Morando: il Next Generation Eu, una svolta attesa da anni. L’Italia non può fallire

Durante il dibattito "Facciamo Insieme il domani" che si è tenuto a Casatenovo venerdì' 19 novembre, l'ex viceministro dell'Economia Enrico Morando ha toccato alcuni aspetti fondamentali sulla nascita del Next Generation Eu e la sua implementazione nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Fattori indispensabili per comprendere le ripercussioni che il Pnrr avrà nel medio e lungo periodo sia per l'Italia che per l'Unione Europea.

«Dopo tanti decenni di resistenza, anche l'Ue è arrivata ad affermare il fatto che non ci può essere politica monetaria comune se non c'è una politica di bilancio comune» ha esordito Morando ricordando nel dettaglio quanto avvenuto durante gli anni Dieci, quando Mario Draghi era presidente della Bce. «L'orientamento della politica monetaria [della Bce] era diventato ultra-espansivo, ha creato liquidità in quantità enorme per tentare di sostenere l'economia europea, mentre la politica fiscale è stata di tipo restrittivo». Approcci contrapposti che hanno vanificato ogni speranza di cambiamento, soprattutto dal lato economico.

«Il Next Generation Eu è la netta affermazione - ha spiegato Morando - di coloro che dicono che ci vuole una politica fiscale di tipo europeo». Una scelta politica che - ha ricordato l'ex viceministro - è stata accettata di fronte alla crisi economica causata dalla pandemia. «Abbiamo travolto le resistenze dei paesi frugali» ha commentato Morando ricordando come «la pandemia ha avuto un ruolo importante perché si è capito che con i lenti passi dell'Ue non ce l'avremmo potuta fare. Ci voleva invece un piano straordinario di investimenti che fosse finanziato direttamente dall'Europa». Tuttavia, l'ex viceministro ha ricordato come, nel quadro europeo, non abbiano perso peso i cosiddetti paesi "eccezionalisti", ovvero quelli che, a partire dal governo tedesco, ritengono questa fase con un bilancio comune solo una parentesi, da chiudere dopo il 2025 con il ritorno alla situazione precedente.

Restando convinto della necessità di consolidare una «politica fiscale europea comune gestita da organismi democratici» e parallela a una politica monetaria della Bce con la quale deve esserci «convergenza», non come accaduto in passato con politiche di segno opposto, Morando ha ricordato come un fattore discriminante sul futuro di queste scelte da parte dell'Ue sarà proprio la gestione del Pnrr italiano.

L'ex viceministro ha sottolineato come il nostro paese sia stato destinatario di risorse ben al di sopra della media degli altri stati. Una soluzione adottata appositamente per risolvere i problemi strutturali che l'Italia porta con sé da decenni. Per questo motivo gli investimenti - come chiede l'Unione - devono essere accompagnati da riforme.

In assenza delle quali, o peggio, di fronte all'incapacità dell'Italia di investire le risorse del Next Generation Eu, i governi europei "eccezionalisti" prenderanno a modello il fallimento del caso italiano per chiedere il ritorno alle politiche economiche precedenti la crisi sanitaria. Una «reintroduzione di una politica di bilancio restrittiva» che - secondo l'ex viceministro - deve essere evitata in quanto sarebbe «un disastro» per l'Unione Europea.

L. A.
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