Storie universitarie/7: intervista a Giulio Savelli tra chimica industriale, impianti e insegnanti

Agnes Heller ha detto "È difficilissimo essere umani, il mondo è pericolo e strano. Per combattere la solitudine l'uomo deve definire sé stesso. A questo serve l'identità". Sono le relazioni con le altre persone a dare forma all'identità di un individuo così come il minuzioso lavoro congiunto di ingegneri chimici e chimici industriali da forma ad un impianto produttivo. Poi c'è quell'esperto che con un colpo di genio rafforza l'efficienza della struttura impiantistica e allo stesso modo c'è quella persona che incide più della altre nel determinare le caratteristiche di una personalità. Se tale persona è un docente incontrato durante il percorso scolastico, è molto probabile che tra tutto ciò che egli è stato in grado di trasmettere ci sia, magari ancora embrionale, quella passione che poi indicherà la via verso una determinata carriera lavorativa.
Di passioni, professori, chimica e impianti abbiamo parlato con Giulio Savelli di Castello di Brianza, iscritto al terzo anno del corso di laurea triennale in chimica industriale all'università Statale di Milano.

1.Quale è la differenza tra chimica industriale e chimica "pura"?

Mentre un chimico puro studia teorie e modelli generali, un chimico industriale apprende come applicare quelle formule in laboratorio e poi come incrementare progressivamente la quantità di prodotto ottenuto. Quest'ultima è la cosiddetta fase di scale - up. Parallelamente, il chimico industriale impara a progettare e gestire un impianto collaborando con l'ingegnere chimico. Possiamo infatti dire che il chimico industriale sta un po' a metà tra il chimico puro e l'ingegnere chimico.

2.Quando e perché hai scelto di studiare chimica industriale?

Ho scelto di frequentare chimica alle superiori un po' casualmente, non c'era una passione di fondo. Questa è arrivata dopo, durante un percorso in cui ho incontrato professori che mi hanno fatto innamorare veramente di queste materie. Arrivato al quinto anno, proseguire iscrivendomi a chimica all'università è stata una scelta abbastanza naturale. Non ho optato per ingegneria chimica perché credo ci sia poca chimica vera e propria e, allo stesso tempo, non ho iniziato il percorso in chimica "pura" perché desideravo comunque approfondire la parte impiantistica, con cui ero entrato in contatto già alle superiori.

3.Come mai hai scelto di studiare proprio in Statale? Che strumenti hai utilizzati per raccogliere informazioni utili alla scelta?

Partiamo da un presupposto: chimica industriale c'è solo in Statale a Milano. Il punto è quindi stato scegliere tra chimica "pura" e chimica industriale. Nel compiere questa scelta, innanzitutto, mi ha notevolmente aiutato il confronto con i professori di Villa Greppi, i quali mi hanno indirizzato verso lo storico ateneo milanese. Ho poi partecipato all'open day sia in quarta sia in quinta superiore e in queste occasioni ho avuto la possibilità di fare domande a docenti ed ex - studenti. Infine, sono andato a cercare i programmi dei vari corsi sul sito dell'università e questo mi ha permesso di comprendere effettivamente che cosa sarei andato a studiare.

4.Quali sono gli elementi che più hai apprezzato della tua esperienza in triennale fino ad ora? Quali sono invece quelli che ti sono piaciuti di meno?

Anche qui dobbiamo partire da un presupposto, purtroppo: ho passo un anno e mezzo in DAD a causa della pandemia, pur frequentando comunque i laboratori in presenza. È stato un vero peccato perché penso che l'ambiente dell'università sia veramente stimolante e motivante. Da un lato, si ha la possibilità di approfondire a piacimento ciò che più interessa grazie per esempio alle biblioteche dell'ateneo. Dall'altro, il confronto con altre persone motivate verso lo studio dei medesimi argomenti è particolarmente arricchente. Ovviamente tutto questo è venuto a mancare con la didattica a distanza. Come elemento "negativo", posso evidenziare il fatto che al primo anno ho frequentato tanti corsi in cui si trattavano argomenti già ampiamente studiati alle superiori. Per quanto riconosca che questo può essere utile a chi non ha studiato chimica in modo efficace, non è stato particolarmente divertente.

5.Ritieni sia possibile conciliare lo studio ed eventuali lavori occasionali frequentando un corso come il tuo?

Assolutamente sì, a patto che uno organizzi il suo tempo adeguatamente. Fin dall'inizio del mio percorso universitario ho lavorato come cameriere in un ristorante la sera durante i weekend. Ovviamente, nei periodi più difficili della pandemia sono rimasto a casa. Sono comunque riuscito a mantenermi in pari con gli esami e questo mi ha permesso, nell'estate del 2021, di prendermi due mesi per andare a lavorare in un rifugio in montagna, così da staccare completamente dopo il secondo lockdown. Sono stati due mesi molto intensi, con punte di 14 ore di fatica, ma estremamente soddisfacenti. L'esperienza acquisita, inoltre, mi ha consentito di ampliare il mio impegno presso il ristorante. Oggi, infatti, lavoro tutte le sere.

6.Dopo la laurea triennale intendi frequentare una specialistica? Se sì, quale e perché?

L'idea è sicuramente quella di proseguire con la magistrale in industrial chemistry in Statale. Ci sono diversi corsi su gestione dei processi, scale - up, impiantistica. Sono le materie che desidero approfondire. Per di più credo che la possibilità di frequentare un corso totalmente in inglese sia un ulteriore valore aggiunto. Nell'ambito di quel percorso, infatti, vorrei sicuramente inserire un'esperienza all'estero. Per quanto riguarda il lungo termine, non nascondo che il dottorato mi alletta. Ma vedremo che cosa succederà: per esempio ora come ora sto insegnando presso la mia vecchia scuola che mi ha contattato a causa della carenza di docenti nelle materie scientifiche.

7.Sulla base della tua esperienza, che consiglio ti senti di dare a chi sta valutando di iscriversi al tuo stesso corso di laurea?

Per prima cosa, credo che guardare i syllabus dei programmi dei diversi esami sia molto utile per chiarirsi le idee in merito a quale triennale scegliere. Sicuramente poi ci tengo a dire che bisognerebbe iscriversi all'università solo se si è veramente motivati e disposti a investirci tempo ed energie: conosco persone che si sono iscritte all'università, dopo un anno hanno capito che non era la loro strada, hanno iniziato a lavorare, per esempio in ditte farmaceutiche, e ora stanno benissimo. Infine, un'ultima osservazione per le ragazze: fregatevene del pregiudizio secondo cui le scienze dure le studiano solo i maschi. Nel mio percorso universitario finora ho incontrato per lo più docenti donne, la presidente del dipartimento è una donna. Se c'è la passione e la voglia di lavorare si può superare ogni ostacolo.

Rubrica a cura di Andrea Besati
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