BOTTE DA HOLLYWOOD
Jada Pinkett è la moglie di Will Smith e soffre di alopecia. Per questo tiene i capelli cortissimi, con un taglio radicale.
Chris Rock è un attore americano e ieri, presentando la sezione dei Documentari nella notte degli Oscar, ha fatto una battuta sull’acconciatura da soldatessa della signora, “G.I. Jane 2”, come quella di Demi Moore nel celeberrimo film “Soldato Jane”
Di lì a poco avrebbe vinto l’Oscar come Miglior Attore Protagonista (non certo per questa sceneggiata), e in lacrime si sarebbe scusato per lo scatto di rabbia: “L’amore ti fa fare pazzie”, ha detto.
Nel breve giro di pochi minuti si sono scatenati sui social:
- i difensori dei diritti delle donne offese dal machismo di Chris Rock;
- i difensori del machismo di Will Smith che ha difeso con testosteronico scoppio ritardato la moglie offesa;
- i difensori dei diritti delle donne offese dal machismo di Will Smith che ha preso l’iniziativa sottintendendo che la moglie non fosse in grado di difendersi da sola;
- i difensori del diritto di satira;
- i difensori delle vittime di bodyshaming;
- i difensori delle lacrime postume di scusa;
- i difensori dei buoni sentimenti di Chris Rock che ha detto che non avrebbe sporto denuncia per aggressione;
- i difensori dello showbiz, informatissimi del fatto che “fosse tutta una gag”;
- i difensori della spontaneità quando si è capito che non era una gag preparata.
Menomale che tutti e tre sono afroamericani perché altrimenti ci saremmo sciroppati anche la retorica sui pregiudizi razziali.
Trovo che sia profondamente sbagliato pensare che una donna vada protetta a pugni come un regolamento di conti tra bulli con l’aggravante della mondovisione.
Trovo che sia ancora più perverso il meccanismo per cui basta piangere e pentirsi dopo un gesto violento per riscuotere subito empatia e, anzi, approvazione.
E trovo che Jada Pinkett, che i media si prodigano nel chiamare “Jada Pinkett Smith”, come una cosa che appartiene al marito, sia una donna bellissima coi capelli cortissimi, così come li porta.
Chris Rock è un attore americano e ieri, presentando la sezione dei Documentari nella notte degli Oscar, ha fatto una battuta sull’acconciatura da soldatessa della signora, “G.I. Jane 2”, come quella di Demi Moore nel celeberrimo film “Soldato Jane”
Will Smith, il marito, prima ha sorriso, poi si è alzato dal suo posto in platea per mollare un destro al collega: “Leave my wife’s name out of your fucking mouth”, gli ha detto. “Togliti il nome di mia moglie dalla tua fottuta bocca”.
Nel breve giro di pochi minuti si sono scatenati sui social:
- i difensori dei diritti delle donne offese dal machismo di Chris Rock;
- i difensori del machismo di Will Smith che ha difeso con testosteronico scoppio ritardato la moglie offesa;
- i difensori dei diritti delle donne offese dal machismo di Will Smith che ha preso l’iniziativa sottintendendo che la moglie non fosse in grado di difendersi da sola;
- i difensori del diritto di satira;
- i difensori delle vittime di bodyshaming;
- i difensori delle lacrime postume di scusa;
- i difensori dei buoni sentimenti di Chris Rock che ha detto che non avrebbe sporto denuncia per aggressione;
- i difensori dello showbiz, informatissimi del fatto che “fosse tutta una gag”;
- i difensori della spontaneità quando si è capito che non era una gag preparata.
Menomale che tutti e tre sono afroamericani perché altrimenti ci saremmo sciroppati anche la retorica sui pregiudizi razziali.
Trovo che sia profondamente sbagliato pensare che una donna vada protetta a pugni come un regolamento di conti tra bulli con l’aggravante della mondovisione.
Trovo che sia ancora più perverso il meccanismo per cui basta piangere e pentirsi dopo un gesto violento per riscuotere subito empatia e, anzi, approvazione.
E trovo che Jada Pinkett, che i media si prodigano nel chiamare “Jada Pinkett Smith”, come una cosa che appartiene al marito, sia una donna bellissima coi capelli cortissimi, così come li porta.
Stefano Motta