Chi arriva dall'Ucraina ha bisogno di noi. Serve un coordinamento fra enti per offrire subito soluzioni abitative e di accoglienza

Mauro Viganò
Un mio illustre collega diceva: "chi ha bisogno deve essere aiutato", ma non lo diceva dal salotto caldo della sua casa ma andando di persona a prestare soccorso ai feriti di guerra. Non si poneva troppe domande, ma in maniera pragmatica partiva, apriva ospedali e cercava di salvare quante più persone possibili.
Per le nuove generazioni la guerra è sempre stata qualcosa di distante nel tempo e nello spazio, finchè qualcuno ha deciso di scatenare un'aggressione ad un Paese a noi non troppo lontano. E da allora la guerra, i morti, i feriti, la sofferenza e le armi sono entrate prepotentemente nella nostra vita e da giorni ci fanno compagnia nei TG della sera.
Da subito però il cuore grande degli italiani ha messo in moto la straordinaria macchina della solidarietà con raccolte di viveri, abiti e medicinali da inviare in Ucraina. Sempre dai TG abbiamo appreso anche delle migliaia - ma diventeranno milioni - di donne e bambini che fuggono dalla guerra lasciando mariti e figli a difendere la Patria, senza certezze del loro futuro. Molti di questi profughi arrivano e continueranno ad arrivare anche in Italia.
Cinque donne: due bambine piccolissime, una ragazza appena diciottenne e due mamme sono già arrivate a Monticello. Ho avuto modo di conoscere le loro storie, ma ho anche conosciuto la famiglia che li ha accolti, forse inconsapevole del bene immenso che sta facendo. Quanti di noi l'avrebbero fatto? Quanti di noi ritengono che il lavoro, gli impegni quotidiani e la gestione familiare renderebbero impossibile una scelta simile? Quanti si metterebbero a servizio stravolgendo la propria quotidianità e il proprio tempo libero? Quanti di noi, pur professandosi Cristiani preferiscono manifestare per la PACE piuttosto che seguire l'insegnamento del Signore che dice di sfamare chi ha fame, dissetare chi ha sete, ospitare il forestiero e visitare chi è malato?
Temo che ora, e ancor di più nelle prossime settimane, non sarà più sufficiente inviare materiale per il loro sostentamento ma servirà farsi carico delle loro sofferenze accogliendoli nelle nostre comunità. Non avremo così tante famiglie virtuose che singolarmente potranno farsi carico di questa emergenza umanitaria, ma sarà fondamentale non disperdere la generosità di tutte quelle disposte a dare un apporto concreto secondo le proprie possibilità.
Serve che le Parrocchie, le Associazioni e le Istituzioni si coordinino da subito tra loro e con quanti vogliono mettersi a disposizione identificando le soluzioni di accoglienza più appropriate. Servirà aprire ancora di più il nostro cuore perché chi ha bisogno di un aiuto va aiutato...sempre.
Mauro Viganò
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