Dopo l'indagine della GdF sul rapporto con le cooperative, F.lli Beretta si dichiara estranea ai fatti e ''pronta a collaborare con l'autorità giudiziaria''

La sede di Garbagnate Monastero
La notizia nelle scorse ore ha fatto rapidamente il giro delle testate, locali e nazionali.
E' il Salumificio Fratelli Beretta spa, sede amministrativa a Trezzo d'Adda ma con stabilimenti in Brianza, dove la realtà alimentare è stata fondata, una delle società finite nel mirino della Guardia di Finanza lecchese, con indagini coordinate dal pm Paolo Storari della Procura della Repubblica di Milano.
Porta la sua firma la richiesta di sequestro preventivo avanzata al GIP Tommaso Perna e divenuta esecutiva proprio nella mattinata di ieri attraverso un apposito decreto, per un controvalore di 13,6 milioni di euro (di cui circa 4 milioni nei confronti dell'azienda alimentare).
Destinatarie del provvedimento due società, tra cui il noto salumificio con sede legale a Barzanò, nel quale otto generazioni si tramandano dal 1812 la produzione giunta oggi a 110.000 tonnellate l'anno di prosciutti e salami e bresaole, lavorati da 1.350 dipendenti per 750 milioni di fatturato sui mercati di 20 Paesi con tre stabilimenti anche negli Stati Uniti e uno in Cina.
La vicenda giudiziaria riguarderebbe il rapporto dell'azienda alimentare con le cooperative che da qualche anno le forniscono la manodopera per alcuni reparti, riconducibili ad un medesimo gruppo con sede nel lecchese, anch'esso finito al centro dell'indagine.
A questo proposito sarebbero una trentina i lavoratori delle coop ascoltati dalle Fiamme Gialle che - dopo una preliminare attività di analisi, svolta mediante i sistemi d'indagine informatici che consentono di incrociare le banche dati e di individuare circostanze anomale - hanno avviato le investigazioni nel corso delle quali sono stati raccolti elementi probatori che farebbero emergere, a carico delle società esaminate, un esempio di evasione dell'imposta sul valore aggiunto mediante l'emissione e annotazione di fatture false (art. 2 e 8 D.Lgs. 74/2000), con conseguenti benefici fiscali sia per la committente principale, sia per le società cooperative che si alternavano nel tempo, creando il cosiddetto fenomeno della transumanza dei lavoratori.
In sostanza - secondo l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura e ancora tutto da provare - attraverso alcune cooperative veniva fornita manodopera a basso costo, in regime di concorrenza sleale e in evasione d'imposta, ai committenti.
L'effetto generato, secondo quanto riferiscono gli inquirenti ''era quello di ridurre illegalmente i costi di "struttura" (fiscali e del lavoro) cui conseguiva la massimizzazione dei profitti e vantaggi di competitività sul mercato''. Inoltre, gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere ''come le società non abbiano adeguato il proprio modello organizzativo alla nuova disciplina prevista in tema di responsabilità amministrativa degli enti (D.lgs. 231/2001), la quale ricomprende, tra i reati presupposto, anche la dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti''.
Alla luce delle evidenze investigative raccolte, il GIP del Tribunale di Milano Tommaso Perna, ha emesso il provvedimento cautelare, finalizzato alla confisca, nella forma diretta e per equivalente, di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili per circa 16 milioni di euro, a carico delle persone fisiche e giuridiche che avrebbero beneficiato dell'ipotizzato meccanismo fraudolento posto in essere.
Un'attività investigativa - alla quale ha collaborato anche il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli - che si incardina nelle azioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, di contrasto all'economia sommersa ed a tutela degli equilibri economici e finanziari del Paese, in un periodo storico segnato dalla pandemia, in cui gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato provocati dall'evasione e dalle frodi fiscali sono accentuati.


Lo stabilimento di Via Garibaldi a Barzanò, dove è stata fondata l'azienda

Si tratta dell'ennesima tappa di un'indagine attraverso la quale la Procura di Milano ha già posto la propria attenzione su importanti realtà, fra le quali ad esempio l'ortofrutta all'ingrosso del gruppo Spreafico&Fratelli spa di Dolzago. Proprio a seguito degli accertamenti su questa società e in particolare sul suo rapporto con le cooperative, gli investigatori hanno acceso i riflettori sul salumificio fondato a Barzanò, che in queste ultime ore attraverso una nota ufficiale si è detto completamente estraneo alla vicenda e intenzionato a dimostrarlo nelle sedi competenti.
L'azienda asserisce infatti di essersi ''immediatamente attivata per offrire la più ampia collaborazione all'autorità giudiziaria e per fornire tutti i documenti e le informazioni che verranno richieste. Fratelli Beretta consapevole della correttezza del proprio operato, attende con fiducia tutte le verifiche e gli approfondimenti ritenuti necessari da parte degli inquirenti e si augura una rapida valutazione delle buone ragioni della nostra società".
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