Oggionese: minacce, lesioni e maltrattamenti in famiglia. Moglie e mamma a processo
Cinque gli operanti della polizia giudiziaria escussi stamani in tribunale a Lecco. Al vaglio del giudice in ruolo monocratico Gianluca Piantadosi infatti, la vicenda giudiziaria che riguarda una donna di origine straniera classe 1976, residente in un comune dell'oggionese, finita a processo per minacce, lesioni personali aggravate e maltrattamenti nei confronti del marito e del figlio.
Nel gennaio di tre anni fa, ad esempio, i militari della stazione di Costa Masnaga si erano recati presso la residenza della 45enne su chiamata del coniuge. Quest'ultimo aveva infatti riferito al 112, i presunti danneggiamenti dell'imputata nei confronti della sua autovettura. Portatisi sul posto i carabinieri l'avevano trovata in un forte stato di agitazione, conseguente - sembra - all'assunzione di alcool e di sostanze stupefacenti. Difficile anche riportare la donna alla calma, apparsa ingestibile, tanto che era stato necessario chiedere l'intervento dell'ambulanza che l'aveva trasportata in codice verde presso l'ospedale Manzoni di Lecco.
Una famiglia ben nota alle forze dell'ordine proprio per i continui litigi e le querele reciproche. Nel luglio 2019 erano stati ancora una volta i carabinieri della stazione masnaghese a portarsi presso l'abitazione dell'imputata su chiamata del figlio, secondo il quale la donna avrebbe minacciato di dar fuoco ai locali. ''Era molto agitata'' ha riferito stamani l'operante all'epoca dei fatti in servizio a Costa Masnaga, precisando tuttavia di non aver rinvenuto nè accendini, nè altri elementi capaci di confermare le reali intenzioni della donna, alteratasi poichè il marito non si era recato a fare la spesa.
Qualche giorno più tardi erano stati invece i carabinieri di Cremella a portarsi presso la residenza della 45enne che aveva allertato il 112 dopo una lite con il consorte che però al momento dell'arrivo della pattuglia, non era in casa. In quell'occasione la donna aveva un livido sul braccio sinistro; a procurarglielo sarebbe stato proprio il convivente, perlomeno secondo la versione resa dall'imputata.
A inizio agosto infine, l'ennesimo intervento dei militari presso l'abitazione oggionese. Anche in quel caso ad allertare la centrale di pronto intervento era stato il figlio della donna, lamentando la volontà della madre - che brandiva un coltello - di aggredirlo. A riprova di questa circostanza, alcuni segni riconducibili ad una lama, nella porta d'ingresso dell'appartamento.
A completare gli episodi contenuti nel fascicolo a carico della 45enne, una lite con il marito avvenuta sul lungolago a Lecco nella stessa estate di tre anni fa. Un episodio che aveva richiesto l'intervento sul posto degli agenti di polizia locale in pattuglia a piedi, allertati personalmente dal figlio della donna, non costituitosi parte civile nel procedimento. Il coniuge invece, è deceduto poche settimane fa.
Conclusa l'escussione dei testi della Procura - quest'oggi rappresentata dal vpo Mattia Mascaro - il giudice Piantadosi ha chiuso l'udienza, calendarizzando una data nelle prossime settimane per la conclusione dell'istruttoria a carico della 45enne, comparsa in aula accanto al suo difensore.
I fatti inseriti nel fascicolo d'indagine a carico dell'imputata - difesa d'ufficio dall'avvocato Massimiliano Nessi del foro di Lecco - risalgono al periodo compreso fra l'inverno e l'estate del 2019 quando i carabinieri della Compagnia di Merate erano dovuti intervenire in svariate occasioni presso l'abitazione della famiglia, scenario di continui litigi.
L'ingresso al tribunale di Lecco
Una famiglia ben nota alle forze dell'ordine proprio per i continui litigi e le querele reciproche. Nel luglio 2019 erano stati ancora una volta i carabinieri della stazione masnaghese a portarsi presso l'abitazione dell'imputata su chiamata del figlio, secondo il quale la donna avrebbe minacciato di dar fuoco ai locali. ''Era molto agitata'' ha riferito stamani l'operante all'epoca dei fatti in servizio a Costa Masnaga, precisando tuttavia di non aver rinvenuto nè accendini, nè altri elementi capaci di confermare le reali intenzioni della donna, alteratasi poichè il marito non si era recato a fare la spesa.
Qualche giorno più tardi erano stati invece i carabinieri di Cremella a portarsi presso la residenza della 45enne che aveva allertato il 112 dopo una lite con il consorte che però al momento dell'arrivo della pattuglia, non era in casa. In quell'occasione la donna aveva un livido sul braccio sinistro; a procurarglielo sarebbe stato proprio il convivente, perlomeno secondo la versione resa dall'imputata.
A inizio agosto infine, l'ennesimo intervento dei militari presso l'abitazione oggionese. Anche in quel caso ad allertare la centrale di pronto intervento era stato il figlio della donna, lamentando la volontà della madre - che brandiva un coltello - di aggredirlo. A riprova di questa circostanza, alcuni segni riconducibili ad una lama, nella porta d'ingresso dell'appartamento.
A completare gli episodi contenuti nel fascicolo a carico della 45enne, una lite con il marito avvenuta sul lungolago a Lecco nella stessa estate di tre anni fa. Un episodio che aveva richiesto l'intervento sul posto degli agenti di polizia locale in pattuglia a piedi, allertati personalmente dal figlio della donna, non costituitosi parte civile nel procedimento. Il coniuge invece, è deceduto poche settimane fa.
Conclusa l'escussione dei testi della Procura - quest'oggi rappresentata dal vpo Mattia Mascaro - il giudice Piantadosi ha chiuso l'udienza, calendarizzando una data nelle prossime settimane per la conclusione dell'istruttoria a carico della 45enne, comparsa in aula accanto al suo difensore.
G. C.