Quando la privatizzazione della sanità è solo apparentemente contrastata
Vista la gravità della situazione Ucraina e planetaria, forse non sarebbe il momento per puntualizzazioni ne tanto meno per giudizi dissociativi, ma leggendo l'intervento di Straniero e Fragomeli https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=116561, pur apprezzabile per certi aspetti locali, non può non sorgere l'esigenza di chiarire ulteriormente cosa s'intenda per non rassegnazione al processo, sempre più accentuato, di privatizzazione della Sanità Pubblica. Una "materia" centrale anche per misurare se la "lezione pandemica", con le sue contraddizioni di sistema, abbia portato o meno a dei ripensamenti strutturali.
Tale analisi non superficiale ritengo sia necessaria anche per consentire all'opinione pubblica di meglio decifrare certe posizioni apparentemente critiche ma che non sembrano voler cogliere, volontariamente o involontariamente, il nocciolo della questione.
Intendiamoci alcune loro critiche rispetto alla Riforma Sanitaria Regionale sono assai condivisibili ma, a mio parere, sono complessivamente passibili perlomeno di ambiguità. Ambiguità che spesso accomunano gran parte delle forze non solo partitiche, ben al di là di qualsiasi collocazione politica.
Cerco di spiegare, per esigenze di sintesi, con un esempio stralciandolo direttamente dal loro articolo :""Quello che avevamo temuto e ventilato anche durante la discussione della riforma sanitaria, si è realizzato: il privato pervaderà tutto il pubblico. Succede al pronto soccorso dell'ospedale Mandic di Merate, ma potrebbe essere la prima di una lunga serie di situazioni di questo genere" .
A parte che la stessa "esecrazione" non viene manifestata per analoghe scelte effettuate nei reparti ortopedici al Manzoni di Lecco (vedi contenuti del mio precedente scritto che richiamano altri articoli mediatici) https://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=66879&origine=1&t=Occorre+uscire+dalla+rassegnazione+dell%27impoverimento+della+sanit%26agrave%3B+pubblica+e+dei+servizi+alla+persona%21
quello che sembra emergere non è una critica strutturale all'ennesimo cedimento di quote di sanità pubblica al settore privato ma in sostanza solo una questione di opportunità relativa a maggiori o minori competenze professionali, come anche ricorrendo in altri ambiti a cooperative di medici.
Motivazioni queste, come altre simili, che certamente appartengono alla sfera delle ragionevoli considerazioni gestionali ma che non mirano ad una più che auspicabile e pur graduale reinternalizzazione dei servizi, se si credesse realmente ad una pur sicuramente migliorabile Sanità Pubblica.
Di fatto questo significa comunque continuare a privilegiare un modello privato o privatistico della Sanità al di là di più o meno presunte sensibilità pubbliche.
Per scendere al pratico (e chiedendo pure di rispondere agli interrogativi di base che ponevo nel mio precedente scritto) :
Chi territorialmente fa concretamente queste scelte ? Perché invece di "denunciare" a posteriori avvenute ulteriore esternalizzazioni non si informa per tempo l'opinione pubblica sull'ipotesi di gare o appalti, rendendo quindi possibili anche azioni di contrasto reale ? Perché non si procede ad una puntuale ricognizione delle criticità del "pubblico" cercando di migliorarlo invece di rincorrere il "privato" peraltro spesso sinonimo di precarietà e sottoretribuzioni e fingendo di ignorare che quest'ultimo, a parità di efficienza, risulterebbe più costoso visto che deve produrre utili ?
Naturalmente ci sono molti aspetti interconnessi che non si possono liquidare semplicisticamente ma se veramente si volesse rivalorizzare il "pubblico" in certi settori vitali e non rassegnarsi a manifestazioni sconsolate, tra le tante, come questa, : https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=116603
occorre non eludere queste strutturali premesse valutative che dovrebbero connotare vere e proprie scelte di campo. Scelte di campo che non possono essere strumentalmente eluse definendole come solo ideologiche.
E' su questo che vorrei che si riaccendesse il dibattito pubblico. Un dibattito che prevedesse però anche e soprattutto applicazioni concrete.
Tale analisi non superficiale ritengo sia necessaria anche per consentire all'opinione pubblica di meglio decifrare certe posizioni apparentemente critiche ma che non sembrano voler cogliere, volontariamente o involontariamente, il nocciolo della questione.
Intendiamoci alcune loro critiche rispetto alla Riforma Sanitaria Regionale sono assai condivisibili ma, a mio parere, sono complessivamente passibili perlomeno di ambiguità. Ambiguità che spesso accomunano gran parte delle forze non solo partitiche, ben al di là di qualsiasi collocazione politica.
Cerco di spiegare, per esigenze di sintesi, con un esempio stralciandolo direttamente dal loro articolo :""Quello che avevamo temuto e ventilato anche durante la discussione della riforma sanitaria, si è realizzato: il privato pervaderà tutto il pubblico. Succede al pronto soccorso dell'ospedale Mandic di Merate, ma potrebbe essere la prima di una lunga serie di situazioni di questo genere" .
A parte che la stessa "esecrazione" non viene manifestata per analoghe scelte effettuate nei reparti ortopedici al Manzoni di Lecco (vedi contenuti del mio precedente scritto che richiamano altri articoli mediatici) https://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=66879&origine=1&t=Occorre+uscire+dalla+rassegnazione+dell%27impoverimento+della+sanit%26agrave%3B+pubblica+e+dei+servizi+alla+persona%21
quello che sembra emergere non è una critica strutturale all'ennesimo cedimento di quote di sanità pubblica al settore privato ma in sostanza solo una questione di opportunità relativa a maggiori o minori competenze professionali, come anche ricorrendo in altri ambiti a cooperative di medici.
Motivazioni queste, come altre simili, che certamente appartengono alla sfera delle ragionevoli considerazioni gestionali ma che non mirano ad una più che auspicabile e pur graduale reinternalizzazione dei servizi, se si credesse realmente ad una pur sicuramente migliorabile Sanità Pubblica.
Di fatto questo significa comunque continuare a privilegiare un modello privato o privatistico della Sanità al di là di più o meno presunte sensibilità pubbliche.
Per scendere al pratico (e chiedendo pure di rispondere agli interrogativi di base che ponevo nel mio precedente scritto) :
Chi territorialmente fa concretamente queste scelte ? Perché invece di "denunciare" a posteriori avvenute ulteriore esternalizzazioni non si informa per tempo l'opinione pubblica sull'ipotesi di gare o appalti, rendendo quindi possibili anche azioni di contrasto reale ? Perché non si procede ad una puntuale ricognizione delle criticità del "pubblico" cercando di migliorarlo invece di rincorrere il "privato" peraltro spesso sinonimo di precarietà e sottoretribuzioni e fingendo di ignorare che quest'ultimo, a parità di efficienza, risulterebbe più costoso visto che deve produrre utili ?
Naturalmente ci sono molti aspetti interconnessi che non si possono liquidare semplicisticamente ma se veramente si volesse rivalorizzare il "pubblico" in certi settori vitali e non rassegnarsi a manifestazioni sconsolate, tra le tante, come questa, : https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=116603
occorre non eludere queste strutturali premesse valutative che dovrebbero connotare vere e proprie scelte di campo. Scelte di campo che non possono essere strumentalmente eluse definendole come solo ideologiche.
E' su questo che vorrei che si riaccendesse il dibattito pubblico. Un dibattito che prevedesse però anche e soprattutto applicazioni concrete.
Germano Bosisio