Lettera di un'insegnante in tempi di Covid. 'C'è bisogno di tutele e di maggiori risorse. Così è difficile garantire il diritto all'istruzione'
Immagine di repertorio
sono un'insegnante di scuola primaria, lavoro in provincia di Lecco. Vorrei mettervi a conoscenza della situazione di grande disagio che stiamo vivendo in questi giorni a scuola.
Quotidianamente ci sono nuovi bambini assenti a causa di quarantene per contatto; studenti che hanno diritto alla didattica digitale che attiviamo con tempestività.
In classe, al netto delle presenze rimaste, circa il 70%, dobbiamo quindi mettere in atto una didattica mista, ovvero, delle proposte che siano valide sia per i bambini in presenza che per coloro che si collegano attraverso piattaforma.
Mi piacerebbe sottolineare due aspetti: la scuola in cui lavoro non ha dotazioni nemmeno minime per effettuare i collegamenti con i bambini, motivo per cui le insegnanti utilizzano il loro personale dispositivo, con la loro personale linea internet. Un altro aspetto è quello che, con bambini di una fascia di età bassa, dividersi tra l'attenzione da dedicare a chi è a casa e a chi è a scuola, nello stesso momento, non è sufficiente a garantire una didattica di qualità. Se poi ci si mette chi chiede, contemporaneamente al collegamento su Google meet per tutti, anche un collegamento con chiamata whatsapp per raggiungere davvero tutti (d'altra parte l'istruzione è un diritto da garantire e tu maestra, si sa, con la mano sul cuore, fai anche questo) abbiamo fatto bingo!
Il ministro ha detto che la scuola è un luogo sicuro, un diritto per tutti. Siamo d'accordo ministro, ma io lunedì 17 gennaio non ho fatto scuola: alcuni bambini con bisogni speciali, sia a casa che in presenza, necessitavano di un affiancamento personale durante la lezione, così come tutti i bambini che ancora non sanno lavorare in autonomia, poi "maestra può inquadrare meglio?" "Maestra ho il riflesso", "maestra è saltata la linea", per non parlare del fare lezione senza inquadrare volti e citare nomi dei bambini per tutelare la privacy di tutti, mentre tu maestra, dovresti insegnare qualcosa di nuovo. Tutte queste situazioni ci mettono nelle condizioni di non poter garantire il diritto all'istruzione.
Gli insegnanti sono chiamati a svolgere lavori di segreteria, più che di didattica ed educazione, divisi tra l'invio del materiale in anticipo a coloro che partecipano alle video lezione, l'invio successivo a coloro che sono a casa ma non sono collegati e il controllo al rientro dai giorni di assenza, come sergenti sulla soglia di ingresso della scuola, delle certificazioni per il rientro che rispettino i requisiti normativi. Inoltre gli insegnanti si trovano a dover gestire due classi ciascuno con tali, tante e differenziate situazioni, oltre che il dover coprire l'assenza di colleghi in quarantena. Mercoledì 19 gennaio, sono stata chiamata ad interrompere la lezione per mandare tutti i bambini d'urgenza, me compresa a fare un tampone. D'altra parte, il rischio per i docenti è alto, essendo esposti ad una media di 50 persone al giorno. "Le insegnanti il tampone se lo pagano" e allora vai, paga il T0 e cerca un tampone T5 di domenica che se lo trovi lo paghi a peso d'oro. Ministro, abbiamo bisogno di tutele per tutti e di più risorse!
Lavoriamo sul filo del rasoio tra l'apertura e la chiusura della scuola, tra la garanzia dei diritti di tutti e il sentir naufragare i propri. La scuola è una giungla e non ci rimane in bocca nient'altro che un sapore dolce amaro di quel luogo protetto e tanto amato in cui insegnanti appassionati facevano educazione a scuola.
Giulia