Storie universitarie/4: l'informatica ce l'ha nel sangue Alessandro Conti, dolzaghese

Ingegnere informatico. Fino a quest'intervista, l'unica cosa a cui potevo rischiare di associare queste due parole era il volto di Alan Turing, impersonato da Benedict Cumberbatch nel film The Imitation Game.
A salvarmi dall'ignoranza è giunto questo colloquio con Alessandro Conti di Dolzago, laureato in Ingegneria Informatica presso il Politecnico di Milano e ora iscritto al corso di laurea magistrale in Data Science presso lo stesso ateneo. Tra le pieghe di un modo di ragionare con pochi lampi di emozione, si può scorgere una passione profonda e radicata che lo lega a ciò di cui sta parlando e un entusiasmo molto simile a quello con cui Turing decifrò "enigma" nonostante gli ostacoli posti dal suo stesso governo.

In primo piano il dolzaghese Alessandro Conti

1.Quando e come è nata la tua passione per l'informatica?

Tutto nasce in corrispondenza di uno dei passaggi più importanti della vita di un adolescente: l'acquisto del primo telefono "bello". Spinto dalla voglia di sfruttare al meglio l'opportunità ho iniziato a cercare recensioni su YouTube. Quello è stato il punto di partenza di questo innamoramento. Sono poi passato ai video sulla programmazione e ho iniziato a scrivere i miei primi programmi basilari. Arrivato alla fine della terza media, la scelta dell'istituto tecnico mi è sembrata naturale. Presa definitivamente questa strada, non la ho più abbandonata.

2.Quale è la differenza tra ingegneria informatica e informatica "pura"? Perché hai scelto la prima?

Le differenze non sono così evidenti, soprattutto in triennale. Il corso di informatica "pura" si focalizza di più sull'apprendimento dei vari linguaggi di programmazione e sulla scrittura del software in generale. Ingegneria informatica ha invece come primo obbiettivo quello di fornire delle basi solide su un vasto spettro di argomenti che apparentemente non sembrano legati con la programmazione. Per esempio, ho sostenuto esami di elettronica, elettrotecnica e automatica, i quali permettono di comprendere come funziona un qualunque dispositivo elettronico. Ho scelto ingegneria informatica e non informatica "pura" perché piuttosto che l'idea di scrivere programmi mi affascinava molto di più la possibilità di legare l'informatica con altri ambiti della tecnologia. Per fare questo servono conoscenze e competenze trasversali che il corso di informatica non fornisce nella stessa misura. Il mio consiglio agli indecisi è il seguente: andate agli open day, chiedete a amici e conoscenti, confrontate i piani di studi. La differenza tra i due corsi è molto sottile ma c'è.

3.Quali sono gli aspetti della tua esperienza di triennale che più ti sono piaciuti? Quali sono invece gli elementi che meno hai apprezzato?

Sicuramente il percorso è tosto, è necessario superare tante difficoltà e fare tanta fatica. Al di là di questo, sono profondamente soddisfatto della scelta fatta. L'unica cosa che posso dire è questa: chi intraprende quel corso dopo cinque anni di liceo scientifico si potrebbe chiedere "ma dov'è l'informatica?", soprattutto se non si è sicuri fin da subito di voler fare 5 anni. É un'osservazione che in parte condivido, perché si spende tanto tempo nello studio di materie non inerenti all'informatica in senso stretto. Ma è anche ovvio dato l'obbiettivo del corso. Il punto è avere pazienza e lavorare. La triennale è un po' come una palestra: si lavora tanto, si fanno esercizi noiosi per incamerare conoscenze e abilità che serviranno poi quando, arrivati in magistrale, si potranno fare le cose veramente belle.

4.Pensi che sia "più facile'' portare avanti questo percorso di studi per una persona che ha studiato al liceo scientifico o per una persona che ha studiato informatica sin dalle superiori? Perché?

Partiamo da un presupposto: se c'è la voglia di lavorare sia chi arriva dallo scientifico sia chi arriva dall'istituto tecnico può affrontare questo corso di studi in modo efficace. Certo, in tutti i corsi di informatica che ho frequentato durante la triennale ho studiato almeno un argomento che avevo già incontrato durante le superiori. È chiaro che chi ha frequentato l'istituto tecnico ha delle conoscenze di informatica pregresse che gli consentono di resistere perfettamente alla marea di termini e concetti tecnici. Si tratta di ripassare e integrare. Però ripeto, ce la si può fare tranquillamente anche provenendo da un liceo.

5.Quale è la strategia migliore per una persona che non ha fatto il liceo scientifico per superare gli esami di analisi secondo te?

È un discorso soggettivo. La prima cosa da dire è che nel corso di analisi si studiano argomenti che si affrontano anche nelle ore di matematica all'istituto tecnico. Non c'era niente di completamente nuovo. Quello che cambia è l'approccio. Mentre a Villa Greppi ci concentravamo sullo svolgimento degli esercizi, nel corso di analisi non solo si fanno esercizi più difficili ma bisogna anche studiare la teoria in modo approfondito. Bisogna mettersi lì e studiare, non c'è altro da fare. Voglio però anche dire che, per quanto possa essere descritto come uno scoglio insormontabile e sia il primo esame, non è una missione impossibile. Non solo, personalmente ho "sofferto" molto di più il corso di geometria. Lì si che è tutto nuovo. Come ho detto, è un discorso soggettivo. Non bisogna fasciarsi la testa prima del tempo.

6.Si riesce a conciliare questo tipo di esperienza universitaria con un impiego lavorativo?

Trovare lavoro dopo aver studiato informatica, per fortuna, è molto facile. Tanti miei ex compagni delle superiori non hanno proseguito all'università e sono andati a lavorare. Io e un altro ragazzo, terminato il percorso a Villa Greppi, siamo stati selezionati come collaboratori dall'azienda presso cui avevamo svolto un progetto di alternanza scuola - lavoro. Inizialmente si trattava di ultimare il sito e l'applicazione creati durante il progetto, poi abbiamo incominciato ad occuparci della manutenzione, dell'aggiornamento e della gestione. Parallelamente il contratto da collaboratore occasionale è diventato un contratto part - time. Questo per dire che, se ci si dimostra propositivi, si trova tranquillamente un lavoro di buona qualità e conciliabile con il proseguo degli studi. La domanda nel settore informatico è molto alta e in molti casi si può lavorare da casa.

7.Quali sono secondo te le principali caratteristiche/qualità che una persona dovrebbe avere per portare avanti in modo efficace un percorso di studi come il tuo?

Buone basi di matematica e inglese e un'attitudine al ragionamento logico. La cosa più importante però è un'altra: bisogna essere consapevoli che in questo campo non si smette mai di imparare. L'azienda per cui si andrà a lavorare vorrà stare al passo con i tempi, di conseguenza sarà necessario mantenersi sempre aggiornati. La tecnologia evolve molto rapidamente, bisogna starle dietro e, se necessario, essere pronti anche a reinventarsi.

Rubrica a cura di Andrea Besati
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