Oggiono, Bachelet: una panchina rossa per ricordare l'importanza di diritti e libertà

Le panchine rosse rappresentano ormai universalmente uno spazio simbolico occupato dalle donne cadute vittime e ieri mattina, presso l'istituto Bachelet di Oggiono, queste donne si sono prese il loro spazio per far ricordare, soprattutto a dei ragazzi così giovani, quanto sia fondamentale sensibilizzare e contrastare, con ogni mezzo culturale, il doloroso fenomeno della violenza di genere.

Alle 9,30 del 25 novembre la scuola superiore ha ritagliato un momento per l'inaugurazione della panchina, preceduta da interventi da parte della dirigente scolastica, del sindaco, di avvocati e di alcuni studenti che hanno allestito la sala con lavori fatti con le loro mani in occasione della giornata.

''L'obiettivo del nostro istituto oltre che quello formativo è educare e sensibilizzare tutti i nostri studenti sulla necessità di opporsi e lottare contro questo straziante fenomeno e richiede l'impegno di tutta la scuola, che da sempre è un luogo preposto al rispetto delle regole e soprattutto alla tutela dei diritti, voglio che i miei ragazzi siano sempre più sovversivi. Importante è anche la costruzione di relazioni sane e positive e per farlo bisogna costruire un background culturale corretto, che sicuramente in questa scuola cerchiamo di dare. L'obiettivo è la capacità di sapersi confrontare in maniera idonea, saper esprimere le proprie emozioni, e lavorare affinché tutti siano liberi di realizzarsi senza limiti di sesso e violenza. La panchina contribuirà a lasciare questo seme nella mente delle persone sperando che porti a grandi frutti'' ha detto la dirigente Anna Panzeri.

L'avvocato Monica Rosano è intervenuta poi con una riflessione: "La panchina è un'iniziativa istituita nel 2016 come forma di visibilità per non dimenticare le vittime e per far si che chi ci cammina vicino colleghi il significato e rifletta. Questa è una guerra, è una pandemia è un problema reale in cui bisogna agire. Non serve istituire panchine, giornate sulla violenza se poi non si interviene, ed è incredibile che esista addirittura una giornata nel 2021 per eliminare la violenza, dovremmo essere avanti. Invece di migliorare la situazione sta peggiorando con un aumento dell'8% dal 2020 e non possiamo più accettarlo. Ringrazio tutti i docenti aperti a questa tematica e chiunque ha contribuito alla realizzazione di questa giornata nell'Istituto''.

Queste le voci di donne che regalano speranza e voglia di lottare contro questo sistema e questa società che non dà l'opportunità di essere libere e spesso non supporta in situazioni di violenza, per questo è necessario che tutti lottino questa battaglia, donne accompagnate da uomini che le sostengano e non che le giudichino o che alzino le mani.
Bisogna intervenire fin dall'educazione nell'età infantile in famiglia, gettare le basi per un'educazione alla parità e al rispetto di genere, non insegnando a una ragazza come deve vestirsi e a quanto stare attenta ma insegnando ai figli maschi a rispettare l'altro sesso.

Il femminicidio è la punta dell'iceberg di qualcosa che è radicato nella nostra società di stampo patriarcale ed è la manifestazione dell'estrema violenza di genere che coincide con la cancellazione della donna. Questo significa che le vittime di femminicidio muoiono tutte per la stessa ragione che non è troppo amore, gelosia, follia bensì muoiono in quanto donne che si rifiutano di sottostare al possesso. I numeri salgono, i casi aumentano, sempre più donne muoiono.

Per contrastare questo fenomeno bisogna rivoluzionare la cultura sessista e unire tutte le forze in vista di un futuro migliore basato sulla parità in cui chiunque si senta libero.

M.T.
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