Storie universitarie/3: Martina e Linda, al lavoro per diventare le dottoresse di domani

Ammirazione. Verso chi ha scelto di dedicare tutta la sua vita ad aiutare gli altri nell'ambito più importante e delicato di tutti, la salute. Rispetto. Per chi ha deciso di affrontare i sacrifici, il sudore e la fatica che questo compito comporta e non vacilla neanche di fronte alle drammatiche conseguenze che la pandemia ha avuto sulle condizioni di lavoro dei medici. Ammirazione e rispetto, questi sono i due sentimenti che mi guidano in questa intervista in cui si cerca di raccontare un'esperienza che si spera possa essere d'ispirazione per quante più persone possibili. L'esperienza, quella di studiare medicina, che con energia ed entusiasmo portano avanti Martina Lombardo, di Lecco, e di Linda Gregorio, di Lezzeno, entrambe iscritto al corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Milano Bicocca.

Andrea intervista Linda e Martina

Quando hai capito di voler studiare medicina?

M: non sapevo che cosa volesse dire studiare medicina non avendo genitori o parenti stretti che lavorano in questo campo. In prima liceo la mia classe ha partecipato a diversi incontri di educazione alla salute. In uno di questi incontri, il relatore era un chirurgo generale e il suo intervento sulle conseguenze dell'abuso di alcol mi ha colpito talmente tanto da indirizzarmi verso questo corso di studi.

L: quando, in quinta superiore, mi sono trovata a dover scegliere quale strada intraprendere, medicina mi è sembrata fin da subito la scelta più ovvia. Non mi vedevo a fare nessun altro mestiere. L'anno trascorso al corso di scienze biologiche non ha fatto altro che confermare la mia opinione.


Quali mezzi hai usato per raccogliere tutte le informazioni che ti servivano sul test d'ingresso e il corso?

M: Accanto ai racconti di amici che frequentavano il corso, un'altra importante fonte di informazione è stata la giornata di presentazione delle università che organizzano annualmente presso il Lariofiere di Erba. Alcuni degli amici a cui mi riferivo mi hanno poi indirizzato verso uno dei corsi di preparazione forniti da Testbusters. Ripensandoci ora, frequentare quel corso è stato decisivo. Poi certo, senza l'aiuto dei miei sarei affogata tra le mille scadenze e norme burocratiche.

L: io non conoscevo persone che frequentavano medicina quindi mi sono affidata alle fonti ufficiali, quali i siti e soprattutto l'open day della facoltà. Ho partecipato anche io allo Young a Erba e confermo che è molto utile.


Quali consigli daresti a chi ha deciso di affrontare il test di medicina? Bisogna abbandonare questa strada se non lo si passa la prima volta?

M: Fondamentale è avere una strategia sia per quanto riguarda l'aspetto burocratico, quindi attaccare le varie etichette correttamente, sia per quanto riguarda la risoluzione delle domande, quindi sapere quali crocette saltare, quali materie fare prima e quali lasciare alla fine. Una strategia ben rodata è la migliore arma contro l'ansia.

L: L'ansia c'è. Quel test porta con sé un carico emotivo molto pesante e delicato da gestire. Del resto, è la porta per l'unica via verso determinate professioni. Il segreto, secondo me, è la perseveranza. Perseveranza prima, nel fare tanti test e nel lavorare per colmare eventuali lacune dettate da percorsi di studio alle superiori non incentrati sulle materie scientifiche. Perseveranza dopo, soprattutto nel caso in cui non si passi il test. Ci si dispera qualche giorno ma poi si resetta tutto e ci si rimette al lavoro. Se si è veramente convinti di voler fare il medico, consiglio di iscriversi a scienze biologiche o a biotecnologie per affinare la preparazione. Perché se si è convinti il test va assolutamente ritentato.


Parlando della tua esperienza universitaria quotidiana, c'è qualcosa che ti è piaciuto particolarmente e/o qualcosa a cui hai fatto proprio fatica ad abituarti?

M: L'esperienza quotidiana è molto più stimolante ma anche molto più impegnativa di quanto pensassi prima di iniziare. È un percorso che ti coinvolge pienamente e ti spinge a sviluppare tante capacità. Allo stesso tempo, il primo anno è stato molto difficile abituarsi al carico di studio. Poi lasciami dire una cosa: andare a tirocinio è fantastico.

L: Avendo già avuto alle spalle un anno di università, ho sofferto di meno l'impatto con i carichi di lavoro, giusto per far capire che l'anno tra i due tentativi del test può essere molto utile se lo si impiega correttamente. Poi concordo sul fatto che il percorso è stimolante e ci tengo a sottolineare che molti luoghi comuni in realtà sono infondati, per lo meno lì in Bicocca. I professori sono disponibili, durante i tirocini si è coinvolti in attività pratiche e non si è lasciati a "reggere i muri". Si tratta di avere voglia di fare.


Superato lo scoglio del test, quali caratteristiche servono per affrontare al meglio questo percorso universitario?

M: Curare e perfezionare il proprio metodo di studio è fondamentale. Ogni esame richiede più o meno lo stesso tipo di studio, prevalentemente mnemonico. Serve impegnarsi per trovare la giusta strategia. In generale, consiglio di seguire tutte lezioni perché la qualità dei professori della Bicocca è molto alta.

L: Il salto dal combinare le verifiche e le interrogazioni alle superiori all'organizzare una sessione d'esame con carichi di studio così importanti è molto grande. Bisognare prestare molta attenzione alle tempistiche, alle scadenze e all'organizzazione del lavoro che ne consegue. Anche perché ad un certo punto si inizia ad andare a tirocinio e queste esperienze, assolutamente fantastiche, portano via tantissimo tempo.

Rubrica a cura di Andrea Besati
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