Il vuoto politico e le sezioni chiuse dietro la fulminante carriera di Alessandra Hofmann
A posto? Niente affatto, ormai è scattata una voracità patologica, una bulimia politica da placare soltanto con altre e nuove poltrone. Ed ecco che arriva la terza, importante: niente meno che la presidenza della Conferenza dei sindaci del Casatese. In questa terza veste la Hofmann assume il ruolo di vestale della politica del circondario un tempo amministrato da personaggi come Giovanni Maldini e Domenico Galbiati. Del resto il convento non passa altro e quindi, giù il cappello a chi si sacrifica per la comunità. Bene, ora al lavoro, tra i guai di Retesalute, i trasporti pubblici perennemente in affanno, i centri vaccinali che vanno sorvegliati in nome del popolo brianzolo la signora Hofmann ne ha da occupare i tre quarti della giornata. Evidentemente però non è così.
E infatti - sempre per mancanza di candidati appena spendibili - eccola in corsa anche per la poltrona di presidente della provincia di Lecco. Il colpaccio stavolta può riuscire, sempre grazie - o a causa - delle manovre politiche nel campo avversario. Oltre al centrosinistra è schierata la truppa dei "Civici" che vanta sindaci solitamente disposti su scacchiere opposte, come Stefano Motta di Calco ex PD ora in Italia Viva e Federico Airoldi di area centrodestra. La frattura a sinistra finisce per favorire la fortunatissima Alessandra Hofmann che, anche se per pochi voti, agguanta la poltrona di presidente della provincia, la prima donna nella storia di villa Locatelli iniziata con il voto del 1995 dopo l'istituzione formale del nuovo livello istituzionale del 1992. E siamo a quattro.
Una scalata che sempre per restare col nostro Maslow l'ha portata in cima alla piramide, lassù dove si registra l'autorealizzazione. Complimenti vivissimi, dunque e...alla prossima. Sempreché qualcuno, oggi troppo indaffarato col proprio lavoro, non decida per la pensione e si renda disponibile. Possibilmente con qualche esperienza politica e competenza professionale.