Garbagnate, bancarotta SKL: Sangiorgio è condannato quale 'amministratore di fatto'

Il tribunale di Lecco
La pubblica accusa, quest'oggi rappresentata dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco subentrata al collega Paolo Del Grosso, aveva chiesto la condanna dell'imputato a 3 anni. Il collegio giudicante, all'esito di una veloce camera di consiglio, ha "rincarato la dose", irrogando all'imputato una pena pari a 3 anni e 6 mesi. Si è chiuso così, almeno in primo grado, il procedimento penale per bancarotta fraudolenta intentato nei confronti di Omar Sangiorgio, classe 1973, quale supposto amministratore di fatto della SKL Immotrade Italy srl, dichiarata fallita nel luglio 2015. "La società non ha mai avuto un conto corrente. Venivano redatti i cedolini paga - per i 10-12 dipendenti - predisponendo anche il modello F24 ma non è poi stato pagato alcun contributo INPS, INAIL, cassa edile e le imposte in qualità di sostituto. Mai. Dalla costituzione nel 2009 in poi" aveva detto in apertura di dibattimento il curatore Mara Rusconi, quantificando in 703.000 euro il passivo complessivo di cui 695.000 euro proprio per tali mancate corresponsioni. "L'omesso, sistematico, versamento dei contributi rileva una condotta dolosa ai fini di cagionare il dissesto" ha sostenuto quest'oggi rassegnando le proprie conclusioni la PM, focalizzandosi dunque non tanto sulla contestazione in sé, quanto sulla configurabilità della qualifica di amministratore di fatto. Citate così le dichiarazioni rese durante l'istruttoria da due ex dipendenti della SKL - società che di fatto non aveva commesse proprie ma forniva manovalanza a altre società edili, in parte ancora riconducibili alla famiglia Sangiorgio - che hanno indicato l'imputato quale il soggetto da cui ricevevano le direttive, "il principale", "il mio punto di riferimento", "il mio datore di lavoro". Ritenuto "non particolarmente credibile", invece, l'ingegnere sentito poco prima quale unico teste a discarico introdotto dalla difesa, dipendente per qualche mese della fallita, che in più passaggi della propria deposizione ha fatto riferimento alla presenza presso la sede di SKL a Garbagnate Monastero - condivisa tra più imprese- dell'effettivo amministratore di diritto, indicando in tale figura il suo riferimento, sia per entrare in società sia quale "vertice".
L'avvocato Fabrizio Consoloni, quale legale di Sangiorgio, ricordando come il nome del suo assistito sia emerso nell'ambito di un procedimento civile non ancora passato in giudicato la cui documentazione "è senza valore probatorio", ha di contro evidenziato supposte incongruenze nelle deposizioni dei lavoratori portati in aula dalla pubblica accusa, evidenziando come in ogni caso gli stessi siano stati dipendenti della SKL per brevi parentesi e come dunque dall'istruttoria poco sia emerso per sostenere che Sangiorgio abbia amministratore di fatto l'impresa in modo continuativo e non occasionale. Aggiungendo altreesì come non basti "l'impressione" del curatore per attestare ciò.
Una linea che evidentemente non ha convinto vista la scelta del collegio - presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi - di condannare l'imputato, presente in Aula, "inasprendo" anche la proposta avanzata dal sostituto procuratore.
A.M.
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