Casatenovo: messa alla prova per la mamma a processo per l'abuso di 'severità' sulla figlia

E' chiamata a rispondere dell'ipotesi di reato di ''abuso di metodi correttivi e lesioni''. Stamani in tribunale a Lecco una 50enne, all'epoca dei fatti residente a Casatenovo, ha chiesto la messa alla prova, ossia di poter estinguere il processo a suo carico con lavori di pubblica utilità.
I fatti che le vengono contestati risalirebbero al dicembre 2018, quando la donna avrebbe ritirato il tablet e il telefono cellulare alla figlia ancora minorenne, facendola poi finire al pronto soccorso. A presentare querela nei confronti dell'imputata era stato il padre della ragazza, costituitosi parte civile nel processo con l'avvocato Nadia Invernizzi.
La donna invece, assistita dagli avvocati Mariacristina Vergani e Roberta Succi rispettivamente del foro di Monza e Milano, ha deciso di mettere un punto alla vicenda giudiziaria, avvalendosi dell'istituto della messa alla prova.
Una richiesta accolta dal giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore che nell'udienza del prossimo 6 luglio prenderà visione del piano di lavori di pubblica utilità concordato con l'Uepe, l'Ufficio per l'esecuzione della pena. Stabilito anche un risarcimento a carico della minore pari a 2mila euro, comprensivo delle spese di costituzione di parte civile.
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