Nibionno: una mostra ed un confronto con quattro esperti sul tema della violenza di genere

"Non sei da sola" il nome dell'evento voluto dall'amministrazione comunale di Nibionno in occasione della giornata sulla violenza contro le donne ricordata lo scorso 25 novembre e che ha visto intervenire alcuni professionisti ed operatori che hanno approfondito una tematica ancora (purtroppo) dilagante anche nel nostro Paese.

Gli ospiti sul palco introdotti dal sindaco Laura Di Terlizzi

Un cospicuo numero di cittadini si è quindi riunito nella serata di giovedì presso il salone polivalente dell'oratorio San Carlo, nella frazione di Cibrone, dove ad accoglierli sono stati lo stesso sindaco Laura Di Terlizzi, insieme all'assessore all'istruzione, cultura, sport e tempo libero Davide Biffi, che hanno aperto dunque la serata presentando i graditi ospiti.

Il sindaco Laura Di Terlizzi e sotto il consigliere Claudio Usuelli

"Anche se ci siamo insediati da poco ci sembrava giusto ricordare questa giornata perché ancora oggi tante donne vengono uccise nell'ambito della famigliarità delle amicizie. I numeri dicono che solo 3 donne su 10 hanno denunciato i loro aggressori, una cifra ancora molto bassa che ci fa pensare sulla complessità e sulla delicatezza del tema" ha commentato la prima cittadina che per l'evento ha voluto indossare delle scarpe rosse, ovvero il tipico colore che si suole portare nei giorni di questa ricorrenza in segno di lotta contro la violenza.

L'avvocato Mattia Mascaro

A moderare l'evento e a introdurre a turno gli ospiti è stato poi il consigliere Claudio Usuelli che è partito con la presentazione della mostra fotografica "A blood red scream" di Jessica Morano, cittadina di Nibionno e autrice delle fotografie esposte nel salone che rappresentano la violenza contro le donne sui due binari dell'aggressione fisica e psicologica e che hanno l'obbiettivo di far riflettere tutti perché si tratta di un problema che colpisce le donne ma riguarda la società intera.

Le letture affidate alla compagnia ''Il portico degli amici''

Entrando nel vivo della serata, il primo a prendere la parola è stato l'avvocato Mattia Mascaro, il quale ha dato un quadro di conoscenze basilari sulla normativa del cosiddetto Codice Rosso del 2019, con il quale si è voluto dare una risposta alle situazioni di violenza contro le donne facendo in modo che le autorità di pubblica sicurezza potessero intervenire nell'immediato. La legge, oltre ad introdurre nuove forme di reato come il revenge porn, prevede che la vittima possa denunciare l'aguzzino il quale verrà subito attenzione dalla pubblica autorità che poi notificherà il soggetto al pubblico ministero, con la possibilità della magistratura di poter emettere nell'immediatezza misure cautelari idonee per allontanare l'aggressore dalla donna, come la custodia cautelare, gli arresti domiciliari o il divieto di avvicinamento.

La dottoressa Raffaella Ceruti

Spesso le misure di questo tipo sono difficili da far rispettare da parte delle autorità e questo è sicuramente un vulnus nella normativa che rende il Codice Rosso un atto sicuramente perfettibile che si inserisce però nel solco del miglioramento dell'efficacia della risposta delle istituzioni alla violenza di genere.

Sul lato più psicologico della violenza è intervenuta invece la dottoressa Raffaella Ceruti, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta che ha spiegato come l'amore disfunzionale e patologico che spesso si crea nelle dinamiche di coppie in cui c'è una componente di violenza non viene quasi mai riconosciuto come tale dalla vittima. Quest'ultima, poi, ha dei tratti di fragilità e debolezza riconducibili ad un vissuto di deprivazione affettiva che scatenano nella psiche i comportamenti perversi della dipendenza affettiva patologica e dell'attaccamento disfunzione che non permettono di allontanarsi dal partener violento.

La dottoressa Patrizia Zanotti

"Le donne non denunciano o non si ribellano principalmente perché quando essa stessa è stata a lungo oggetto di vessazioni dal partner va incontro ad un azzeramento della propria immagine e della propria identità e si annullata nelle proprie capacità di donna o madre. L'esito spesso è che queste donne iniziano a sentirsi addirittura in colpa e credono di essere loro la matrice di aggressività del compagno e diventa così difficile riconoscere la violenza e denunciarla" ha commentato quindi l'esperta al termine del suo intervento. Sempre dal punto di vista psicologico ha offerta la propria esperienza anche la dottoressa Patrizia Zanotti, psicologa responsabile dell'attività consultoriale nel polo territorio dell'ASST di Monza, la quale è entrata più nel concreto della tematica affrontando il processo di inserimento della vittima in percorso di aiuto.

Anna Sarnataro

La cosa principale, a detta della dottoressa, che può essere utile quando si parla o si incontrano vittime di violenza è innanzitutto essere consapevoli delle proprie emozioni per poter poi accogliere il racconto dell'altro senza la presunzione di poter risolvere in modo definitivo la sua situazione. Spesso, infatti, il percorso di uscita dalla violenza è fatto allo stesso modo di passi in avanti e passi indietro e la progressione si stabilisce solo quando la vittima riesce ad instaurare un rapporto di fiducia con l'operatore che valuterà i suoi bisogni e cercherà di inserirla nel programma più adeguato alle sue necessità. In ogni caso, le figure che assistono la donna in questo lungo e complesso percorso non dovrebbero sentirsi frustrate nel caso di un suo ripensamento perché anche se il programma non viene terminato non è mai un progredire allo stadio di partenza perché spesso la donna riesce a maturare comunque maggiore consapevolezza sulla sua situazione che potrebbe aiutarla a ritornare a chiedere aiuto mesi o anni dopo.

Infine, l'ultimo intervento della serata è stato quello di Anna Sarnataro, presidente dell'associazione "Un atomo d'ossigeno", impegnata anche nell'aiuto e supporto di molte donne in casa-famiglia che sono state vittime di violenza domestica e hanno dovuto allontanarsi con i figli dal partner. "Spesso le donne che incontro in queste case sembrano temere il giudizio di altre donne che ai loro occhi provengono da una famiglia perfetta perché si sentono colpevoli di aver scelto l'uomo sbagliato. Credo quindi che a livello del singolo quello che ciascuno di noi può fare è non girarci dall'altro lato quando vediamo una situazione di difficoltà o disagio e soprattutto non giudicare" ha concluso la donna.

Jessica Morano e la sua mostra

Tra un intervento e l'altro, inoltre, il gruppo de "Il portico degli amici" di Nibionno ha provveduto alla lettura recitata di alcuni spezzoni di storie vere o biografie di donne che hanno subito una violenza e che l'hanno raccontata a posteriori, coinvolgendo il pubblico ancora più concretamente sul tema.
M. B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.