Scontro Ucraina-Russia: è guerra: ne parliamo con l'On.Ferrari della commissione difesa

La crisi Ucraina precipita ora dopo ora. All'alba di oggi, giovedì 24 febbraio, le forze militari russe hanno colpito con bombardamenti infrastrutture strategiche in diverse città del territorio ucraino, comprese le basi militari dell'aeronautica ucraina e l'aeroporto della capitale Kiev. Truppe russe sono in movimento nel territorio ucraino, oltre la zona del Donbass. Nel nord al confine con la Bielorussa e a sud nella zona della Crimea. Segnalati anche attacchi, non confermati, nel porto marittimo strategico di Mariupol.
Nelle scorse ore abbiamo parlato della situazione ucraina con Roberto Paolo Ferrari, deputato alla Camera, membro della Commissione Difesa, di cui è stato anche presidente.

L'on.Roberto Ferrari, già sindaco di Oggiono

-Dalla crisi dell'Urss fino ai giorni nostri i leader politici russi hanno considerato l'espansione della Nato nei territori ex sovietici come una minaccia inaccettabile alla sicurezza del loro paese. La posizione del Presidente russo Putin è in continuità con questa visione. La crisi Ucraina non era evitabile?

Non credo che la crisi Ucraina sia una naturale conseguenza diretta dell'allargamento ad Est della Nato. È vero che la Russia ha sempre posto come critica la quesitone dell'allargamento della Nato nei paesi dell'ex orbita sovietica. Dobbiamo però considerare che la decisione sull'inclusione dell'Ucraina nella Nato, pur essendo da questo paese stata richiesta, non è mai stata all'ordine del giorno.

-Per quale motivo?

Per questa situazione delicata. Esistono elementi che non ponevano l'Ucraina come paese in grado di aderire alla Nato, nemmeno nei prossimi cinque o dieci anni. Parte del territorio ucraino, mi riferisco alla Crimea, è stata occupata dalla Russia. Parte del Donbass era già sotto il controllo dei ribelli filorussi. L'adesione all'Alleanza Atlantica avrebbe creato un cortocircuito. Questa condizione bloccava qualsiasi ipotesi di inclusione dell'Ucraina nella Nato.

-Qual è stato il fattore critico che ha contribuito a causare questa crisi?

Mi sembra che l'azione della Russia si possa inquadrare e rendere più chiara con il discorso pronunciato dal Presidente Putin negli scorsi giorni. Un pronunciamento dal quale si evince come lo spazio degli stati ex sovietici venga ora apertamente considerato come una parte "naturale" del territorio russo.

-Una presa di posizione altamente destabilizzante...

Un conto è considerare paesi sovrani come rientranti in un'orbita di influenze e di stretta collaborazione. Altro conto è sostenere che questi stati fanno parte del territorio russo. Dalla disgregazione dell'Unione Sovietica in Ucraina è maturato un sentimento nazionale che, fatta eccezione delle zone russofone, la popolazione oggi percepisce come proprio. L'allargamento della Nato è sì un fattore di possibile destabilizzazione, ma in questo mutato contesto diviene semplicemente un casus belli.

-Russia e Stati Uniti sono intrappolati in uno stallo da cui non vedono una via di uscita onorevole. Una crisi che continua a consumarsi sul territorio Europeo e vede l'Unione come grande assente...

L'Unione Europea non è un attore univoco di politica estera. È un'unione di interessi economici e monetari all'interno della quale ogni stato continua a perseguire i propri obbiettivi, anche se in modo coordinato con gli altri ma, le singole politiche sono dettate ancora dagli interessi nazionali.

-Problema che si ripercuote di fronte ai progetti di difesa comune europea

In questo contesto le ipotesi di creazione di un esercito comune europeo sono solo parole al vento. Per avere una forza di difesa comune, e non solo una forza di reazione rapida, serve prima avere una politica estera comune. Proprio ciò che manca in situazione di crisi come questa. La linea dovrebbe essere dettata dall'Unione, invece abbiamo visto ogni singola cancelleria europea cercare un dialogo diretto con Putin. L'Unione Europea, da questo punto di vista, non è presente perché non può essere presente.

