E' tempo di bilanci
Chicco Fumagalli
Quello che mi lascia una striscia nera nel cuore sono i cinque processi penali cui sono stato sottoposto per la mia attività di giornalista, che è stata passione e non professione.
Tre li ho vinti e due li ho persi, non per quanto scritto - un giudice nella sentenza di condanna mi ha fatto i complimenti per l’articolo - ma per un sostantivo e una proposizione sbagliati nel titolo.
Scrissi indulto - che è termine penale - in luogo di indulgenza e “ per “ in luogo di “ e li ha “, suggerendo una intenzione preconcetta anziché riferire semplicemente di fatti realmente accaduti.
In questo ultimo caso mi rimane la soddisfazione di avere visto il Pubblico Ministero che sosteneva l’accusa chiedere la mia assoluzione per quattro motivi, l’uno alternativo all’altro.
Il querelante era a sua volta magistrato e il giudice monocratico di Brescia non se la sentì di dargli torto. Non ho potuto appellare perché nel frattempo il magistrato querelante era deceduto.
Perche scrivo queste righe? Perché ogni parola usata ha un peso, talvolta pesantissimo, che tradisce l’intenzione.
Però li ho affrontati tutti a testa alta: magistrati, Carabinieri, funzionari del Fisco, Ispettori sanitari e del lavoro, funzionari statali, Comandanti di vigili urbani e politici della Lega.
Il mio bilancio è ampiamente positivo. E ora che sono vecchio e stanco, è come avvertire i benefici effetti di una crema idratante. Non è poco, credetemi.
Chicco Fumagalli