Protesi al ginocchio: nel processo ai due ortopedici alcuni lecchesi fra le parti offese

Sarà la sala verde della Provincia di Monza e Brianza intitolata a Egidio Ghezzi - oggetto di una convenzione con il Tribunale nel periodo più critico della pandemia - ad ospitare l'udienza preliminare con imputati i dottori Marco Valadè e Fabio Bestetti, i chirurghi ortopedici finiti (insieme ad altri colleghi) nell'inchiesta della Guardia di Finanza di Milano denominata Disturbo, per gli interventi al ginocchio e all'anca nei quali si avvalevano delle protesi fornite dall'azienda francese Ceraver.
Dopo l'accusa di corruzione - per la quale hanno già patteggiato lo scorso anno dinnanzi al gup Patrizia Gallucci - i due sono ora chiamati a rispondere di lesioni dolose a seguito del secondo filone dell'indagine giudiziaria. Nelle scorse settimane infatti, il procuratore aggiunto monzese Manuela Massenz ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Valadè e Bestetti (quest'ultimo noto nel lecchese per aver collaborato anche con una realtà locale), con l'udienza preliminare in programma domani, mercoledì 6 aprile, dinnanzi al giudice Gianluca Tenchio.

La Procura della Repubblica di Monza

Sarebbero 76 gli interventi chirurgici sospetti contestati a Valadè, risalenti ad un periodo tra il 2014 e il 2017, mentre 15 al collega Bestetti, tra il 2014 e il 2015, anno in cui il medico aveva lasciato il Policlinico di Monza (estraneo alla vicenda) per un'altra struttura sanitaria. Secondo l'ipotesi formulata dalla Procura - e ancora tutta da provare - i due avrebbero tratto in inganno i pazienti (provenienti da tutta Italia e dai sessant'anni in su) convincendoli della assoluta necessità dell'intervento chirurgico quando invece l'operazione era superflua.
La Procura di Monza, oltre alle intercettazioni, ha fatto visionare ad un consulente tecnico una ad una le cartelle cliniche dei pazienti a cui è stata impiantata una protesi Ceraver per identificare quelli a cui, secondo il capo di imputazione, "rappresentando la necessità di un intervento chirurgico di artroplastica di ginocchio pur consapevole dell'insussistenza dei presupposti per tale indicazione, in assenza di valido consenso espresso dal paziente in quanto carpito dallo specialista mediante informazioni scorrette" sono state provocate lesioni "consistite nella incisione chirurgica in anestesia totale e nell'asportazione di parte dell'articolazione, da cui derivava un'inabilità di oltre 40 giorni e l'indebolimento permanente dell'organo della deambulazione conseguente all'impianto di una protesi".
Più di ottanta le presunte vittime che avrebbero manifestato la volontà di costituirsi parte civile nel procedimento penale nei confronti dei due medici, fra le quali anche una decina di pazienti residenti fra la Brianza ed il lecchese. Di qui la scelta di celebrare l'udienza nella grande sala messa a disposizione dalla Provincia.
Non resta dunque che attendere l'esito dell'udienza in programma domani, anche per conoscere le intenzioni processuali dei due imputati, che hanno sempre sostenuto di aver agito per il bene dei propri pazienti, respingendo di fatto le accuse a loro carico. Per alcuni dei fatti più datati peraltro, incombe il rischio della prescrizione.
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