Barzago: Luigi De Franco ricostruisce la storia dei suoi nonni, prigionieri nei lager nazisti. Due medaglie alla loro memoria

Storia. Non c'è solo la storia dei sovrani e delle battaglie, quella che si studia sui libri spesso controvoglia, ma c'è anche la Storia composta dai comportamenti, dai sacrifici e dalla fatica quotidiana delle persone comuni, di coloro che hanno visto la loro vita sconvolta da catastrofi causate dall'uomo e hanno dovuto cercare di sopravvivere. Solitamente sono i ricercatori, i giornalisti o i registi dei film d'autore che si occupano di riportare a galla questi mattoni della nostra memoria collettiva.
La premiazione tenutasi nella sala consiliare del Comune di Barzago nella mattinata di giovedì 27 gennaio invece, è stata permessa dall'appassionato lavoro di ricerca di un giovane cittadino, Luigi De Franco.

Da sinistra Irene De Franco, Antonino Sarubbi, Mario De Franco, il sindaco Mirko Ceroli,
Massimino de Franco, il prefetto Castrese de Rosa, Luigi De Franco e il maresciallo Ezio Riboldi

Partendo da ciò che i suoi nonni gli raccontavano quando era bambino, Luigi ha iniziato a fare ricerche, contattando prima i distretti di appartenenza e poi diversi enti esteri, tra cui l'archivio di stato tedesco e l'archivio della Croce Rossa Internazionale di Ginevra. Attraverso questo lavoro, durato diversi mesi, egli è riuscito a ricostruire la storia dei suoi due nonni durante il secondo conflitto mondiale e questo ha consentito l'attribuzione a queste due figure delle due medaglie che sono state consegnate.
Nell'aprire l'iniziativa, il sindaco di Barzago, Mirko Ceroli, ha sottolineato come un lavoro come questo sia fondamentale sotto due punti di vista. "L'attività di ricostruzione della memoria famigliare portata avanti da questo ragazzo coincide con il ripristino una parte della memoria dell'intero paese" ha infatti affermato il primo cittadino, per poi rimarcare che "l'evento di cui si parla è un evento terribile che può ripetersi, nonostante ci sembri così lontano del tempo".
A queste parole si è agganciato il Prefetto di Lecco, Castrese De Rosa, il quale, ha aggiunto: "in un periodo in cui i giovani entrano nelle baby gang o pensano ad inseguire falsi miti propagandati da social network che distorcono la realtà, l'esempio di questo ragazzo è veramente eccezionale. Meriterebbe anche lui una medaglia".

A questo punto, è toccato a Luigi De Franco raccontare la vicenda dei suoi nonni e le sue parole sono risuonate limpide della sala, trasportando tutto il peso che porta con sé la Storia. Il nonno paterno, Nicolino De Franco, nel 1941 fu dislocato con la sezione di sussistenza di Bari in Albania. Successivamente, tra il 1942 e il 1943, fu spostato alla sezione panettieri di Bologna, di stanza nel territorio corrispondente alle attuali Slovenia e Croazia. Dopo l'armistizio del 1943, Nicolino De Franco fu prigioniero e trasportato in un campo di prigionia vicino a Fürstenberg, in Germania. Attraverso l'archivio della Croce Rossa Internazionale, si è riusciti a risalire al nome della fidanzata dell'epoca di Nicolino De Franco, il quale grazie alla CRI riuscì a inviare tre lettere verso casa.

Da sinistra Luigi De Franco, Mario De Franco, Massimino De Franco (papà di Luigi), Antonino Sarubbi, Irene De Franco (sorella di Luigi)

Il nonno materno, Luigi Ziella, fu arruolato con la sezione fanteria cacciatori delle Alpi di Perugia. Nell'agosto del 1943 fu inviato in Slovenia dove un mese dopo fu fatto prigioniero a Lubiana. Benché il suo foglio matricolare affermi che Luigi Ziella fu portato in Germania, i documenti dell'archivio di stato tedesco hanno rivelato che egli in realtà fu tenuto prigioniero in un campo vicino Kaliningrad, quindi nel territorio sovietico occupato dai nazisti. Durante il viaggio di ritorno in treno, Luigi Ziella si addormentò e si risvegliò quando ormai il convoglio era giunto al capolinea. Egli quindi decise di raccontare la sua storia al capotreno, il quale gli comprò un biglietto di viaggio e un panino.
Terminata questa spiegazione, il giovane cittadino di Barzago, il cui entusiasmo per l'esito della sua opera è a stento nascosto dalla mascherina, ha aggiunto: ''Questo lavoro nasce da una passione per la storia che coltivo fin da quando ero piccolo, nonché dalla curiosità e dal desiderio di approfondire i racconti dei miei nonni. Certo ci è voluta tanta pazienza e perseveranza perché nonostante tutti gli archivi che contattavo continuamente non riuscivo a trovare nulla''.
L'evento si è concluso con la premiazione: il Prefetto e il sindaco hanno consegnato ai familiari di Luigi Ziella e Nicolino De Franco due delle medaglie d'onore dedicate ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti. Il dottor De Rosa ha sottolineato che la Provincia di Lecco è uno dei territori dove è stato consegnato il maggior numero di questi riconoscimenti. Lui stesso, ha poi raccontato sua Eccellenza, tra questa settimana e la prossima consegnerà circa venti medaglie d'onore.

Ognuno di questi riconoscimenti è un premio a uomini e donne che, con la loro perseveranza e la loro resistenza, hanno mantenuto in vita la dignità di un paese che crollava sotto il peso dell'occupazione della Wehrmacht e della codardia dei nostri governanti in fuga dopo l'armistizio. Storie che hanno contribuito a dare vita a quella che è stata la storia dell'Italia nell'ultima parte della guerra e nel dopoguerra. Il premio consegnato oggi, però, è anche un premio a chi quelle Storie le ha onorate nel miglior modo possibile: riportandole alla luce, così che possano spiegarci ciò che è stato e ammonirci affinché non si ripeta più.
Andrea Besati
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