Sirtori, 'crac' Euromeccanica: liquidatore assolto dai giudici


Il tribunale di Lecco
Doppia assoluzione per A.P., 65enne residente in provincia di Brescia, nel procedimento penale in cui era imputato con l'accusa di bancarotta fraudolenta (nella fattispecie documentale e distrattiva).
Una vicenda giudiziaria scaturita dal 'crac' della società Euromeccanica srl con sede a Sirtori, specializzata nella lavorazione della lamiera manifatturata e dichiarata fallita dal tribunale di Lecco il 12 settembre del 2014.
Stamani la chiusura del processo, con la lettura della sentenza da parte dl collegio giudicante presieduto da Paolo Salvatore con a latere i colleghi Martina Beggio e Giulia Barazzetta.
E' stato infatti dichiarato prescritto il primo capo d'imputazione, ossia la bancarotta documentale, mentre per la bancarotta distrattiva i giudici hanno scelto l'assoluzione con la formula ''per non aver commesso il fatto''.
Secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura - quest'oggi rappresentata dal PM Chiara Di Francesco - A.P. in qualità di liquidatore della società dal marzo 2014, avrebbe omesso, in concorso con il suo predecessore (G.T., classe 1956, residente in provincia di Bergamo, uscito dal procedimento penale con un patteggiamento a due anni in udienza preliminare), la regolare tenuta dei registri e delle scritture contabili negli ultimi due anni di vita dell'impresa, non contabilizzando - in quel periodo - gli atti di gestione aziendale e non conservando la documentazione utile alla ricostruzione degli stessi.
Un modus operandi che non avrebbe dunque consentito in maniera adeguata la ricostruzione della reale situazione economico-patrimoniale e del movimento degli affari della società fallita, soprattutto in riferimento ai reali rapporti con le banche, i creditori e i debitori, con i fornitori e i consulenti.
Relativamente all'anno 2013, l'accusa era quella di aver distratto risorse economiche e finanziarie, in particolare merci e giacenze di magazzino per circa un milione di euro (ancora presenti in contabilità l'anno precedente), non rinvenuti dal curatore e la cui cessione non risulta documentata. Quindi, l'accusa di aver sottratto un altro milione e 140mila euro, la somma corrispondente alla differenza tra l'ammontare dei crediti ancora iscritti nel 2012 e quelli da riscuotere in sede fallimentare.
Dall'analisi resa in aula dal curatore fallimentare Eliana Scola, era però emerso in una delle precedenti udienze come il depauperamento della società attraverso la distrazione di beni e liquidità sarebbe avvenuta in epoca antecedente la nomina dell'imputato a liquidatore: quest'ultimo infatti, sarebbe rimasto in carica per pochi mesi, dal marzo al settembre del 2014, quando intervenne la sentenza di fallimento disposta dal tribunale di Lecco.
Per il 65enne il pubblico ministero Andrea Figoni aveva chiesto una condanna a tre anni, mentre si era battuto per l'assoluzione il suo difensore d'ufficio, l'avvocato Roberto Bardoni.
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