Oggiono: chiesta la condanna a un anno e mezzo per un 52enne. Per il PM truffò un'anziana

Per il verdetto finale bisogna attendere ancora qualche settimana, avendo il giudice Giulia Barazzetta rinviato per repliche al prossimo 1 febbraio. Intanto le parti hanno presentato le loro conclusioni finali.
È stata chiusa questa mattina infatti in tribunale a Lecco l'istruttoria dibattimentale del procedimento a carico di L.R., 52enne di origini svizzere, accusato di truffa perpetrata secondo la tesi accusatoria ai danni di un'anziana classe 1945 di Oggiono. Sempre secondo la versione della Procura, ancora tutta da confermare, l'uomo avrebbe con raggiri e artifizi -in un periodo compreso tra il 2017 e il 2018- svuotato i conti correnti della donna, dopo aver conquistato la sua fiducia, e a prenderle diversi monili in oro che erano custoditi nella sua abitazione. Oltre a ciò avrebbe anche convinto l'anziana a vendere l'appartamento in cui risiedeva per trasferirsi in Liguria.

Nell'udienza odierna, durata una mezz'ora, il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell'uomo, riconosciutegli le attenuanti generiche, a 1 anno 6 mesi e al pagamento di 700 euro di multa avendo ritenuto provata la responsabilità del reato a lui ascritto. Un esito condiviso dall'avvocato Andrea Artusi -rappresentante l'amministrazione di sostegno della donna, custoditasi parte civile- che, nel spiegare le sue ragioni, ha ricostruito la vicenda per intero; da come l'imputato si sia avvicinato alla anziana presentandosi come venditore porta a porta, a come, comprendendo che la signora fosse sola e bisognosa di qualcuno con cui confidarsi abbia iniziato a frequentarla spesso fino al momento del rogito dell'abitazione e all'apertura del conto corrente cointestato. Non solo, l'imputato avrebbe anche avuto a disposizione il bancomat della signora, da cui avrebbe prelevato somme che poi ha utilizzato per i suoi piaceri personali e per ripagare i debiti che aveva con la ex moglie per il mantenimento del figlio. "L'aveva anche accompagnata in Liguria a visionare qualche immobile ma lei non era potuta scendere a visitarli perchè per lei erano inaccessibili" ha continuato nella sua discussione la toga lecchese, "e non solo ha concretizzato artifizi e raggiri verso di lei ma anche verso terzi, chiedendo alla donna di farsi chiamare "nipote" per evitare di destare sospetti". Insomma l'imputato avrebbe trovato -per utilizzare la metafora pronunciata al giudice dall'avvocato Artusi- un terreno fertile per perseguire i suoi scopi: per questo motivo la parte civile ha chiesto la condanna dell'uomo anche al risarcimento del danno per 150mila euro.
L'avvocato Elisa Magnani del foro di Lecco invece si è battuta per l'assoluzione del suo assistito: seppur "entrata" a giochi fatti -avendo infatti assunto la difesa d'ufficio a istruttoria conclusa e potendo quindi studiare solo le "carte"- la toga lecchese ha sollevato diversi dubbi sulla responsabilità del 52enne. In primis secondo il difensore il suo assistito non avrebbe messo in atto "artifizi e raggiri" per convincere l'anziana a mettere in vendita il suo appartamento, avendo lei stessa affermato al giudice, chiamata a testimoniare al giudice, che fosse stata una sua idea personale e che anche il notaio che ha rogato la vendita ha parlato di lucidità e consapevolezza della donna durante la stipula; inoltre della trattativa e della vendita se ne sarebbe occupato l'agente immobiliare, non l'imputato. In merito al conto corrente cointestato con l'imputato, l'avvocato Magnani riprendendo le parole del funzionario della banca che ha aperto il conto ai due ha affermato che egli si sia più volte sincerato della consapevolezza di quel che stesse facendo la signora e che ella gli sia sembrata cosciente. Per quanto riguarda i monili in oro che avrebbe prelevato per depositare in una cassetta di sicurezza, la toga ha sottolineato che l'imputato abbia negato di averli presi e, tenendo conto che egli stesso abbia ammesso di aver prelevato solo 13mila euro dal conto personale della signora, probabilmente siano spariti per mano altrui -avendo la donna stessa affermato che più di una persona possedeva le chiavi del suo appartamento-. Per questi motivi l'avvocato Magnani ha chiesto l'assoluzione del suo assistito e in subordine il minimo della pena, le attenuanti generiche, i benefici di legge concedibili e un risarcimento pari ai soli 13mila euro.
B.F.
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