Colle: imputato per lesioni, è condannato a 1 anno e 4 mesi

È stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali Moreno Giardina, imputato per lesioni aggravate nei confronti di due soggetti, padre e figlio, residenti a Colle Brianza.
L'imputato, difeso nel procedimento dall'avvocato Paolo Giudici del foro di Lecco, avrebbe infatti preso parte ad una "spedizione punitiva" nei confronti dei due collesi a causa di una presunta diatriba tra le persone offese e Salvatore Parisi (imparentato con l'imputato) per la disputa di un terreno tra Colle e Galbiate. L'episodio sarebbe avvenuto il 2 giugno del 2016 proprio di fronte alla casa di padre e figlio, presso cui si sarebbe presentato sia Salvatore Parisi (nel frattempo deceduto), accompagnato dai figli Kevin e Benedetto, che il Giardina. A riconoscerlo sarebbero stati gli aggrediti, sebbene con un grado di certezza non elevato; la sua presenza sarebbe stata così rilevata, come spiegato oggi in aula da un maresciallo dei Carabinieri che ha effettuato le indagini, dalle telecamere di sorveglianza poste nei pressi dell'abitazione delle persone offese mediante l'individuazione dell'autovettura della madre.
Nella scorsa udienza di novembre erano state le persone offese a descrivere quanto avvenuto quel giorno: intorno alle 17 si sarebbero presentati sotto casa i soggetti ricordati sopra che avrebbero dapprima aggredito il padre con un pugno in testa per continuare il pestaggio una volta finito a terra e poi, dopo l'intervento del figlio, allarmato dalle urla, si sarebbero accaniti anche sul giovane. "L'imputato mi ha puntato contro un teaser" aveva affermato il 27enne nella precedente udienza.
Dichiarata chiusa la fase istruttoria, il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell'imputato alla pena di 8 mesi di reclusione. Una richiesta a cui si è opposto il difensore, che ha insistito nella sua requisitoria sulla mancanza delle prove, alludendo allo scarso grado di certezza con cui il suo assistito è stato riconosciuto dai denuncianti e affermando che l'autovettura della madre fosse in uso anche ad altri soggetti; per questi motivi l'avvocato Giudici ha chiesto in prima battuta l'assoluzione del suo assistito per non aver commesso il fatto e in subordine il minimo della pena computando le attenuanti generiche prevalenti sulle circostanze aggravanti.
Il giudice Giulia Barazzetta, dopo una breve camera di consiglio, ha condannato l'imputato alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione.
B.F.
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