Casatenovo: dal malore dopo una canna, il processo al presunto 'pusher' degli alunni
Il tribunale di Lecco
Ad accendere i fari su di lui sarebbe stato - come spiegato in Aula dal vice brigadiere Di Franco, al tempo in servizio presso la caserma di via Nino Bixio - il malore patito da una alunna, proprio dopo aver condiviso con una compagna una "canna" acquistata per 5 euro in piazza della Repubblica.
Individuato il presunto venditore, i militari al tempo agli ordini del comandante Michele Gerolin e con il coordinamento del suo vice, il maresciallo Christian Cucciniello - la cui audizione oggi è stata ritenuta non necessaria - hanno poi, su delega della Procura, ricostruito il supposto giro d'affari del giovanotto, attraverso l'analisi dei tabulati telefonici. Estratti, nella miriade di contatti, solo quelli con utenze riferite a soggetti del territorio, ritenute già sufficienti per imbastire il castello accusatorio, arrivato ora a dover reggere in sede giudiziaria. Diffidenti per lo più nel rispondere, i supposti clienti chiamati oggi a deporre hanno tutti ammesso di aver fatto uso, al tempo, anche se magari solo occasionalmente, di sostanze stupefacenti. C'è chi ha sostenuto non aver mai avuto uno spacciatore di fiducia non riuscendo a riconoscere il turco nemmeno nell'album confezionato per il riconoscimento e chi ha indicato anche in 80 le dosi acquistate proprio dall'odierno imputato, non comparso in Aula e rappresentato dagli avvocati Mantegazza e Buratti, pronte nel cercare di spostare il focus dal loro assistito ad eventuali altri pusher attivi in zona, facendo leva sulla memoria "traballante" dei ragazzi, alcuni decisamente restii nel vuotare il sacco sui contorni di quel "vizzietto" comune del passato. "Avevo - si può dire? - bigiato e l'ho conosciuto lì fuori da scuola, faceva un po' lo sborone e chi siamo scambiati i numeri" ha raccontato - giusto per fare un esempio, un giovanotto, con uno slang non propriamente da Tribunale, precisando poi di aver intuito il riferimento di quel "se hai bisogno di qualcosa chiamami o scrivimi pure" che si sarebbe sentito dire, servendosi poi in più occasioni - anche per conto di amici - delle "consegne" operate dell'imputato, indicato per nome.
Esauriti gli svariati testimoni odierni, la causa è stata aggiornata per il prosieguo dell'istruttoria.
A.M.