Falsi certificati per convertire la patente di guida. 5 albanesi e un italiano a processo
E' ancora tutto da dimostrare il quadro accusatorio - così come le eventuali responsabilità penali - sostenuto dalla Procura della Repubblica di Lecco nei confronti dei sei imputati accusati a vario titolo di aver "taroccato" certificati di residenza per poter ottenere facilmente la conversione della patente da extracee a italiana.
Violazione del testo unico in materia di documentazione amministrativa, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, ricettazione, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato: sono le contestazioni nei confronti di cinque cittadini albanesi e di un 61enne italiano.
All'imputato G.B., residente a Calusco d'Adda e difeso in aula dall'avvocato Luca Del Bue del foro di Bergamo, la Polizia Stradale di Lecco è arrivata grazie ad un'attività investigativa partita ad aprile 2018 dopo una segnalazione da parte della motorizzazione di Lecco, che aveva ritenuto sospette otto pratiche finite sul suo tavolo.
Ieri in tribunale a Lecco è stato sentito uno degli agenti che aveva seguito le indagini all'epoca dei fatti: chiedendo ai Comuni di residenza i reali certificati, risultava che in motorizzazione erano state inviate richieste recanti periodi di residenza su suolo italiano inferiori ai quattro anni. Questo perchè - secondo la tesi della pubblica accusa - la normativa prevede che il cittadino albanese debba ripetere l'esame di guida per covertire la patente solo nel caso in cui si sia traferito nel nostro Paese da almeno quattro anni.
Gli inquirenti sono così risaliti dalla motorizzazione all'agenzia che aveva inoltrato le richieste, un autoscuola con sede in un comune del territorio casatese, che poi ha reindirizzato la Polizia Stradale all'imputato. Quest'ultimo sarebbe intervenuto per accompagnare o presentare le domande di conversione per conto degli extracomunitari. Con un decreto di perquisizione emesso dall'autorità giudiziaria, gli agenti hanno posto sotto sequestro diverso materiale rinvenuto nell'abitazione del caluschese, soprattutto informatico. ''Abbiamo trovato documentazioni che attestavano la falsità dei certificati di residenza inoltrati, quali la copia originale scannerizzata e una seconda copia con la data modificata'' ha detto il teste.
È stata quindi escussa un'impiegata dell'autoscuola del casatese, che ha confermato di consocere l'imputato, presentatosi in agenzia come "intermediario" esclusivamente per le pratiche di conversione di patenti straniere: "era presente quando venivano a compilare i documenti e li aiutava a capire cosa dovevano fare, visto che molti di loro non parlavano bene l'italiano. A volte pagava lui per le visite mediche, a volte pagavano i richiedenti, ma da noi lui non percepiva nulla".
Infine ha testimoniato un ''cliente'' dell'imputato italiano: gliel'avrebbero presentato alcuni connazionali. ''Dopo avergli consegnato la patente e il mio certificato di residenza mi ha portato in autoscuola per fare la visita medica. Gli ho dato 240 euro per pagare la visita... solo poi ho scoperto che il costo era inferiore'' ha detto il testimone. ''Gli avrei dovuto dare 1000 euro a termine della pratica. Non ho pagato perchè non mi è stata convertita la patente, anche se non so per quale motivo''.
Il giudice in ruolo monocratico Gianluca Piantadosi ha rinviato al prossimo 27 maggio per poter completare l'istruttoria con le ultime quattro testimonianze ed eventualmente con gli esami degli imputati.
Violazione del testo unico in materia di documentazione amministrativa, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, ricettazione, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato: sono le contestazioni nei confronti di cinque cittadini albanesi e di un 61enne italiano.
All'imputato G.B., residente a Calusco d'Adda e difeso in aula dall'avvocato Luca Del Bue del foro di Bergamo, la Polizia Stradale di Lecco è arrivata grazie ad un'attività investigativa partita ad aprile 2018 dopo una segnalazione da parte della motorizzazione di Lecco, che aveva ritenuto sospette otto pratiche finite sul suo tavolo.
Ieri in tribunale a Lecco è stato sentito uno degli agenti che aveva seguito le indagini all'epoca dei fatti: chiedendo ai Comuni di residenza i reali certificati, risultava che in motorizzazione erano state inviate richieste recanti periodi di residenza su suolo italiano inferiori ai quattro anni. Questo perchè - secondo la tesi della pubblica accusa - la normativa prevede che il cittadino albanese debba ripetere l'esame di guida per covertire la patente solo nel caso in cui si sia traferito nel nostro Paese da almeno quattro anni.
Gli inquirenti sono così risaliti dalla motorizzazione all'agenzia che aveva inoltrato le richieste, un autoscuola con sede in un comune del territorio casatese, che poi ha reindirizzato la Polizia Stradale all'imputato. Quest'ultimo sarebbe intervenuto per accompagnare o presentare le domande di conversione per conto degli extracomunitari. Con un decreto di perquisizione emesso dall'autorità giudiziaria, gli agenti hanno posto sotto sequestro diverso materiale rinvenuto nell'abitazione del caluschese, soprattutto informatico. ''Abbiamo trovato documentazioni che attestavano la falsità dei certificati di residenza inoltrati, quali la copia originale scannerizzata e una seconda copia con la data modificata'' ha detto il teste.
È stata quindi escussa un'impiegata dell'autoscuola del casatese, che ha confermato di consocere l'imputato, presentatosi in agenzia come "intermediario" esclusivamente per le pratiche di conversione di patenti straniere: "era presente quando venivano a compilare i documenti e li aiutava a capire cosa dovevano fare, visto che molti di loro non parlavano bene l'italiano. A volte pagava lui per le visite mediche, a volte pagavano i richiedenti, ma da noi lui non percepiva nulla".
Infine ha testimoniato un ''cliente'' dell'imputato italiano: gliel'avrebbero presentato alcuni connazionali. ''Dopo avergli consegnato la patente e il mio certificato di residenza mi ha portato in autoscuola per fare la visita medica. Gli ho dato 240 euro per pagare la visita... solo poi ho scoperto che il costo era inferiore'' ha detto il testimone. ''Gli avrei dovuto dare 1000 euro a termine della pratica. Non ho pagato perchè non mi è stata convertita la patente, anche se non so per quale motivo''.
Il giudice in ruolo monocratico Gianluca Piantadosi ha rinviato al prossimo 27 maggio per poter completare l'istruttoria con le ultime quattro testimonianze ed eventualmente con gli esami degli imputati.
F.F.