-I governi di Germania e Francia sono stati fra i più attivi di fronte alla crisi. La Germania per evidenti interessi economici...

Anche durante la fase delle sanzioni combinate dopo l'occupazione della Crimea la Germania ha sempre continuato ad avere forti rapporti economici con la Russia. Ha molto da perdere con questa nuova crisi e con le nuove sanzioni.

-La Francia è preoccupata dal progressivo disimpegno strategico militare americano nei confronti dell'Europa. L'azione di Macron sembra orientata anche a colmare questo vuoto.

L'impostazione della difesa francese è diversa da quella che dovrebbero avere paesi come la Germania e la Polonia, quest'ultima entrata a far parte della Nato. Geograficamente da Berlino a Mosca c'è una pianura. Un terreno aperto alle possibilità dei mezzi corazzati di avanzare in campo aperto. Il disimpegno statunitense in Europa è iniziato con Obama che ha spostato il focus statunitense sulla regione indo pacifica. Tuttavia, all'interno della Nato, gli Stati Uniti hanno sempre chiesto di mantenere vivo il fronte europeo orientale, non hanno mai pensato che l' "orso russo" fosse domato.

-L'Italia quali fattori deve monitorare?

L'Italia ha sempre chiesto di tenere vivo il fronte sud della Nato. Il mediterraneo è forse il fronte dove c'è stato il maggior disimpegno da parte degli Stati Uniti. Oggi la Russia ha un proprio porto navale militare a Tartus in Siria, cosa che prima non aveva e che, fino a pochi anni fa appariva come impensabile.

-Oggi né gli Stati Uniti né l'Europa sembrano disposti a correre in difesa dell'Ucraina che appare come vittima sacrificale in questo gioco fra grandi potenze...

La Nato è un'alleanza difensiva, interviene di fronte un'aggressione rivolta contro i propri stati membri, o sotto il mandato delle Nazioni Unite. L'Ucraina non fa parte di questa alleanza difensiva. Ancora meno può intervenire l'Europa che non ha uno strumento di carattere militare.

-Siamo di fronte a un errore strategico dell'occidente?

Nelle scorse settimane Biden ha dichiarato che, nel caso in cui ci fosse stata una limitata occupazione dell'Ucraina da parte della Russia, le sanzioni militari sarebbero state la risposta di fronte all'invasione. Il fatto di aver scartato preventivamente l'opzione militare ha posto la Russia in una posizione di vantaggio oggettivo.

-In questa crisi gli Stati Uniti ripropongono il fronte dei paesi democratici e di libero mercato contrapposto a quello dei paesi autoritari come Russia e Cina. È una strategia ancora attuale?

Forse l'errore che si può aver commesso nel recente passato è stato quello di non cercare di mantenere un dialogo più fattivo con la Russia. Non costringerla, come è stato fatto, a creare un matrimonio con la Cina, coalizzando quel fronte contro l'assetto occidentale. Giusto 20 anni fa la Russia, con Putin, venne a firmare gli accordi di Pratica di Mare [2002]. La Federazione Russa diventava un partener dell'Alleanza Atlantica, si intravedeva una collaborazione, riducendo il timore di potenziali minacce reciproche. Da quegli accordi sono stati fatti passi indietro.

-Da entrambe le parti...

Da una parte per errori commessi dalla Russia, da un'altra parte per errori commessi dai paesi occidentali che pensavano di aver soggiogato un paese orgoglioso come quello russo. Nel futuro recuperare i rapporti con Federazione Russa potrà permetterci di giocare più agevolmente il confronto con il gigante asiatico cinese.

-Negli scorsi anni, il fronte occidentale aveva proceduto in ordine sparso. Germania e Italia avevano aperto un dialogo politico ed economico con Federazione Russa e Cina.

