Fumagalli: i ragazzi incontrano Germanà. Si salvò da un attentato mafioso
In un caldo pomeriggio di fine estate Rino Germanà, capo della Squadra Mobile di Trapani già da cinque anni, torna a casa dal lavoro. Sale sulla sua Fiat Panda e imbocca la strada per il lungomare di Mazara del Vallo, dove la suocera ha una piccola proprietà. Ma a pochi passi da casa sente il rumore di un motore in accelerazione. Il tempo di reagire è poco: in pochi attimi realizza di essere vittima di un attentato. La macchina lo affianca e un uomo tira fuori un kalashnikov. La pallottola lo sfiora alla tempia, sanguina ma la paura non lo paralizza. Un sogno premonitore l'aveva messo in guardia. D'altronde erano passati due mesi dall'attentato in via D'Amelio, quattro dal tritolo di Capaci. Erano in tanti a volerlo morto, primo fra tutti Totò Riina. Germanà reagisce, tira fuori la sua arma di servizio e spara. Gli attentatori indugiano, scappano per poi tornare: devo finire il lavoro lasciato a metà, non posso sbagliare. Il capo della squadra mobile decide così di scappare gettandosi in mare. L'odore di morte lo insegue, come i proiettili che sente ma non vede. Sono in tre ad inseguirlo, tre le raffiche sparate ad arco sulla spiaggia di Mazara. Non si tratta di persone qualunque: il gruppo di fuoco è infatti formato da Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro, ad oggi il latitante più pericoloso e ricercato al mondo.
Soddisfatto il dirigente scolastico Renzo Izzi. "Germanà si è dimostrato estremamente empatico e disponibile e i ragazzi sono intervenuti attivamente e si sono dimostrati molto interessati. E' stata un'esperienza intensa e preziosa: durante l'incontro gli studenti hanno capito come, anche nella normalità di tutti i giorni, sia possibile essere uomini di Stato".
Beniamino Valeriano