Monticello: festa patronale di Sant'Agata con ospite don Giuseppe Conti

Festa grande per la comunità di Monticello, che nella giornata di sabato 5 febbraio ha ricordato la propria patrona Sant'Agata con una messa solenne alla presenza del parroco don Marco Crippa e di don Giuseppe Conti, originario del paese e dal 2020 prevosto di Carate Brianza. La cerimonia si è aperta con il tradizionale rito del faro, segno di una vita donata a Cristo e simbolo dell'ardore della fede e dell'amore per Gesù, che si rinnova anche attraverso il culto della Santa patrona.

Il sindaco Hofmann fra don Giuseppe e don Marco

"Voglio ringraziare don Giuseppe per la sua presenza quest'oggi, dopo avergli fatto il mio invito non ha esitato nemmeno un secondo nel dire di sì. È un uomo molto impegnato, ha quattro parrocchie e 25mila fedeli di cui prendersi cura ora, ma ha comunque voluto esserci per questo momento così speciale per la nostra parrocchia" ha affermato don Marco rivolgendosi a don Giuseppe, ringraziando poi anche il sindaco di Monticello, Alessandra Hofmann, presente alla celebrazione come segno di unione tra comunità civile e spirituale.

È proprio in occasione dei festeggiamenti della Santa patrona che don Giuseppe, classe 1956, ha colto l'occasione di fare ritorno verso il paese da cui proviene, ma come lui stesso ha specificato nel corso dell'omelia, è proprio la frazione di Sant'Agata che lo ha visto crescere e coltivare poi la fede che sarebbe diventata il fulcro della sua vita.

Don Giuseppe Conti

"E' un'emozione per me ritornare qui in questo luogo oggi, e sono felice di poter condividere la gioia di questo giorno con voi. La festa patronale è un'occasione per trarne insegnamenti di crescita spirituale oltre che ad essere motivo di gioia e di ritrovamento per tutta la comunità" ha esordito don Giuseppe, iniziando la predica dopo la conclusione della lettura del vangelo da parte di don Marco.

Don Marco Crippa

In particolare, il religioso ha voluto ricordare la storia della Santa patrona Agata e il significato del suo gesto d'amore verso Gesù, affinché possa sempre essere un esempio per tutti i fedeli che la pregano e la adorano. La festa di Sant'Agata, come ha ricordato, non è solo la festa patronale per Monticello ma è anche la festa cattolica di tutte le donne, e proprio attraverso la martire è possibile lodare anche tutte quelle doti tipicamente femminile e tutte quelle qualità formidabili che fioriscono in modo incalcolabile nell'esperienza della maternità.

"Vogliamo quindi ringraziare il Signore per quel capolavoro che è la donna, apprezzandone i valori e le capacità" ha affermato il religioso, affrontando poi il tema della comunità e dell'appartenenza che segna l'esperienza di ogni cristiano. In primo luogo, i cristiani non sono mai soli, ha affermato don Giuseppe, perché essi sono inclusi in una Chiesa universale, ma per imparare ad appartenere davvero bisogna prima capire come far parte della comunità in cui si è radicati, in cui si è nati o in cui si vive quotidianamente, cercando di inserirsi in modo vivo nel suo tessuto sociale.

Rivolgendosi al sindaco Hofmann, il devoto ha poi suggerito che anche la comunità civile è una comunità a tutti gli effetti e va quindi inglobata nella grande comunità dei cristiani. "Inoltre, ciascuno di noi è un Santo patrono perché a ognuno è stato dato il nome di un Santo ed oltre ad essere sotto la sua protezione, siamo chiamati anche a seguire il suo esempio di vita nel nostro percorso di fede. Anche le comunità hanno un Santo patrono, però, e a noi è toccata la fortuna di avere Sant'Agata, un modello da imitare e una figura di cui possiamo fidarci e alla quale dobbiamo affidare le nostre preghiere e la nostra comunità. Agata è morta martire dopo essere stata costretta ad adorare una divinità romana e amò così tanto Cristo che non fu mossa né da paura né dai tormenti provenienti dalla minaccia di morte. Proprio il suo martirio ci invita a non essere cristiani tiepidi o paurosi, ma anzi a bruciare dentro, avendo il fuoco nel cuore grazie alla nostra fede. Dobbiamo essere cristiani ferventi nell'esprimere e testimoniare il nostro credo, avendo il coraggio di vivere intensamente la nostra fede" ha concluso don Giuseppe, augurando a tutti i fedeli una gioiosa festa del patrono.

M. B.
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