Falsa l'idea di una democrazia diretta che rinunci ai partiti

Dalle colonne del Corriere della Sera, questa mattina, il professor Angelo Panebianco pone questioni non troppo dissimili da quelle affrontate su queste pagine dopo l'elezione del Presidente della Repubblica, ovvero la debolezza della politica e come questa influenzi le istituzioni democratiche.

Nella sua chiusura il noto politologo esprime la speranza che il nostro Paese sappia conservare la propria democrazia di fronte alle crisi future. Si tratta di un tema - quello della crisi delle democrazie liberali - che è sul tavolo dei maggiori centri studi ormai da alcuni anni.

Non si tratta, questa volta, di possibili svolte autoritarie sullo stile di quelle che hanno costellato la storia della Repubblica dal secondo dopoguerra al '93. Le minacce alle democrazie liberali odierne derivano invece da una serie di fenomeni che colpiscono gli stati sia dall'esterno che dall'interno.

La crisi della politica, del sistema dei partiti, è una di queste. Secondo una ricerca condotta dal Sole 24 Ore il 78,7% degli italiani crede che debbano essere rafforzati gli strumenti di democrazia diretta. Ovvero meccanismi che porterebbero ad avere un sistema sempre più disintermediato dall'azione dei partiti. A questo punto, un quesito è d'obbligo: può una democrazia funzionare senza l'azione intermedia dei partiti? La risposta è no.

L'idea che strumenti di democrazia diretta aumentino, in quanto tali, il livello di democratizzazione di un paese è falsa. Si tratta di una questione troppo complessa per essere affrontata in poche righe. Ci limitiamo ad osservare che la risposta non sta tanto nella quantità di strumenti di democrazia diretta a disposizione dei cittadini, ma nella qualità - intesa come aspetto formale - delle decisioni sulle quali siamo chiamati a deliberare con lo strumento del voto. Da questo punto di vista l'elezione diretta del Presidente della Repubblica non rappresenterebbe nient'altro che un vulnus costituzionale e politico, dato il ruolo di garanzia e non politico che la Costituzione italiana affida al Presidente.

La risposta alle problematiche risiede forse in una necessità esattamente inversa. Cioè quella di allargare gli spazi di democrazia a partire dai livelli più bassi del sistema fino ai più alti. Sapendo comunque - come giustamente fa notare Panebianco - che l'epoca d'oro dei partiti non ritornerà. In questo contesto attuale, la necessità di una rapida ripresa dell'integrazione degli stati all'interno dell'Unione Europea è un passaggio fondamentale. Un'ampia opera di democratizzazione dell'Unione deve essere condotta con lo scopo di risolvere quello che è il problema costitutivo dell'Unione stessa, ormai noto da anni. Un'attività da condurre di pari passo con il consolidamento dei diritti dei cittadini. L'Unione rappresenta oggi, forse, l'ultimo baluardo di fronte a quella crisi futura che secondo Panebianco - e molti altri studiosi - potrebbe portare all'implosione della democrazia.

Lorenzo Adorni
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.