Maresso, esplosione in via Manzoni: dopo più di due anni il caso approda in tribunale
Della violenta deflagrazione che il 1°novembre 2019 aveva ''scosso'' - nel vero senso della parola - la frazione missagliese di Maresso, si parlerà presto in tribunale a Lecco.
Il nodo da sciogliere riguardava infatti le cause che avevano provocato la deflagrazione, udita a centinaia di metri di distanza, alla quale ha fatto seguito un parziale cedimento dell'immobile, dove si erano aperte delle vistose crepe, o meglio delle vere e proprie ''fratture''. Per fortuna in quegli istanti non stava passando nessuno, nè in auto, nè a piedi: le conseguenze avrebbero potuto essere davvero gravi, a giudicare dai detriti e dalla porta blindata dell'appartamento nel quale si è registrato lo scoppio, scagliata a diversi metri di distanza.
Inagibile l'alloggio, situato all'intersezione con Via don Biffi, così come le abitazioni confinanti, con la strada rimasta chiusa al transito veicolare per quasi due anni, stante il pericolo di crollo e l'impossibilità di intervenire tempestivamente.
Sul fronte penale non resta dunque che attendere l'esito dell'udienza in programma a inizio aprile in tribunale a Lecco, anche per conoscere le intenzioni dell'unico coinvolto, assistito da un legale del foro monzese, subentrato alla professionista d'ufficio che si era occupata del caso nelle fasi iniziali. E' invece certo che i vicini - rappresentati dall'avvocato Simona Crippa con studio a Missaglia - hanno scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento.
E' stata infatti fissata, al cospetto del giudice Salvatore Catalano, l'udienza preliminare nei confronti dell'unico iscritto nel registro degli indagati: il cinquantenne proprietario dell'appartamento all'interno del quale, all'ora di cena, si era verificato uno scoppio improvviso conseguente ad una fuga di gas, con danni ingenti alla palazzina situata in Via Manzoni, proprio nel cuore della frazione e a pochi passi dalla sede della sezione leghista.
Le indagini affidate ai carabinieri della locale stazione avevano portato all'apertura di un fascicolo da parte del sostituto procuratore Giulia Angeleri; crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, secondo l'articolo 434 del codice penale, l'ipotesi di reato (ancora tutta da dimostrare) a carico del missagliese che nello scoppio aveva riportato ferite di grave entità, tali da richiederne l'immediato trasferimento in ospedale per essere sottoposto alle cure del caso.Il nodo da sciogliere riguardava infatti le cause che avevano provocato la deflagrazione, udita a centinaia di metri di distanza, alla quale ha fatto seguito un parziale cedimento dell'immobile, dove si erano aperte delle vistose crepe, o meglio delle vere e proprie ''fratture''. Per fortuna in quegli istanti non stava passando nessuno, nè in auto, nè a piedi: le conseguenze avrebbero potuto essere davvero gravi, a giudicare dai detriti e dalla porta blindata dell'appartamento nel quale si è registrato lo scoppio, scagliata a diversi metri di distanza.
Inagibile l'alloggio, situato all'intersezione con Via don Biffi, così come le abitazioni confinanti, con la strada rimasta chiusa al transito veicolare per quasi due anni, stante il pericolo di crollo e l'impossibilità di intervenire tempestivamente.
Dopo una serie di interlocuzioni con il proprietario dell'appartamento nel quale si era verificato il sinistro e con i vicini, il Comune di Missaglia aveva poi deciso di farsi carico dell'intervento per la messa in sicurezza di una parte di immobile danneggiato, anticipando la spesa necessaria. L'obiettivo era infatti la riapertura della strada nell'interesse dei residenti, non essendo il titolare dell'alloggio interessato all'incendio in grado di provvedere al pagamento delle opere, il cui costo dovrà comunque essere posto a suo carico secondo gli accordi raggiunti fra le parti.
Riacquisita solo di recente l'agibilità della palazzina, a seguito anche di sopralluoghi da parte di un geologo che aveva affiancato il Comune nella supervisione dei lavori.
Sul fronte penale non resta dunque che attendere l'esito dell'udienza in programma a inizio aprile in tribunale a Lecco, anche per conoscere le intenzioni dell'unico coinvolto, assistito da un legale del foro monzese, subentrato alla professionista d'ufficio che si era occupata del caso nelle fasi iniziali. E' invece certo che i vicini - rappresentati dall'avvocato Simona Crippa con studio a Missaglia - hanno scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento.
G. C.