realtà di tanti piccoli comuni, abbiamo borghi storici di estrema qualità, anche i piccoli comuni devono poter accedere alle risorse» ha concluso.

Lorenzo Adorni
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