Con la Cina serve mantenere una posizione attenta di difesa di quelli che sono gli interessi del nostro Paese. La salvaguardia dei nostri asset e delle nostre aziende strategiche, comprese le loro tecnologie. Con la Federazione Russa abbiamo cercato di recuperare, pur rimanendo saldamente ancorati all'Alleanza Atlantica, un canale di dialogo, in forza dei legami commerciali che ci legano a questo stato.

-Ora questo dialogo con Russia e Cina torna in discussione?

La situazione può evolvere in una direzione o nell'altra, in maniera anche inaspettata. Mi auguro che vi si sia un'opportunità per non far precipitare questa situazione. Bisogna comprendere se Putin ritiene soddisfacente e onorevole fermarsi e tornare agli accordi di Minsk.

-Per quanto riguarda il settore della difesa Italia e Ucraina hanno accordi attivi?

Noi abbiamo un accordo base tra Italia e Ucraina, come ne abbiamo con altri Paesi. Risale al 1996 ed è operativo dal 2000. Ha portato ad attività di addestramento tra Arma dei Carabinieri e Polizia ucraina e aeronautiche militari. Non ho notizia di forniture militari vere e proprie. Ma, abbiamo un accordo bilaterale base che consentirebbe anche attività di questo tipo.

-Negli scorsi mesi vi è stata la presenza di militari Nato in Ucraina. In queste ore il ministro della Difesa Guerini ha annunciato la presenza di truppe italiane nell'est Europa, nel baltico e in Romania. Di che genere di truppe stiamo parlando?

Più che Nato, parlerei di militari statunitensi in Ucraina. Mentre l'Alleanza Atlantica ha sviluppato e manutenuto, ormai da parecchio tempo, un'attività di controllo dei confini dei Paesi orientali che fanno parte dell'Alleanza. Nei paesi baltici ci sono truppe militari italiane, gli alpini. L'aeronautica militare del nostro Paese è presente in Romania per la difesa dei confini aerei orientali della Nato. Abbiamo anche unità dell'aeronautica in Finlandia. La nostra presenza in questi stati è antecedente la crisi. Se il governo valuterà di incrementarla sarà il Parlamento a discuterne.

-Il timore, raggiunto questo livello di tensione, è che la crisi possa, progressivamente, sfuggire di mano...

Le situazioni che raggiungo questo livello di tensione possono andare in una direzione, o in un'altra, in breve tempo. Serve capire se Putin, con il riconoscimento e l'occupazione del Donbass, abbia raggiunto gli obbiettivi che si era prefissato. Oltre alla Nato, le problematiche russe riguardano anche la continuità territoriale della Crimea. Una regione occupata che ha problemi di collegamento e approvvigionamento con la Russia. Problemi che l'occupazione della parte orientale dell'Ucraina potrebbe risolvere. Ci sono però le parole di Putin sulla "Grande Russia", sul ripristino di quelli che erano i territori dell'Urss. Parole che rappresentano un ulteriore fattore di timore. Dall'altro lato vi è la debolezza della Nato dovuta all'impossibilità di un intervento militare.

-Un quadro critico...

Alcuni aspetti che riguardo i riconoscimenti territoriali di minoranze, purtroppo, ricordano la situazione dell'Europa nel 1938. Speriamo che non si giunga a una situazione del genere. Speriamo che questo allarmismo sia qualcosa che rimanda solo a un parallelismo. Quando si giocano queste partite si è sempre su un crinale. È una situazione complicata nella quale è impossibile fare previsioni sull'evoluzione dello scenario futuro.

-Come valuta le operazioni militari russe iniziate questa mattina?

L'attacco russo, dalle parole di Putin dei giorni scorsi, non fa presagire nulla di buono. Gli scenari sono sostanzialmente due. O occuperà la parte orientale dell'Ucraina fino al fiume Dnepr e garantendo continuità territoriale a Donbass, Crimea e anche l'approvvigionamento idrico creando un territorio cuscinetto o punterà come detto a riportare tutta l'Ucraina dentro la Russia contraddicendo però la logica di non avere la NATO ai propri confini.
Sicuramente non si fermerà al solo Donbass.

L. A.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.