Casatese: moglie e mamma vittima delle botte del consorte. In Aula altri testimoni

Alla scorsa udienza il dramma era stato raccontato per viva voce della sua diretta protagonista. Quest'oggi la stessa vicenda da pelle d'oca è stata nuovamente ripercorsa dinnanzi al collegio giudicante dal tribunale di Lecco - presidente Paolo Salvatore, a latere le colleghe Giulia Barazzetta e Martina Beggio, quest'ultima in sostituzione del collega Gianluca Piantadosi, impedito - attraverso le parole, chiare e precise, della psicologa de L'Altra Meta del Cielo che ha accolto le confidenze della vittima, sostenendola nel difficile percorso di ricostruzione del sé dopo l'allontanamento da quel marito-padrone ora a processo con le pesanti accuse - chiaramente ancora da provare - di maltrattamenti in famiglia e lesioni (aggravati). Tratteggiata così l'esistenza sfortunata di una donna oggi appena trentenne e residente nel casatese, soggiogata già dalla madre e poi data in sposa, in Albania, a un uomo molto più grande di lei, divenuto in pochi anni il padre dei suoi quattro figli, con altre due gravidanze interrotte, a detta della denunciante, per le botte subite. Gravato da problemi con la bottiglia e ludopatico, il consorte avrebbe per anni sottoposto la persona offesa - costituita parte civile per il tramite dell'avvocato Grazia Corti - a violenza fisica ma anche - come sottolineato dalla professionista escussa questa mattina - psicologica e economica, non permettendole di lavorare e facendo addirittura patire a lei e ai bambini la fame. Il tutto fino al 13 aprile 2020 quando, nel corso dell'ennesima sfuriata del papà, una delle figlie è riuscita a scappare di casa, chiedendo aiuto ai vicini per mettere il salvo la sorellina e la mamma percosse dal genitore.
"Era Pasquetta, ero da basso, arriva e mi chiede di chiamare i Carabinieri. Sono rimasta basita, non sapevo cosa fare. Mi è arrivata una tegola addosso" ha ricordato la dirimpettaia, per poi aggiungere come le forze dell'ordine siano infine state chiamate direttamente dalla bambina, con il cellulare di sua figlia, dopo essere entrata nel suo appartamento. In un altro momento, quando già l'imputato era stato allontanato dall'abitazione di famiglia, una sera la stessa vicina avrebbe ricevuto un messaggio da un'altra delle piccole che le chiedeva nuovamente di attivare i Carabinieri dopo il ritorno a casa - alterato - del padre.
Tutte circostanze confermate anche dal marito della donna, un noto imprenditore del territorio, che ha ricordato anche di aver riconosciuto chiaramente la voce dell'uomo, pur non avendolo visto nella seconda occasione ricordata dalla moglie.
Richiamato formalmente dal Presidente per aver cercato di interrompere - per contraddirla - Amalia Bonfanti, chiamata a deporre quale numero uno dell'associazione L'Altra Metà del Cielo, l'imputato ha poi avuto la possibilità di raccontare la propria versione dei fatti in contestazione, negando gli addebiti. Il processo è stato aggiornato al 28 aprile per il prosieguo dell'istruttoria.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.