Silea: per superare una brutta sensazione

Gentile direttore

devo ringraziarla per aver "intercesso" nei confronti del direttore di Silea Pietro D'Alema circa alcuni interrogativi, non solo miei, che erano stati oggetto di alcune lettere pubbliche indirizzate al suo network in materia di ciclo dei rifiuti nella nostra Provincia (CLICCA QUI).

Come ringrazio il vostro articolista che ha saputo produrre un'intervista, non formale ne "celebrativa", entrando nel merito specifico di alcuni aspetti significativi della gestione della Spa, interamente ed esclusivamente partecipata dai nostri Comuni. In generale sembra che a volte, purtroppo o per fortuna, occorra ricorrere alla "libera informazione" per poter avere risposte da chi, a vario titolo, svolge a vario titolo compiti di rappresentanza per conto dei cittadini.

Ma entrando nel merito dell'intervista sopra citata non posso non esprimere una spiacevole sensazione, spero infondata, di " cosmesi ambientalista" che mi deriva dall'aver soppesato attentamente l'insieme delle argomentate risposte del direttore D'Alema, andando oltre a quello che può apparire, a prima vista, un suo orientamento teso a coniugare efficienza aziendale con virtuosità ambientale.

E' una serie quantomeno di perplessità che non posso, per brevità, qui esprimere e quindi mi limito ad argomentare su quest'unico aspetto richiamato dalla domanda dell'intervistatore : "Silea ha dei modelli a cui ispirarsi? Ci sono delle altre aziende in Italia o in Europa a cui guardate per prendere esempio? ".

Focalizzo questo interrogativo perché consente, dalla risposta che ne deriva durante l'intervista, di illuminare anche il "modello" a cui sembrerebbe ispirarsi la gestione di Silea, come traspare anche dalle altre articolate risposte. Senza giri di parole, salto direttamente ad una mia "provocazione" che è la seguente : perché invece di riferirsi a "Green Alliance - Servizi per l'Ambiente in Lombardia", una rete di aziende pubbliche lombarde che si occupa di ambiente.", o perlomeno in aggiunta ad essa, non ci si confronta in modo approfondito con il modello trevigiano di "Contarina" (società operativa interamente pubblica, partecipata al 100% dal Consiglio di Bacino) riconosciuto in tutta Europa come uno dei più efficaci e coerenti rispetto agli obiettivi della cosiddetta "Economia circolare " ?

Dico questo anche perché anni fa, avevo partecipato a dei mirati incontri pubblici promossi da una serie di realtà associative attente all'ambiente che consentivano di conoscere direttamente tale realtà attraverso l'illustrazione da parte di alcuni suoi esponenti primari. Peccato che a tali incontri si fosse notata la presenza di pochissimi amministratori locali come anche l'assenza di esponenti di vertice di Silea, nonostante la conclamata disponibilità a fattivamente collaborare manifestata dagli stessi dirigenti di "Contarina".

Ne si può affermare che la "pratica" di un mirato e continuato approfondimento conoscitivo si sia realizzata nel maggio 2019 quando una pattuglia di sindaci, un po' "svagati" a detta di alcuni presenti , si era recata sul posto quasi "costretta" dalle insistenze di pochi singoli consiglieri, che l'avevano ripetutamente sollecitata. Anche in ragione di tutto ciò, la domanda diretta è : perché non si ripropone una collaborazione effettiva con tale modello concreto che riduceva e, di fatto, quasi annullava del tutto la logica dell'incenerimento ?

Una domanda un po' impertinente in cerca di una risposta pertinente. Come già scrivevo ci sarebbero molte altre considerazioni argomentative rispetto alle varie risposte espresse dal direttore D'Alema nel corso della sua intervista ma mi limito solo a citare, per esigenze di massima sintesi, il livello di raccolta differenziata del 89 % raggiunto dal "consorzio trevigiano" nel 2020 e foriero di ulteriori possibili sviluppi. Forse, lo suggerisco anche a sindaci e consiglieri dei Comuni soci, se ne potrebbero ricavare perlomeno informazioni preziose su come recuperare ulteriormente cospicue quote di materiali da non avviare all'incenerimento.

Del resto il termine previsto dai Comuni soci stessi, secondo cui "il processo di trasformazione dovrà concludersi con la chiusura o la riconversione dell'impianto di incenerimento entro il 2032, data di scadenza dell'attuale A.I.A.", non a caso prevedeva quel "entro", auspicandone quindi il massimo anticipo !

Gentile direttore Brambilla, immagino convenga se le scrivo che sarebbe interessante avere, vista la sua verificata disponibilità a far da tramite, perlomeno anche quest'altra risposta dal direttore di Silea. O no ?
Germano Bosisio
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