Fronte orientale: facciamo chiarezza

La complessità della ricostruzione dei fatti accaduti nel Secolo breve li rende in molti casi permeabili a strumentalizzazioni spesso foriere di sconvolgimenti della realtà, alimentate da motivazioni legate a riproporre tematiche anti-resistenziali che danno spazio a riabilitazioni del periodo fascista, alla leggenda di "italiani brava gente" e a narrazioni avulse da quanto realmente accaduto al confine orientale durante e dopo la seconda guerra mondiale.

Su proposta del deputato di AN Piergiorgio Stiffoni venne approvata la L. n. 92 del 3 marzo 2004 che istituiva "la giornata del Ricordo" da celebrarsi il 10 Febbraio di ogni anno. Le intenzioni di esprimere la volontà di pacificazione e concordia nazionale, divennero invece a causa del buonismo e dell'insipienza della così detta sinistra, argomento di rivalsa da parte degli eredi biologici e ideologici dei fascisti. Si alimentò anno dopo anno la narrazione della pulizia etnica da parte dei partigiani e delle truppe dell'esercito di Liberazione Jugoslava, equiparando i drammatici episodi accaduti alla Shoah.

Alla fine della prima guerra mondiale nacque il piagnisteo della "vittoria mutilata" di dannunziana memoria, base dell'irredentismo e del revanscismo italiano; iniziarono atti di violenza da parte delle squadracce fasciste nei confronti della popolazione di origine slava che abitava da secoli i territori al confine orientale, il 13 luglio del 1920 i fascisti bruciarono la casa del popolo Narodmi Dom a Trieste.

Con Mussolini al potere iniziarono le italianizzazioni forzate: si imposero cognomi italiani, ci furono deportazioni di massa operate dal regio esercito, colonizzazioni, pulizia etica; il generale Roatta redarguì i sottoposti sostenendo che non ammazzassero a sufficienza, coniando lo slogan: "non dente per dente ma testa per dente".
A partire dal 6 aprile 1941 i nazifascisti invasero la Jugoslavia, migliaia di uomini donne e bambini vennero deportati nel lager dell'isola di Arbe/Rab dove morirono in centinaia di stenti e botte; altri vennero fucilati o deportati in altri campi come San Sabba vicino Trieste, altri ancora sepolti nelle foibe, non mancarono atti di squallido vandalismo ad opera di militari che venivano definiti italiansky polikucè (italiani bruciatetti). A Lubiana morirono trentaseimila persone, la città venne chiusa con filo spinato soprannominato "cintura".

Josip Broz detto Tito, al comando dell'esercito Jugoslavo con l'appoggio dei Partigiani italiani e slavi, riuscì a conquistare i territori occupati della Croazia, della Serbia, di Trieste e dell'Istria, il movimento di liberazione creò le basi della costruzione nel dopoguerra di un unico Stato.
Quanto accadde nei territori al confine orientale a partire dal Settembre 1943, le violenze ad opera delle forze di liberazione jugoslave, non è stato quindi un fenomeno di inaspettata violenza o terrore rosso come viene narrato, e non si tratta certo di olocausto come viene raccontato. Il solito Salvini ha dichiarato "i bambini morti nelle foibe e i bambini morti ad Auschwitz sono uguali", e altri geni sostengono che siano morte centinaia di donne nelle foibe. Da seri studi storici è emerso che i bambini morti sono un numero non superiore a tre, e che le donne giustiziate sono il 5% sul totale delle vittime, si tratta di collaboratrici col nemico o spie.

Ma la fantasia dei commediografi al servizio del falso non ha limiti, citiamo il caso di Norma Cossetto definita "Anna Frank italiana", alla cui memoria è stata attribuita nel 2005 una medaglia d'oro e sulla quale sono stati pubblicati romanzi horror e girati film da una casa di produzione gestita da Casa Pound, con tanto di contributo della Regione Veneto. Norma Cossetto venne sì arrestata da Partigiani comunisti, non perché italiana ma perché nota fascista, figlia di un podestà e impegnata nei GUF, gruppi universitari fascisti. Ciò non giustifica ovviamente gli aggressori, ma attribuire loro persino atti di violenza fisica per altro non acclarata, è funzionale alla storiella dei comunisti e Partigiani violenti e perversi.

Crediamo con questo testo di aver fatto luce sulla drammatica questione delle foibe senza giustificare nessuno degli atti di violenza commessi dai vincitori.


Fonti: Eric Gobetti "E allora le foibe",
Documenti ufficiali ANPI Nazionale
Il Manifesto
Domani

ANPI Brianza Meratese
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