Oggionese: accusato di maltrattamenti sulla mamma e di truffa. ''La droga mi ha rovinato la vita''

Il tribunale di Lecco
''Facevo uso di cocaina. Quella sostanza mi ha rovinato la vita''. Sono solo alcune delle parole pronunciate dall'uomo classe 1984, all'epoca dei fatti residente in un comune dell'oggionese, finito a processo con la triplice accusa - ancora tutta da dimostrare - di maltrattamenti in famiglia, truffa, violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale. Ipotesi di reato peraltro unite fra loro dal vincolo della continuazione.
Stamani in tribunale a Lecco è stata raccolta la deposizione dell'anziana madre, colei che più di tutti, stante il quadro accusatorio contestato dalla Procura - avrebbe subito i comportamenti fuori misura del figlio. Episodi avvenuti fra il 2017 e il 2018, prima cioè dell'arresto del ragazzo (già transitato dalle aule del tribunale) e poi finito in carcere ed in comunità per curare i suoi problemi di dipendenza.
Un'udienza non facile; hanno faticato non poco il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio e il vice procuratore onorario Caterina Scarselli, ad ottenere risposte chiare dall'anziana teste.
Proprio dalla sua denuncia e da quelle di altri familiari è scaturito infatti il procedimento penale nei confronti del figlio, attualmente detenuto e collegato in videoconferenza dal carcere.
La madre ha però ricordato alcuni episodi, caratterizzati da violenza - il più delle volte ingiustificata - da parte dell'imputato sulle cose. Ad esempio quando aveva rotto il folletto o disintegrato dei quadretti appesi al muro scagliandoli contro i mobili della cucina. Vittima della sua furia anche una tazzina del caffè, mandata in frantumi così come un telefono cellulare. Insomma, un'escalation di violenza con un comune denominatore: la cocaina.
''Non era cattivo, si sfogava sulle cose. Non mi ha mai messo le mani addosso'' ha detto la mamma, ridimensionando quasi tutti gli episodi contestati al 37enne. ''Mi chiedeva soldi per andare a comprarsi la droga: 20, 30 euro mi pare. Se li avevo glieli davo altrimenti no, ma lui si innervosiva. Per me era malato, infatti poi mi ha chiesto perdono avendo capito di avere sbagliato''.
Pentimento a parte, il giudice e il PM hanno voluto fare chiarezza sui fatti, ritenuti gravi anche perchè ai danni di una persona fragile come la mamma. E così la donna ha risposto alle domande, cercando comunque di legare la condotta del figlio all'abuso di cocaina. ''Io ero spaventata anche perchè mi agito facilmente. Soffro di attacchi di panico'' ha aggiunto, riferendo che prima del periodo segnato dalla tossicodipendenza il ragazzo era ''bravissimo, affettuoso, aiutava tutti, anche chi non se lo meritava''.
Un quadro confermato in effetti anche dall'imputato stesso - difeso di fiducia dall'avvocato Sonia Bova - che con sincerità ha ammesso quanto la droga lo avesse cambiato in peggio. ''Mi vergogno di me stesso e di quello che ho fatto per due righe di coca. Ora sono un'altra persona, è dal 2018 che non faccio più uso di quella sostanza'' ha detto, facendo riferimento ad alcuni episodi di truffa online messi a segno in quel periodo, ancora una volta con l'obiettivo di guadagnare soldi facili da spendere poi nell'acquisto dello stupefacente. ''Ho già risarcito tutti con quello che avevo'' ha aggiunto, anche se allo stato attuale non risultano remissioni di querela come ha evidenziato il giudice. E sulla condotta nei confronti del genitore ha aggiunto: ''continuo a chiederle scusa, perchè certe cose non si fanno, soprattutto ad una mamma''.
Si torna in aula il prossimo 19 aprile per il prosieguo dell'istruttoria. Accolta infatti la richiesta avanzata dal PM di poter escutere altri familiari per meglio delineare gli episodi contenuti nel fascicolo e contestati al 37enne.
G. C.
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